Rifacimento dell’opera teatrale del 1984 di August Wilson, secondo capitolo del Ciclo di Pittsburgh (una raccolta di dieci opere teatrali scritte dal drammaturgo che raccontano i cantanti afroamericani degli anni ’20), Ma Rainey’s black bottom descrive un giorno di registrazione musicale per incidere un disco della regina del Blues, Ma Rainey, rinominata la madre del blues. Toledo, Slow Drag, Cutler e Levee sono i musicisti neri che aspettano l’arrivo della grande donna, ovviamente in ritardo teatrale, e nel frattempo scherzano, raccontano e si raccontano. In effetti la canzone “Deep Moaning Blues” è stata realmente incisa a giugno del 1928 a Chicago con la “Tub Jug Washboard Band”, e Ma Rainey’s, nata Georgia nel 1886, è realmente esistita.
Ma Rainey’s black bottom ha due scopi. Il primo è quello di celebrare la figura misconosciuta della potente cantante jazz, una delle prime musiciste di colore che si è dichiarata apertamente lesbica, infatti in “Prove it on me”, senza peli sulla lingua, cantava: Sono uscita la scorsa notte con una folla di miei amici. Devono essere state donne perché non mi piacciono gli uomini. Il secondo di raccontare uno spaccato di vita nella dorata era del jazz americano, permeata di piume, lustrini e razzismo.
Film di evidente matrice teatrale, infatti dopo un inizio che mostra la cantante all’opera, idolatrata dalla folla (nera) rimane chiuso fra le quattro mura dello studio di registrazione, verbosissimo quasi fino alla noia, Ma Rainey’s è innalzato dalle strepitose performance attoriali dei suoi protagonisti. Primi fra i bravi: Viola Davis, donnona coperta da un perenne velo di sudore e scorza dura, che nasconde un cuore innamorato e ferito dalla vita, e l’attore Chadwick Boseman, scomparso prematuramente, tanto che questo è il suo ultimo film uscito postumo. Boseman, nei suoi struggenti monologhi, è febbrile ed appassionato, e il suo crescendo di psicosi – racconta i traumi e le angherie subite a sfondo razziale – prelude a una tragedia che coglie inaspettati ed è l’apologo di un destino beffardo che si accanisce sui più disgraziati.
Il regista George Costello Wolfe, che ha esordito nella regia cinematografica con Come un uragano nel 2008, confeziona un film che vale la pena vedere, musicale anche nei dialoghi ritmati e sonori, che racconta uno spaccato della storia d’America ed ha un’ambientazione carica di fascino, sia grazie al cast che per quello che racconta. Sarebbe bello sapere che effetto avrebbe fatto vedere Ma Rayney’s black bottom sul grande schermo, perchè l’impressione appiattita e televisiva, che appanna spesso i prodotti Netflix (in questo caso il film è sia prodotto che distribuito), si fa sentire anche qui, e rende una bella storia solo una storia, di quelle ben raccontate, magari illustrate da splendide cartoline d’epoca, che però non riesce mai a perforare lo schermo. Forse dobbiamo aspettarci questo, d’ora in avanti, dal cinema, se resta in streaming. Che sia sempre meno cinema?
Titolo : Ma Rainey’s Black Bottom
Anno: 2020
Paese: Stati Uniti d’America
Genere: Drammatico, Musicale
Produzione: Netflix
Distribuzione: Netflix
Durata: 93 min
Regia: George C. Wolfe
Sceneggiatura: Ruben Santiago-hudson
Fotografia: Tobias Schliessler, ASC
Montaggio: Andrew Mondshen, ACE
Musiche: Branford Marsalis
Attori: Viola Davis, Chadwick Boseman, Glynn Turman, Colman Domingo, Michael Potts, Taylour Paige, Dusan Brown, Jonny Coyne, Jeremy Harto
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