Due amici squattrinati, Jean-Gab e Manu, interpretati da David Marsais e Grégoire Ludig, accettano di effettuare un trasporto e scoprono una gigantesca mosca nel portabagagli della loro mercedes gialla. Decidono di addomesticare l’insetto per usarlo come un drone da rapina e farci un sacco di soldi. Il nonsense è motivo di svolta costante in questa commedia originale di Quentin Dupieux, racconto sull’amicizia dal tono gaio e canzonatorio, capace di coinvolgere grazie all’affiatamento dei due amici i quali si scambiano una semplice espressione destinata a diventare presto un tormentone irresistibile.
Al grottesco della situazione iniziale si sostituisce una comicità fatta di equivoci, incendi, urla e situazioni ribaltate. La coppia viene ospitata da una bionda che li inganna rammentando in Jean-Gab il compagno di suo un vecchio flirt scolastico, e nella casa soltanto la figlia, interpretata da Adèle Exarchopoulos, giovane affetta da un disturbo che la costringe ad urlare, si accorge che i due ospiti sono impostori che oltre tutto nascondono un animale non gradito (ma il gioco degli equivoci continua: nessuno vede la mosca, ad essere sospettato come un intruso è un cagnolino malcapitato). Gestualità e mimica assumono un aspetto di tutto rilievo nella riuscita di un film dove i comportamenti obbediscono a decisioni al limite dell’assurdo mentre una struttura comica collaudata garantisce la tenuta di una commedia solo apparentemente priva di senso, in realtà intelligente e dotata di un humour che schiaffeggia la morale borghese. Ci si appassiona presto ai due protagonisti i quali, come la mosca, vivono in un mondo gretto fatto di norme bigotte e continue esclusioni, ma con un sorriso ritrovano ogni volta una speranza. Dal regista di Rubber e Doppia pelle, un film dal tono anarchico e liberatorio, dove la leggerezza è un modo per sopravvivere, nonostante tutto.
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