La Guerra dei Mondi
Regia: Steven Spielberg; horror/fantascienza; USA, 2005
Interpreti: Tom Cruise, Dakota Fanning, Miranda Otto, Justin Chatwin, Tim Robbins, Camillia Sanes.
Ore 22.50, Paramount Network, Canale 27, durata: 116’
I marziani, proprio loro, perchè vengono dal pianeta Marte, hanno deciso di invadere la Terra (ottima alternativa al loro pianeta ormai diventato gelido ed invivibile) e di massacrarne tutti gli abitanti, dal primo all’ultimo. I terrestri sono completamente impreparati e vengono colti di sorpresa. Ray Ferrier (Tom Cruise) ormai da tempo separato dalla sua famiglia, si trova coinvolto nella battaglia per difendere i suoi figli dai violenti attacchi degli extra-terrestri.
Il film di Spielberg, per quanto visivamente spettacolare ed emotivamente studiato per toccare le giuste corde, e per quanto tratto da un capolavoro assoluto della fantascienza, “La Guerra dei Mondi” di Wells, non ottiene il successo sperato.
Il buon E.T., tenero ed indifeso, insieme al sognante Incontri Ravvicinati del terzo Tipo, si oppone nell’immaginario collettivo a questi tripodi malvagi e sanguinari, come i film di avventura visionari e di notorietà planetaria possono contrastare un cupo, fosco e orrorifico incubo, quello raccontato dallo scrittore Wells. Il film di Spielberg ne riprende con fedeltà l’atmosfera buia, densa di vapori verdognoli e rossastri, di macerie e sangue, che lascia sconcertati ed oppressi, ma non stupisce e non può essere innovatore, come il libro, incredibilmente moderno per l’epoca nella quale fu scritto, il 1897. Wells immagina raggi laser laddove esistevano carrozze e cavalli. L’abile Spielberg fa leva sullo sguardo straziato dei bambini, aggiunge note biografiche e riferimenti all’11 settembre e al terrorismo degli estremisti islamici, ma nonostante i premi Oscar, non scava breccia nel cuore dello spettatore, e soprattutto non mette tutti d’accordo. Così come Wells utilizzò il romanzo all’epoca della tragica avanzata nazista, Spielberg ne fece un film proprio quando l’America era sul piede di guerra. Peccato, perchè questa versione del romanzo, non meno riuscita di quella del 1955 di Haskin, è ricca di fascino e di buio e lascia la bocca piena di amarezza e polvere.
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