Peaky Blinders, creata da Steven Knight, è una delle serie britanniche più amate e seguite dal pubblico. Con protagonisti Cillian Murphy, Paul Anderson, Sophie Rundle, Helen McCrory e Finn Cole, insieme a altri interpreti nelle precedenti stagioni come Joe Cole, Tom Hardy, Adrien Brody e Sam Neil e moltissimi altri, il successo dello show è stato, da poco più di un anno, riconosciuto a livello internazionale. Peaky Blinders ha ogni requisito per essere definito un capolavoro della serialità britannica e del prodotto televisivo in generale; dalla tecnica fortemente cinematografica e una complessità rappresentata a più strati: personale, sociale, economico e criminale.

Cillian Murphy in una scena della serie tv nei panni di Tommy Shelby
Una psicologia di ogni personaggio che varia, evolve e cambia aumentandone la profondità, rappresentando l’essere umano dietro il boss criminale, a contatto con i problemi, i drammi e le situazioni di tutti i giorni. La forza dei protagonisti è sicuramente uno dei motivi in cui risiede la popolarità della serie BBC. Tommy Shelby sa essere spietato e violento quando si tratta di proteggere la sua famiglia. Disilluso dalla vita e dall’amore, non c’è niente che non farebbe per tenere al sicuro i suoi fratelli. Freddo e serio, raramente perde le staffe. Ma è anche un uomo che non perdona e che non può passar sopra a nessun tradimento, neanche se a compierlo è stato un amico. Per il bene della sua famiglia, della sua banda e di tutto il quartiere di Small Heath e anche di tutta Birmingham, è pronto a sacrificare chiunque. Tutto deve essere sotto controllo in quella che è la città dei Peaky Blinders. Provato dalla guerra che non dimenticherà mai, per cui ha ricevuto una medaglia al valore, ma che vorrebbe solo poter cancellare dalla sua mente; il suo cuore si è spezzato più volte, per questo non vuole darlo a nessuno e appare impenetrabile e imperscrutabile, un uomo di ghiaccio.
Arthur, fratello maggiore, viene presentato invece come violento e pieno di rabbia, geloso di chi si mette tra lui e ciò che ha di più caro, e che a volte abusa del proprio potere, sfogando stress e frustrazioni sugli altri. Ma, come appunto ogni personaggio, nasconde una grande sensibilità e bontà d’animo e un forte attaccamento alla propria famiglia, che fa di tutto per non deludere. La sua mente e il suo corpo agiscono in modo diverso e, nel profondo, vorrebbe che non fosse così. John, fratello minore, è uno dei più giovani fratelli, che inizialmente si diverte nell’affermare la supremazia del proprio nome, e che cerca l’approvazione di Tommy. Sempre pronto all’azione, istintivo e impulsivo, a volte esagera. John farebbe di tutto per non colpire chi giudica senza colpa o qualcuno a cui ha voluto bene: ha quindi sempre bisogno di un motivo per fare ciò che gli si viene chiesto. Così come la scelta dei protagonisti anche quella degli antagonisti è da considerare un punto di forza: ogni avversario degli Shelby è crudele e vendicativo, spinto dall’odio e da una lotta al potere che si trasforma in una personale battaglia contro la famiglia Shelby. Uomini malvagi e pronti a colpire gli innocenti che ruotano attorno ai Peaky Blinders, giocando sul loro senso di colpa. Anche il cast femminile presenta donne complesse e a contatto con un mondo criminale di cui riescono a vedere più sfaccettature: la zia Polly è forse la più fedele collaboratrice e confidente di Tommy, che ha cresciuto i quattro fratelli come dei figli, che protegge e rimprovera; è spesso in prima linea nei loro affari e nel prendere decisioni. La stessa Ada, sorella minore, più distaccata rispetto agli altri fratelli, è divisa tra la paura e il potere del proprio nome, è una donna che ha perso tanto e che, per quanto si sforzi, sarà sempre una Shelby. Tutti gli altri personaggi femminili della storia sono donne forti, combattive, impegnate nella lotta alla criminalità o in quella politica, dai saldi principi e spesso anche molto coraggiose.

Cillian Murphy e Annabelle Wallis in una scena della serie tv che interpretano, rispettivamente, Tommy Shelby e Grace Burgess
I valori sui quali si fonda la serie sono facilmente riconoscibili e sentiti dal grande pubblico: l’affetto famigliare, il riscatto sociale e il porsi sempre obiettivi più grandi. Chi non sarebbe pronto a tutto per proteggere chi ama? Il tutto, per Tommy Shelby è sicuramente legato anche a reati e ad azioni che non dovrebbero mai compiersi, ma sono le motivazioni che vengono date al personaggio a suscitare nello spettatore empatia e immedesimazione. Il riscatto sociale risiede nella famiglia povera e operaia da cui gli attuali padroni della città provengono, e nella volontà di dar la possibilità di una vita dignitosa all’intera Birmingham. Un luogo che, grazie a loro, non ha alcun motivo per lamentarsi. Ecco che ogni azione può essere giustificata, dal loro punto di vista, e da quello degli abitanti della città, che li ammira, li teme e chiede loro aiuto. Peaky Blinders è inoltre anche una serie storica, in cui la situazione socioeconomica influenza fortemente gli eventi e i personaggi. Tommy e tutti gli Shelby si avvicineranno sempre di più al parlamento inglese, saranno coinvolti con i servizi segreti britannici e con i membri dell’IRA, contro ogni estremismo o motivazione di potere etnico. L’aspirazione e l’ambizione degli Shelby sembra non conoscere limite: c’è sempre qualche obiettivo, rango sociale o carica da poter rivestire per l’espansione degli affari, per la creazione di attività legali e per il primato del loro nucleo familiare.
La tecnica dello show è fortemente cinematografica, tutt’altro che seriale. In Peaky Blinders saltano subito all’occhio la regia e la fotografia: elementi davvero impeccabili. La macchina da presa si muove con attenzione nelle strade grigie e nere, illuminate dalla luce scintillante arancione del fuoco e da flebili lampade ad olio negli interni. Un uso del rallenty che dà forza alla scena, aumentandone la suspence, così come la supremazia degli Shelby che dominano la strada su cui camminano. I costumi e la scenografia sono curate nei minimi particolari, i mobili e gli utensili che riempiono le stanze delle case, dei locali e degli uffici, calano lo spettatore negli anni ’20, ricalcando l’epoca e la vita di quel periodo alla perfezione. Ogni oggetto, abito, decorazione, gioiello, è al proprio posto, dando un ritratto d’insieme di un momento storico riconoscibile. La fotografia, che gioca molto sui contrasti, illumina ogni ambiente scuro con un colore caldo, che esplode rendendo l’immagine sullo schermo un gioco di luci cromatico sorprendente. Per non parlare della colonna sonora, dichiaratamente dagli autori, ricca di brani moderni collocati in un tempo lontano. Una scelta volta a rappresentare l’interiorità dei personaggi e il tipo di situazione che si crea: pericolo, paura, scontro, tregua, stasi o rivalsa. Ogni musica non è mai solo d’accompagnamento, ma ha sempre una valenza narrativa. Da Nick Cave ai Radiohead, dagli Arctic Monkeys a Tom Waits.

Adrien Brody in una scena delle serie tv nei panni di Luca Changretta
Un altro motivo, di natura produttiva e di distribuzione, riguarda il recente cambio di canale e l’acquisto da parte della piattaforma Netflix. Peaky Blinders, come ha raccontato lo stesso Steven Knight, è uno show nato per passaparola, in onda solo in alcuni Paesi, esclusa l’Italia, e disponibile, nel resto del mondo, solo online. Trasmessa inizialmente su BBC Two, con la quinta e ultima serie, c’è stato il passaggio a BBC One, canale principale della rete, proprio a certificare uno dei migliori prodotti britannici e per far arrivare questa straordinaria serie al grande pubblico. Peaky Blinders è stata poi inoltre acquisita dalla piattaforma Netflix, attualmente la più popolare tra i vari servizi streaming, che ha trasmesso l’ultima stagione, a poco più di un mese di distanza dalla première ufficiale, e che permette di vedere lo show in originale, con un accento di Birmingham inconfondibile. Uno slang citato, imitato e scritto sui post dei fan che invadono i Social Network. Con tanto di gadget, magliette, cappelli, fan art e funko pop a tema Peaky Blinders.
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