La Signora della porta accanto
Regia: François Truffaut; Francia, drammatico, 1981
Interpreti: Fanny Ardant, Gérard Depardieu, Roger Van Hool, Henri Garcin, Veronique Silver
In qualsiasi momento, su Raiplay, durata 100′
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Dalla voce di François Truffaut: “La parola chiave intorno a cui ruota la storia de La Signora della Porta Accanto è: amarezza. Penso che la parola amarezza esprima spesso un concetto negativo, ad esempio, quando si applica a contesti sociali, a ingiustizie; ma nella sfera amorosa il sentimento dell’amarezza ha in sé qualcosa di bello, Se una storia d’amore finisce male, resta dell’amarezza, e la parola assume una valenza positiva, perchè si oppone all’abitudine, all’oblio, all’indifferenza. Ecco allora che l’amarezza diventa un elemento romantico. E’ qualcosa che raramente si è visto al cinema, forse perchè è difficile da rendere; è un concetto pieno di sfumature, non si accorda con la rapidità, con la compressione del racconto cinematografico. Uno dei pochi film in cui questo sentimento si percepisce come tono di fondo è “Johnny Guitar” di Nicolas Ray, un film che ho amato molto. Ecco, ho pensato e costruito “La Signora della Porta Accanto” intorno a questa nozione: ogni dialogo, ogni scena del film è impregnata di questo sentimento di amarezza. E tutto ciò che accade nel presente, rimanda al passato dei due amanti“
Vent’anni dopo Jules e Jim, La Signora della Porta Accanto del 1981 è il penultimo film del regista francese e il suo ultimo che racconta l‘amour fou.
A una ventina di kilometri da Grenoble c’è un paesino che il film inquadra dall’alto sia all’inizio che alla fine, quando un’ambulanza lo percorre. una località ridente e tranquilla immersa nel verde, un luogo ideale per professionisti ancora giovani e in attività, magari con figli. Bernard (Gerard Depardieu), che ha moglie e figlioletto infatti, è istruttore di navigazione, il marito di Mathilde (Fanny Ardant) controllore di volo, e appare anche un editore di libri per bambini. Luoghi che non ricordano affatto la provincia francese velenosa descritta dal regista Claude Chabrol o dalle pagine di François Mauriac. Il circolo del tennis è il luogo di incontro e di socializzazione, gestito da Madame Jouve, una piacevole donna di mezza età, che a tennis non può più giocare: alla gamba destra porta una protesi ed è costretta a muoversi con un bastone. Ecco il primo segnale di anormalità in un contesto fin troppo borghese. Più avanti lei stessa confesserà a Bernard la verità sul suo presunto incidente di 20 anni prima. Abbandonata dall’uomo che amava, si era gettata dal settimo piano sopravvivendo, ma restando storpia. E quando l’uomo, al quale non aveva detto nulla, annuncerà a sorpresa il suo ritorno con un telegramma, lei non si farà trovare. Si tratta di un personaggio femminile emblematico, che ha praticato in amore lo stesso criterio del “tutto o niente” e che anticiperà il destino dei due protagonisti.
Sembra che il regista sia stato ispirato dall’incontro reale con un’anziana straordinaria e paralitica che gestiva un negozio nel sud della Francia. “Fui impressionato dalla sua stranissima allegria. Parlai con lei e mi disse che da giovane si era buttata dalla finestra dopo una delusione amorosa. Tanti anni dopo non rimpiangeva il gesto compiuto”. La stessa cosa che pensa Madam Jouve: – “Ora mi ritrovo come Edith Piaf, ricorda? Niente di niente e non rimpiango niente”
“Se mi chiedessero un epitaffio per quei due, direi: né con te né senza di te”
Rosanna pichelli dice
Uova di garofano.
Film poetico e delicato…narrato dalla parte dei bambini e degli adolescenti..
Bello