Non ci resta che piangere
Regia: Roberto Benigni; commedia/fantastico, Italia, 1984.
Interpreti: Massimo Troisi, Roberto Benigni, Amanda Sandrelli, Paolo Bonacelli, Iris Peynado.
Ore 21,05, Cine34, Canale 34; durata: 113’
Unico film che presenta il fenomenale binomio artistico Troisi/Benigni, campione di incassi 1984-85, diventato oramai un cult assoluto. Non ci resta che piangere si è guadagnato una nomination al David di Donatello al miglior attore non protagonista: Paolo Bonacelli. Destinato a cambiare per sempre la comicità italiana, film è coevo della commedia amara Bianca di Nanni Moretti. I due protagonisti sono Massimo Troisi, che porta al film il suo talento narrativo e la sua vena poetica e Roberto Benigni, che lo arricchisce della sua esuberanza ed energia scanzonata. E’ proprio nella diversità del loro registro espressivo una delle note vincenti di Non ci resta che piangere. La scenografia è volutamente posticcia, la colonna sonora di Pino Donaggio particolarmente riuscita e grazie a una serie di attori e caratteristi (Bonacelli, Sandrelli….) i protagonisti risultano attorniati da un’atmosfera surreale, che altri non è se non la parodia della società del “Millequattrocento, quasi Millecinque”.
Ci troviamo nella campagna toscana, nell’estate del 1984. Il bidello Mario e l’insegnante Saverio sono fermi ad un passaggio a livello, in attesa che il treno passi. I due amici si confidano a vicenda. Saverio è preoccupato per sua sorella Gabriella, detta Gabriellina, che non riesce a trovare un marito. L’attesa si protrae e decidono di percorrere una stradina tra i campi. Dopo un po’ restano in panne con l’auto in mezzo alla campagna. Si fa sera, piove e i due passano la notte in una locanda, nella quale si trova già un altro ospite. Si accorgeranno presto che tutto è cambiato attorno a loro….
La celebre e divertentissima scena in cui Benigni e Troisi scrivono la lettera a Girolamo Savonarola è un omaggio alla scena del film Totò, Peppino e la… malafemmina, nella quale i protagonisti scrivono una lettera sconclusionata alla fidanzata del nipote.
Il titolo del film deriva da una lettera di Francesco Petrarca indirizzata a Barbato da Sulmona: «Non tutto in terra è stato sepolto: vive l’amor, vive il dolore; ci è negato veder il volto regale, perciò non ci resta che piangere e ricordare.»
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