Cosa sia l’amore è difficile a dirsi. Sentimento profondissimo e al contempo effimero, esso sfugge alle definizioni presentandosi in modo sempre diverso. Pretende giuramenti di eternità che non sempre può mantenere, ma è nella contraddizione e nell’anelito di infinito, nell’utopia del “per sempre”, la sua essenza. E’ un albero che affonda le radici nella materia primordiale per tendersi verso un cielo di puro cristallo.
Sull’amore c’è una sola certezza: il bacio è il suo prodromo, la vera prova del nove che un innamoramento è possibile e che la passione è già realtà.
La più antica testimonianza del bacio sulla bocca risale a un testo in sanscrito, l’antica lingua indiana, di oltre 3.500 anni fa. In esso l’atto di baciarsi viene descritto come il respirare a vicenda l’anima dell’amato.

La carne e il diavolo
Al cinema, il primo bacio alla francese fu mostrato ne La carne e il diavolo di Clarence Brown, nel 1926, nel quale la divina Greta Garbo è contesa fra due pretendenti. La scena in cui due uomini si baciano in autonomia invece fu portata sul grande schermo grazie ad Ali di William Wellman (1927), pellicola insignita dell’Oscar per il Miglior Film. In Marocco di Josef Von Sternberg (1930) ci fu un bacio fra due donne. Il primo bacio animato risale al capolavoro disneyano Biancaneve e i sette nani (1937), mentre quello interrazziale incredibilmente sarebbe arrivato solamente molto tempo dopo, più precisamente nel 1967, con Indovina chi viene a cena di Stanley Kramer.

Biancaneve e i 7 nani (1938)
Ricordiamoci che dal 1930 il bacio era censurato al cinema dal Codice Hays: gli attori non si potevano baciare distesi e per non più di tre secondi. Per aggirare questo ostacolo nel 1946 Alfred Hitchcock, all’epoca di Notorius, l’amante perduta, chiese ad Ingrid Bergman e Cary Grant di baciarsi ripetutamente sul balcone della casa di Rio De Janeiro, interrompendo il bacio ogni 3 secondi con un dialogo o con un movimento. La scena è diventata famosa per il bacio più lungo nella storia del cinema fino a quel momento, entrando così nel guinness dei primati.
Ingrid Bergman è la figlia di un tedesco e di un’americana. Il padre si rivela una spia dei tedeschi e la ragazza, che invece è una buona patriota, verrà arruolata da un solerte agente (Grant) nel controspionaggio. Per amor di patria, ma anche un po’ del bell’americano, la donna arriverà a sposare un vecchio spasimante che è a capo di un’organizzazione neonazista. Quando quest’ultimo scoprirà che la giovane moglie è una spia, correrà a drastici rimedi. Riuscirà Cary Grant a salvarla?
Nel 2001 l’American Film Institute ha inserito Notorius al 38º posto nella lista dei 100 migliori thriller e horror di tutti i tempi. Tra i vari estimatori di questo capolavoro, c’era anche François Truffaut, che definì Notorius «la quintessenza di Hitchcock». Eppure i due protagonisti, ammaestrati e diretti in modo maniacale dal grande regista, ricordarono l’esperienza del bacio come estremamente imbarazzante e spiacevole.

Notorius, l’Amante Perduta
Il meraviglioso cineasta francese era un grande estimatore di Alfred Hitchcock e per quanto fossero profondamente diversi nel modo di girare e di concepire la finzione scenica, spesso nei film di Truffaut possiamo ritrovare alcune atmosfere di sapore decisamente hitchcockiano: nel thriller La Sposa In nero, ad esempio. Ma se uno dei punti di forza del regista britannico naturalizzato statunitense erano la tecnica perfetta e la precisione maniacale, che resero appunto il famoso bacio di Notorius un’agonia per i protagonisti, c’è stato un bacio non meno fondamentale nella storia del cinema francese, celebre, all’opposto, per la sua imprevedibilità, diventato emblema dell’amour fou. Ne La Signora della Porta Accanto di Truffaut, i due protagonisti, Bernard (Gerard Depardieu) e Mathilde (Fanny Ardant), si sono amati da ragazzi e poi persi di vista. Entrambi felicemente sposati, si incontrano di nuovo.
La loro passione tormentata, l’impossibilità di stare insieme ma neppure separati, incarnata bene dalla frase: “né con te, né senza di te” avrà un tragico epilogo. Ma il momento in cui appare chiaro, nonostante i formalismi e i sorrisi imbarazzati, che da quell’amore non si può più tornare indietro, è quando Bernard incontra per caso Mathilde nel parcheggio del supermercato. In questa emblematica location, in un non-luogo di cemento dove tutti siamo uguali e di passaggio, parlando del più e del meno, i nostri finiscono col baciarsi. Mathilde, come la più romantica delle eroine di un feilleuton, sviene, letteralmente, tra le braccia del suo amato. Perde i sensi per il suo bacio. La realtà si trasforma, la veglia diviene sonno, l’inconscio affiora e la coscienza si addormenta. Siamo nel mondo irrazionale e un po’ folle degli innamorati.

La Signora della Porta Accanto
Eppure tutti questi amanti, coi loro tormenti e problemi, possono dirsi fortunati rispetto alla piccola Susie Salmon (Saoirse Ronan), la quattordicenne uscita dalla penna di Alice Sebold, il più grande successo letterario di un esordiente dopo Via Col Vento. La sua storia – Amabili Resti – è stata portata sul grande schermo nel 2009 da Peter Jackson, e la regia immaginifica del maestro del fantasy ha permesso a una vicenda semplice e cupa di diventare un film ricco di grazia, speranza e magia. Susie è una bella ragazzina piena di desideri e sogni che viene brutalmente violentata e uccisa dal suo vicino di casa, George Harvey (Stanley Tucci), nei primi anni 70. No, nessuno scoprirà lo scantinato nel quale il suo corpo è stato nascosto e lei non tornerà in vita.

Amabili Resti
Ma Susie, che aveva un appuntamento col suo primo amore, vuole a tutti costi poterlo incontrare e dargli quel bacio così fortemente desiderato, come solo a quell’età si può desiderare. Niente a che fare col fantasma redivivo di Ghost, Amabili Resti con giochi di prestigio ed effetti speciali della fantasia mette in scena una dimensione parallela fatta di rimpianti e sentimenti. Susie non ha tanto a cuore la giustizia umana – il vicino si rivelerà un serial killer – quanto riuscire a dare quel suo primo bacio dei quattordici anni, un desiderio che si rivela più potente della morte stessa. Jackson, dopo Il Signore degli Anelli, dimostra che il più fantastico ed incredibile degli universi è quello che abbiamo dentro di noi.

Amabili Resti
Gli scienziati hanno opinioni diverse sull’origine del bacio e sulla sua funzione. Secondo molti si è sviluppato nel corso dell’evoluzione umana come sistema per la raccolta di informazioni sui potenziali partner sessuali. Con un bacio entriamo direttamente in stretta vicinanza fisica con il partner verso zone ricche di terminazioni nervose e ghiandole che secernono sostanze chimiche, le quali trasportano informazioni genetiche e immunologiche.
Baciamo per avere informazioni genetiche sul nostro partner per capire se si tratta di un buon riproduttore? Oppure, in seguito, per consolidare un possesso e confermare una relazione affettiva? Può darsi che sia così.
Eppure, il poeta Alfonso Gatto scriveva:
-il bacio che cerco, è l’anima.
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