Nella seconda metà del 1800 il mondo è ancora un luogo pieno di meraviglie, tutto da esplorare. Scoperte scientifiche esaltanti si susseguono in ogni campo (elettricità, genetica…), dando vita a una serie di ipotesi e prospettive fino a quel momento impensabili. In questo contesto il romanziere e il poeta viaggiano di pari passo con lo scienziato, immaginando mezzi di locomozione che permettano di raggiungere la luna, le profondità più remote degli abissi marini o di viaggiare attraverso il tempo. La fantascienza è al suo culmine e lo scrittore francese Jules Verne ne è tra i rappresentanti più popolari. La curiosità muove la mente umana, la spinge a scrivere, studiare, sperimentare, esplorare.
Nulla di strano allora che nel 1864 Verne dia alla luce il romanzo Viaggio al centro della Terra (in originale: Voyage au centre de la Terre), nel quale il protagonista, lo studioso tedesco di mineralogia professor Lidenbrock, decide di partire in quattro e quattr’otto per raggiungere luoghi impervi e sconosciuti, mosso da un’unica ragione: il desiderio di sapere. Inutile girarci attorno: oggi, in un libro o in un film, l’eroe di turno non si alzerebbe mai dal divano se non per motivi di interesse personale, che siano economici, sentimentali, familiari, persino filantropici oppure ragioni fortuite e involontarie. Andare per sapere, rischiare tutto, anche la vita, per conoscere, è un sentimento che appartiene al nostro passato, visto che oggi la scienza ha raggiunto un singolare compromesso con la ragione e sembra aver trovato spiegazione per ogni cosa. Nulla c’è ancora da scoprire, e tutto quel che appare ma non ha ancora spiegazione, viene relegato alla regione del sogno, del sentimento, della fantasia o del delirio. La curiosità è morta e con essa una buona parte di quel che rendeva l’uomo degno di questo nome, se dobbiamo dar retta al buon Omero, che dotò l’astuto Ulisse proprio di questa caratteristica, prima di ogni altra cosa: la curiositas.
Fatto sta che nel romanzo di Jules Verne, il dotto, trasognato professor Lidenbrock, che ha tra le mani un prezioso testo in islandese di un autore del XII secolo, scopre al suo interno un foglio contenente un crittogramma in lingua runica. In esso vi sono le dettagliate istruzioni scritte da tale Arne Saknussemm, studioso del XVI secolo, per raggiungere niente di meno che il centro della Terra. In questa impresa coinvolge il nipote Axel, rappresentante degnissimo delle successive generazioni, che non avrebbe nessuna intenzione di partire, e che verrà letteralmente trascinato in nome del dovere e del rispetto nei riguardi dello zio, ma che fino all’ultimo spererà in un ripensamento, un incidente, un cambio di rotta. Innamorato della nipote dello scienziato, non sogna altro che un nido d’amore tranquillo, ma dovrà arrendersi alla ferma ostinazione di Lidenbrock e al gelido contegno della fidanzata, alla quale un futuro marito con una certa posizione e fama è cosa che non dispiace.
Lo scrittore, assiduo frequentatore di biblioteche scientifiche, si dilunga molto sulla descrizione del viaggio che parte da Reykjavik e attraversa l’impervia Islanda, regalandoci un affresco inedito dei luoghi e delle abitudini di quei popoli. A tratti divertente, talvolta prolisso ma comunque appassionante, Viaggio al Centro della Terra è un viaggio che coinvolge anche il lettore contemporaneo e specialmente il bambino, i quali (spesso insieme) varcano le soglie della paura, dell’ignoto e del buio, per scoprire gemme meravigliose, fonti inaspettate di luce, oceani sotterranei immensi e persino popoli sconosciuti, animali e piante preistoriche rimaste immutate. Non a caso questo libro sarà di ispirazione per la saga di Pellucidar di Edgar Rice Burroughs, ambientata nella faccia nascosta della Terra cava e per il lavoro di Sir Arthur Conan Doyle, Il Mondo Perduto, romanzo altrettanto divertente ma dal tono più lieve e ironico del suo predecessore.
Il successo del romanzo di Verne, già all’epoca della sua uscita, fu immenso, ed il libro fu immediatamente tradotto in molte lingue, tra le quali l’italiano, che trasformò il letterato francese in Giulio Verne. Il cinema fin dai suoi albori si appropria di queste fantasticherie avventurose e ne nasce il bellissimo Viaggio nella Luna (Le Voyage dans la lune), film muto del 1902 scritto, prodotto, montato, musicato e diretto da Georges Méliès iberamente basato sui romanzi Dalla Terra alla Luna di Jules Verne e I primi uomini sulla Luna di H. G. Wells.
Il cinema si occupa spesso di Viaggio al Centro della Terra, ma uno tra i primi film e forse il più fedele al romanzo, per quanto se ne discosti abbastanza, è Viaggio al centro della Terra (Journey to the Center of the Earth), del 1959, diretto da Henry Levin.
Il tenebroso e burbero James Mason è lo scienziato di Edimburgo Oliver Lindenbrook , il quale non da una pergamena nascosta tra le pagine di un libro ma attraverso un frammento di roccia vulcanica, ritrova il messaggio e le istruzioni di Saknussemm per raggiungere il centro della terra. Sono presenti alla chiamata all’avventura sia il nipote, un po’ meno restio al viaggio del suo predecessore letterario, ma più pavido e incapace, che l’aiutante islandese, fedele e impassibile. La produzione hollywoodiana necessita però di decorative presenze femminili e di un nemico in carne ed ossa che non sia solo l’ignoto, ed ecco apparire un lontano discendente di Saknussemm, malvagio ed assassino e la bella vedova di uno studioso rivale, che si impone come compagna di viaggio.
Il film è godibile e si merita 3 Oscar per la scenografia, il sonoro e gli effetti speciali. Bisogna ammettere che quella carta argentata scintillante, posizionata con pazienza a simulare grotte e diamanti, appare molto più suggestiva anche oggi rispetto a tanti effettoni tecnologici contemporanei che subito proiettano lo spettatore nell’irrealtà di un videogioco.
Peccato che nella sceneggiatura la misoginia la faccia da padrone, e l’idea di inserire una donna nell’avventura, una fresca vedova che vuole riabilitare il nome del marito, si smarrisca del tutto nel finale in cui l’avventuriera (Arlene Dahl), pur avendo faticato quanto gli altri, non ha ambizioni se non quella di trovare un altro marito che possa rimpiazzare il precedente, dimenticando dignità e gloria al centro della terra.
Poi ci sarà anche il film in 3D del 2008, Viaggio al Centro della Terra, ad opera di Eric Brevig, con Brendan Fraser nei panni del protagonista. Il film, girato in live action, si rivolge a un pubblico adolescenziale e riprende gli stilemi del racconto per ragazzi, nella piena correttezza e rispetto dei generi ma…si tratta dell’ennesimo film di azione ed avventura politicamente ineccepibile, dedicato alla visione familiare.
Invece non dovremmo dimenticare che chiederci cosa c’è oltre l’apparenza, sperimentare, indagare, essere coraggiosi ma soprattutto curiosi, non è un gioco per bambini.
«Maestro, quanti sogni avventurosi / sognammo sulle trame dei tuoi libri! / La Terra il Mare il Cielo l’Universo / per te, con te, poeta dei prodigi, / varcammo in sogno oltre la Scienza.»
(Guido Gozzano: “In morte di Giulio Verne”)
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