Boyhood
Regia: Richard Linklater; Drammatico; USA, 2014
Interpreti: Ellar Coltrane, Patricia Arquette, Ethan Hawke, Lorelei Linklater, Tamara Jolaine
Ore 0,00 Rete 4, Canale 4; durata: 164’.
Attendiamo mezzanotte sul divano per ripercorrere una lezione di cinema moderno, dai sapori esistenziali, quella che Richard Linklater ha avuto il merito di riprendere e condensare in Boyhood (2014), un film ben presto apprezzato dalla critica, vera consacrazione d’autore per il caparbio regista “indie”. Mentre la trilogia “europea” interpretata e scritta assieme a Ethan Hawke e Julie Delpy (Prima dell’alba, Prima del tramonto, Prima di mezzanotte) univa Europa e America in un sogno di condivisione di umori, amori, aspettative, delusioni e rancori, Boyhood, nella sua evidente dimensione sperimentale, ricorda sopratutto lo scorsesiano Alice non abita più qui del 1974.
L’autore, che ancora una volta scrive e riscrive il suo film con i suoi interpreti, porta in scena due genitori separati in dodici anni effettivi di riprese, dal 2001 al 2013, in un film che davvero più che mai “racconta la vita”, e che si presenta come una specie di esperimento antropologico al cinema, con gli attori ripresi in un lungo arco di tempo e che quindi si trasformano, crescono ed invecchiano nel tempo della rappresentazione. Linklater gioca, per così dire, per sottrazione, ed evita di caricare tratti espressivi e situazioni. I volti cambiano senza che si renda necessario sottolineare alcun salto di tempo, e l’evoluzione delle situazioni si snoda in un presente sempre mutevole, cangiante, che interpreta con disincanto e partecipazione sorprendente l’impercettibile segreto dell’esistenza quotidiana, in una sorta di “romanzo familiare” che in fondo, se omaggia Alice non abita più qui, va anche oltre quelle situazioni, e ci descrive il viaggio esistenziale di un giovane nell’America degli ultimi anni, in un’epoca in cui non tutto sembra essere a portata di mano come presenterebbe il sogno di Forrest Gump.
Un film sulla crescita, in definitiva; il film che Linklater aveva bisogno di realizzare per mostrare che il cinema registra il cambiamento mentre, al contempo, dei cambiamenti dell’esistenza esso è magnifica espressione; un film la cui riflessione sottile è nel suo “contro-tempo” più significativo: occorre resistere alle ferite del tempo per cercare quello sguardo, quel tempo proprio, quell’armonia che è anche un fatto, in senso lato, artistico. “Cosa rende unica la musica dei Beatles?”, suggerisce il padre (l’immancabile Ethan Hawke). La loro sintonia….
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