L’impero della passione
Regia: Nagisa Oshima; erotico/horror; Giappone, 1978
Interpreti: Tatsuya Fuji, Kazuko Yoshiyuki, Takahiro Tamura, Takuzô Kawatani, Akiyoshi Fujiwara, Masami Hasegawa.
Ore 23,45 Cielo, Canale 26; durata: 105’
Nel Giappone del 1895, Seki, sposata e con due figli, tradisce il marito con un soldato. Il loro desiderio di stare sempre insieme è tale che due amanti decidono di uccidere il consorte di lei, e dopo averlo avvelenato con del sakè e strangolato, ne gettano il corpo in un pozzo. Seki, per giustificarne l’assenza, racconta che il marito è andato a lavorare nella Capitale. Peccato però che il fantasma di quell’uomo, in vita mite e noioso, non ne voglia sapere di andarsene definitivamente.
Dopo il bellissimo Ecco l’Impero dei Sensi, nel quale il regista Oshima faceva scorrere in parallelo amore e politica, la storia de L’Impero della Passione perde in originalità e forza rispetto al suo predecessore ma si arricchisce della folta tradizione di fantasmi e spiriti tipicamente orientale. Non manca la denuncia di una situazione sociale oppressiva, che porta gli amanti all’omicidio, e la follia che viene scatenata dalla passione amorosa spesso nei film di Oshima non è che il sano detonatore per far deflagrare una realtà sociale ingiusta o un sistema che andrebbe cambiato. Meno complesso e stratificato di Ecco L’Impero dei Sensi, L’Impero della Passione ha dalla sua una fotografia splendida, immagini oniriche e simboliche (il pozzo nel quale giace il corpo dell’assassinato è una porta sul mondo dell’aldilà) e molte figure tipiche del folklore giapponese. I film sui fantasmi (kaidan) sono un genere di vecchia data in Giappone, amante del soprannaturale e avevano incontrato già molta popolarità nel corso degli anni trenta, ma la loro definitiva fortuna si può dire sopraggiunta proprio negli anni cinquanta e e sessanta. Lo stesso Rashomon di Akira Kurosawa presentava, tra i personaggi, lo spirito di un morto che parlava attraverso le parole di una sciamana.
L’Impero della Passione è stato girato in un villaggio abbandonato ricostruito in tre mesi, fra le montagne selvose di un Giappone rurale e selvaggio che ben si accorda con le selvagge e misteriose forze dell’erotismo, della violenza e del soprannaturale.
Raffinato e poetico, metafora infernale, eterno connubio di eros & thanatos, L’Impero della Passione è stato vincitore del premio per la miglior regia al 31º Festival di Cannes, 1978.
“Quando un regista finisce un film, ha la percezione di quello che vuole fare dopo. Di solito, sa di voler fare qualcosa di completamente diverso da quello che ha appena terminato; e questa era in parte la mia idea di L’impero della passione dopo L’impero dei sensi. Sebbene i temi siano simili – entrambi parlano di rapporti amorosi – L’impero dei sensi descrive un rapporto amoroso racchiuso tra le pareti di una stanza di quattro tatami e mezzo, mentre L’impero della passione è stato girato in esterni. In L’impero dei sensi è descritta la sessualità senza prestare nessuna attenzione agli effetti di questa sulle relazioni sociali, mentre L’impero della passione descrive la sessualità di un rapporto amoroso all’interno della società. I due film sono identici sotto un solo aspetto: entrambi mostrano una donna che trova un rapporto d’amore con un uomo che asseconda i suoi desideri”.
Nagisa Oshima
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