Su Netflix sono disponibili 3 film, da guardare in questo ordine: per primo Il Guardiano Invisibile, Inciso nelle Ossa e infine l’ultimo, Offerta alla Tormenta. La trilogia fa parte di una saga tratta in modo abbastanza fedele dai 3 romanzi omonimi di successo internazionale firmati dalla scrittrice spagnola Dolores Redondo.
Perchè vederli?
Trattandosi di thiller che mettono molta carne al fuoco, è praticamente impossibile, dopo aver visto Il Guardiano Invisibile, sottrarsi alla visione dei successivi. Le ambientazioni magnifiche e suggestive, la mescolanza di horror, dramma e fantasy, insieme alle credibili ed intense interpretazioni dei personaggi, rendono questa trilogia magnetica, anche se, alla fine dei conti, imperfetta.
La Trilogia del Baztan, nella sua versione letteraria, prende il nome dal fiume che dà nome all’intera ampia vallata e narra le indagini e le vicende personali dell’ispettrice della Policia Foral di Navarra Amaia Salazar, capo della sezione omicidi di Pamplona, nella valle del Baztán, dove è anche nata.
La sua storia intima e privata infatti, dalla quale la giovane donna è letteralmente fuggita, si intreccia in modo inesorabile e intricato con le sequenze di omicidi che inizieranno a bagnare di sangue quella terra, solo apparentemente idilliaca. L’autrice ama mescolare più generi (fantasy, thriller, horror…), combinandoli con la saga famigliare dei Salazar e arricchendoli soprattutto con le autentiche leggende e tradizioni popolari delle quali il Baztan abbonda.
La saga cinematografica è invece firmata da Fernando González Molina e interpretata dall’attrice protagonista Marta Etura, nel ruolo di Amaia. I tre film hanno dalla loro parte le tematiche principali e i punti di forza del romanzo, ovvero la selvaggia e incredibile bellezza del paesaggio boschivo e rurale dell’entroterra della Navarra, al confine con la Francia, lontano dal mare ma ricco di laghi e fiumi, ritratto in modo quasi pittorico e fotografato con colori freddi e brumosi, che ben si accordano con le nebbie che avvolgono gli eventi misteriosi. Il primo lungometraggio in particolare, Il Guardiano Invisibile, lancia l’amo per una serie di vicende la maggior parte delle quali avranno una conclusione successiva, lasciando però aperta qualche perplessità.
Il forte e determinato capo della sezione omicidi, Amaia, proviene dalla famiglia Salazar, nota in quella zona perchè proprietaria di un importante forno industriale. Improvvisamente appaiono, disseminati tra i boschi, i cadaveri di alcune ragazzine del luogo, uccise secondo un preciso rituale che comprende la deposizione di un dolce sul pube. Amaia, grazie a una delle sorelle, che tuttavia per storia familiare le è molto ostile, anzi, forse nonostante la sorella, che è ora proprietaria del forno, scopre che quei particolari dolci vengono prodotti proprio nel forno Salazar.
Ne segue un’indagine serrata, piena di colpi di scena, parallelamente alla quale la protagonista, felicemente sposata, dovrà fare i conti con un senso della maternità difficile da accettare e da realizzare. Infatti la madre di Amaia è stata per lei una vera aguzzina, una figura terrificante che, diversamente dal padre, più che prendersi cura di lei, sembrava mirare a nuocerle costantemente.
Nonostante i terribili fantasmi del passato, che nei due film seguenti si concretizzeranno, Amaia è una donna forte e, oltre che sul suo intuito da detective, può contare su fedeli e devoti agenti che non la lasciano sola. Tra potenti prelati, maledizioni, leggende e segreti, ad avere la peggio, in questo mondo di boschi e tenebre, sono sempre gli innocenti e i più fragili, i sacrificabili: gli adolescenti e, in seguito, i bambini.
Nell’ultimo film della trilogia avranno un ruolo centrale anche i sentimenti amorosi, per mezzo del giudice Juez Markina, uomo potente ma in apparenza timoroso e molto legato all’investigatrice, interpretato dall’attore argentino Leonardo Sbaraglia (il Federico di Dolor y Gloria).
Sfortunatamente però alcuni personaggi, come quello dell’investigatore nero veggente che Amaia consulta nei momenti di maggiore difficoltà, non si sa come abbiano inizio e neppure fine, parimenti ad alcune dichiarazioni di intenti di Amaia (“troverò a tutti i costi mia sorella”), delle quali nel film seguente non si fa quasi più cenno. Pur non amando la serialità, forse davvero poteva essere questa la collocazione più giusta per la trilogia del Baztán, considerate le miriadi di piste e dettagli che ogni film, nonostante la durata considerevole, rischia di tralasciare e la soluzione talvolta frettolosa e artificiale che trovano alcune vicende e protagonisti.
In alternativa – ma come l’avrebbero presa i fan del successo letterario? – operare una serie di tagli su situazioni e personaggi che hanno l’unico scopo di suggestionare ma che nulla aggiungono alla storia. Probabilmente alcuni fatti sono chiariti meglio nei romanzi, vincitori del premio Planeta e tradotti in 15 lingue.
Tutto sommato i tre film di González Molina sono lungometraggi ben realizzati e piacevoli, per chi ama farsi travolgere dall’angoscia e apprezza il suono del temporale che infuria, là fuori. Di certo sono un ottimo motivo per iniziare a desiderare di viaggiare e conoscere quella Navarra naturalisticamente così ricca di bellezze e leggende. Non a caso lo spagnolo Alex de la Iglesia l’aveva scelta come ambientazione ideale per il divertente horror del 2013 Le streghe son tornate (con Carmen Maura), conducendo il suo protagonista e l’ignaro figlioletto, proprio nei pressi della piccola ma famigerata Zugarramurdi, storicamente legata alla stregoneria, che dal 1600 in poi sembra aleggiare ancora in quei luoghi.
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