Il regista francese trentacinquenne Louis-Julien Petit ha tratto il suo terzo lungometraggio Le invisibili dal libro di Claire Lajeunie, la quale ha davvero trascorso sei mesi con donne senzatetto, che sono poi le vere protagoniste del film. Le attrici sono infatti quasi tutte non professioniste e hanno in molti casi davvero vissuto ciò che interpretano.
Il libro “Sur la route des Invisibles”, è stato scritto a complemento di un documentario realizzato cinque anni fa per France 5, “Femmes invisibile (Donne invisibili), sopravvivere sulla strada”. Secondo le parole dello stesso Petit, il libro è divertente, pieno di energia ed umorismo, proprio come il suo film. Nonostante la tematica non si tratta infatti di un’opera strappalacrime, ma al contrario si ride insieme alle protagoniste. Il suo lavoro è stato un enorme successo in Francia incassando dieci milioni di euro ed arrivando a mobilitare l’opinione pubblica e il presidente Macron: la sindaca di Parigi, grazie al film, ha deciso di dare alloggio, aiuto medico e assistenza a 50 donne senza fissa dimora. Le invisibili ha inaugurato a Roma il “Festival Rendez-vous” ed è stato presentato alla mensa della Comunità di Sant’Egidio.
La storia è semplice: a Parigi, l’Evol, un centro di accoglienza diurno offre la possibilità di fare la doccia e ristorarsi alle donne senza fissa dimora, ed è gestito da altre donne dal cuore grande e una vita così così. Helen (Noemie Lvovsky) per dedicarsi anima e corpo ad aiutare gli altri, si è alienata la simpatia di figli e marito, Audrey (Audrey Lamy), non riesce ad avere una relazione che non sia quella col fratello, che tra l’altro è in procinto di sposarsi. Manu (Corinne Masiero) venuta a sapere che il centro sta per chiudere, e che le donne sono state sgombrate dalle loro tende durante la notte, rischia il tutto per tutto e le accoglie a casa sua. Inizierà un improbabile quanto esilarante e rocambolesco percorso di recupero – dei corpi ma anche delle abilità e della dignità delle senzatetto – finalizzato a trovare loro un lavoro, ma soprattutto a recuperare la fiducia il loro stesse e nelle loro capacità. Anche le assistenti sociali si metteranno in gioco analizzando le loro debolezze e ritrovando energia nella solidarietà e nell’affetto del gruppo.
Ognuna delle donne senza fissa dimora ha un’abilità insospettabile, un’arte particolare rimossa o cancellata da una storia di sofferenza ed alienazione. Chi sa cucinare, chi aggiustare alla perfezione gli elettrodomestici e tutto ciò che è (apparentemente) rotto, chi vende appartamenti con un sorriso e ci sono una seduttrice e persino una psicoterapeuta. Naturalmente, c’è anche chi invece, semplicemente non ce la fa, non trova la forza di ammettere la solitudine e l’abbandono e non riesce ancora a tornare in carreggiata, come la bionda Julie (Sarah Suco).
Le invisibili, campione di incassi in Francia, dosa con intelligenza il carico drammatico delle vicende umane, senza mai premere l’acceleratore sulla facile commozione. Stempera la materia con ironia e leggerezza da commedia, lasciando che la storia faccia il suo corso. Alla fine la vera rivoluzione non sarà materiale ma interiore e si potrà vedere stampata sui volti fieri, sulle posture completamente mutate delle donne, non più annullate, invisibili e ricurve, perché hanno avuto, per la prima volta, l’appoggio di qualcuno che ha creduto in loro. L’appartenenza a un gruppo, essere pagate per il proprio lavoro, ricevere attenzioni ed amore saranno le chiavi vincenti per la rinascita della speranza. Per citare il regista: “nessuno nasce senzatetto, ognuna di queste persone ha un bagaglio di studi, di abilità, di esperienza, che poi è stato congelato da un dramma familiare, una malattia o lutto. Può capitare a chiunque di finire in strada”.
Lascia un commento