Nella piscina di Acireale si gioca la partita della trasferta metaforica, luogo di sospensione dopo l’amnesia che ha colpito il deputato del PCI Michele Apicella, protagonista di Palombella rossa (1989). Il film di Moretti prende avvio con un’incidente d’auto e si modula con toni surreali tra le lunghe attese che annunciano nuovi scenari politici collettivi. Michele Apicella, alla guida della sua auto, si lascia distrarre dalle faccine dei bambini dell’auto di fronte e sbanda, ritrovandosi poi sul letto a leggere un foglio dove ricorda e comprende di essere un comunista. Un altro incidente, alla fine del film, vedrà coinvolto il personaggio assieme alla figlia Valentina (Asia Argento), precipitare in una scarpata dove si rialzerà con idee sempre più confuse.
In mezzo ai due incidenti, i tentativi di Michele di ricordare chi egli sia, a cominciare da quel testo dedicato alla morte di un compagno, e l’improvviso coinvolgimento in una squadra di pallanuoto che di giorno lo trascina in una lunga partita in trasferta, che si concluderà solo di notte, in un lungo sostare in cui Michele incontra personaggi che non cerca ma sembrano invece smaniosi di suggerirgli una via d’uscita alla sua crisi politica e personale. L’amnesia funziona come meccanismo di spiazzamento e accentua il lato caricaturale di un personaggio che rammenta a sprazzi e in maniera improvvisa situazioni che lo riguardano nella sua esperienza politica, mentre il racconto lascia filtrare momenti della memoria infantile di Michele, da cui affiorano comportamenti disarmanti, ricordi filtrati dall’ironia e dall’incomprensione del presente. La memoria lavora, porta a galla, si muove in quella soglia nebulosa che è la piscina-memoria, tempo interno e laboratorio di dilatazione degli attimi che preludono alle scelte e ai cambiamenti da perseguire.
La memoria privata di Michele si mischia a quella del deputato la cui amnesia simbolizza il bisogno di uscire da una crisi politica che Moretti non può disgiungere dalla condizione dell’individuo, che vive l’onda anomala di una sconfitta nel confronto con un mondo che appare cambiato ma non nel modo in cui il deputato avrebbe sperato. Moretti aveva già intercettato, in Ecce Bombo o in La messa è finita, cambiamenti in atto nella società, filtrandoli attraverso la sensibilità e gli atteggiamenti dei suoi personaggi, ma in Palombella rossa, riportando in scena per un’ultima volta Michele Apicella, lo accompagna nello smarrimento interrogativo di una condizione che arriva a fine decennio come il culmine di dolore di un percorso in cui i comunisti hanno visto svanire le loro speranze. Il Muro di Berlino crollerà poco dopo palesando la crisi del blocco comunista, con l’individualismo quale nuovo baluardo al posto dell’ideale collettivo e le sonore sconfitte della classe operaia. La crisi del PCI è già crisi di una classe dirigente posta dinanzi a una partita inesauribile, dove il dirigente ritrova i suoi fantasmi, mentre l’amnesia accende nel film un vortice di ricordi, attivando emozioni sopite, con occasioni per ritrovare i tic e le manie di Michele – sorta di Antoine Doinel italiano le cui illusioni di militante impegnato trovano densi appigli nella stratificazione temporale del racconto morettiano.
Le domande sulla disfatta della sinistra e le incertezze dell’avvenire trovano quindi echi puntuali nel cortometraggio La sconfitta girato in Super 8, le cui sequenze ritornano con sottigliezza tra le pagine di Palombella rossa, a puntellare ironicamente (e drammaticamente) la quotidiana battaglia tra le idee e la concretezza della vita vissuta, lo scollamento rispetto ai dati di realtà della dottrina e il senso di inadeguatezza di chi si trova sconfitto dagli eventi storici, con il venir meno della convinzione e l’incapacità di riuscire a dare spiegazioni in merito al perché lottare per una scena collettiva migliore. Un sogno di lotta che vacilla nell’incapacità di intercettare in comportamenti più adeguati, che si condensano in quel “rigore” nella porta dell’avversario che Michele ha la possibilità di lanciare per ottenere il pareggio quando alla fine si confronterà con un suo schema prevedibile (e il portiere confermerà a Michele: “se tu guardi a destra, io lo so che poi tiri a sinistra”).
Schemi mentali e dilemmi politico-esistenziali di un film in cui il deputato sperimenta e vive sogni ad occhi aperti, nel flusso di una suggestione visionaria, ma anche momenti di un passato che paiono accarezzati dall’innocenza quando non attraversati, addirittura, da vissuti di vergogna. Ad emergere è la fragilità della condizione umana, calata nelle contraddizioni che riguardano la dimensione politica, con il protagonista che, proprio come il PCI di Occhetto, avverte il desiderio per gli aderenti al suo partito di essere “diversi”, ma “come tutti gli altri”, metafora del processo politico a pochi mesi dalla Bolognina e dallo scioglimento che aprirà scenari che il film sembra presentificare nei motivi dell’angoscia sperimentati dal dirigente. La piscina come dimensione allegorica, sospesa tra il presente, il passato e il futuro, immerge il racconto nel dato vivo autobiografico, con Moretti pallanuotista da giovane che non seguì poi quella carriera, ma la dimensione si presta a metafora della vasta condizione esistenziale e politica, riaprendo ferite che si richiudono negli orizzonti di una stratificazione che contempla motivi personali e istanze collettive rimescolate attraverso il filtro di una memoria immaginativa dove la realtà e l’allucinazione cercano confini che arrivano attraverso il punto di vista morale, pronto a sopravvivere alle crisi e all’avanzare del nuovo rampantismo. Un punto di vista che si fa strada nel tentativo di non assecondare le mode e le trasformazioni dettate da atteggiamenti arroganti, e che si mette al centro di quella crisi che vede sbeffeggiato il funzionario comunista durante il dibattito televisivo che si materializza allo sguardo dello spettatore come un momento inatteso tra i tanti del racconto, dato di realtà che pare, anch’esso, attraversato dallo sconforto di un’inadeguatezza pronta a esprimersi con le parole di Michele impreparato a rispondere alle parole del giornalista che gli domanda come ci si senta in un partito ormai al tramonto.
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