Disponibile su RaiPlay Io la conoscevo bene, un film del 1965 di Antonio Pietrangeli. Vincitore di tre nastri d’Argento nel 1966 (Miglior regista a Antonio Pietrangeli, Migliore sceneggiatura a Ettore Scola, Antonio Pietrangeli e Ruggero Maccari, Miglior attore non protagonista a Ugo Tognazzi) e di un premio alla Miglior Regia al Mar del Plata Film Festival, il film vede come protagonista, alla sua prima prova importante, Stefania Sandrelli. Scritto e sceneggiato da Antonio Pietrangeli, Ruggero Maccari ed Ettore Scola, con la fotografia di Armando Nannuzzi, il montaggio di Franco Fraticelli e le musiche di Piero Piccioni, Io la conoscevo bene è interpretato da Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Enrico Maria Salerno, Jean-Claude Brialy, Mario Adorf, Franco Nero, Franco Fabrizi. Il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare.
Trama
Adriana è una ragazza molto giovane e di umili origini della provincia di Pistoia che si trasferisce a Roma, dove cerca di farsi strada nell’ambiente dello spettacolo. La sua ricerca, talora faticosa, la porterà a conoscere numerosi personaggi che, con maggiore o minore fortuna, fanno parte di quel mondo. I quali, chi più chi meno, si approfitteranno anche sessualmente di lei senza mantenere le promesse fatte e lasciandola sola, al suo destino.
Nella primavera del 1961 Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli ed Ettore Scola iniziarono a lavorare a Io la conoscevo bene, inanellando interviste a comparse, soubrette e attrici alle prime armi. In un primo momento, per il personaggio di Adriana pensarono a Natalie Wood, Silvana Mangano, Brigitte Bardot, fino a quando Pietrangeli si impose e scelse Stefania Sandrelli, che compariva per la prima volta in un ruolo da protagonista: l’attrice si affidò a una recitazione naturalistica, alla sua bellezza acerba ‒ imbronciata, solare, maliziosa ‒ riuscendo a interpretare con assoluta efficacia l’innocenza del personaggio, in una delle sue prove più brillanti.
Il film è un capitolo importante nel cinema italiano della metà degli anni Sessanta: uno degli affreschi più feroci di un certo sottobosco cinematografico e pubblicitario, molto comune nell’Italia del boom. È il ritratto graffiante di un’Italietta industriale e provinciale, di una Roma brutale e ottusa, dove Adriana si muove in mezzo a una carrellata di personaggi caricaturali, che contribuiscono a fare della sventurata una vinta a tutti gli effetti. Pietrangeli, che già si era confrontato con il tema delle donne sopraffatte dalla società (Adua e le compagne, 1960), in Io la conoscevo bene mette l’accento su un personaggio femminile che diventa preda e vittima di un gioco che la sovrasta, ricalcando il circo felliniano dei volti oscuri, surreali e profittatori che popolano La dolce vita e 8 1/2, e che girano attorno al fumoso ‘gran mondo’ della pubblicità e del cinema. Sono da ricordare, soprattutto, i personaggi di Nino Manfredi (l’agente pubblicitario che promette ad Adriana fama e fortuna) e di Ugo Tognazzi, che si aggiudicò il Nastro d’argento come attore non protagonista, in una scena che dura una manciata di minuti: nei panni del disperato Bagini, un vecchio attore disposto a tutto per ottenere una parte, Tognazzi dà prova del suo talento in un estenuante balletto su un tavolino, sotto gli sberleffi di soubrette e ruffiani, fino a rischiare l’infarto.
Io la conoscevo bene ha un andamento episodico: le vicende si susseguono senza appoggiarsi a un intreccio forte, al ritmo incalzante dei troppi mestieri e dei fugaci incontri di Adriana. Ogni avventura si chiude con una nuova pettinatura e un nuovo disco. A quest’ultimo proposito, gioca un ruolo fondamentale la musica che suona ossessivamente nell’appartamento di Adriana, incapace di vivere nel silenzio e nell’assordante vuoto dei suoi pensieri. Nella colonna sonora primeggia la voce di Mina con Eclisse Twist, E se domani, Addio, ma tra i vari pezzi dell’epoca possiamo ascoltare anche Lasciati baciare col Letkiss cantata dalle gemelle Kessler, Roberta di Peppino Di Capri, Abbracciami forte di Ornella Vanoni.
Anziché mettere l’accento sui dialoghi, Pietrangeli si affida ai tempi morti, sottolineando così l’insanabile solitudine di Adriana, come nella scena iniziale sulla spiaggia deserta o nel suo girovagare in macchina attraverso le strade romane. La protagonista trova una descrizione perfetta nelle parole pronunciate da uno dei suoi molti amanti, lo scrittore: “Le va tutto bene, non desidera mai niente, non invidia nessuno, è senza curiosità. Non si sorprende mai. Le umiliazioni non le sente, ambizioni zero. Morale nessuna. Nemmeno quella dei soldi, perché non è nemmeno una puttana. Per lei ieri e domani non esistono“.
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