Fuga da Alcatraz
Regia: Don Siegel; Azione/Thriller; USA 1979
Interpreti: Clint Eastwood, Patrick McGoohan, Robert Blossom, Jack Thibeau, Fred Ward, Paul Benjamin
Ore 21,10 Paramount Network, Canale 27; durata: 112’
“Quante probabilità abbiamo?”, chiede Charley. “Scarse”, risponde Frank. Così si annuncia il progetto di fuga dal penitenziario di Alcatraz in quello che rappresenta l’ultimo momento della collaborazione artistica tra Don Siegel e Clint Eastwood e un vertice dell’opera del grande regista americano. Fuga da Alcatraz è uno dei migliori film carcerari di sempre, dove Siegel lavora per sottrazione, fornendo il modello cinematografico più affine alla sensibilità del futuro regista Eastwood. Una vicenda prosciugata, scarna persino nelle descrizioni psicologiche e nei dialoghi, ambientata in spazi angusti, in cui la tensione cresce nel contrasto con la terribile mancanza di aria da respirare e la tenacia silenziosa del personaggio di Clint Eastwood, attore la cui asciuttezza recitativa, all’epoca considerata monocorde, si sposa in maniera perfetta con le atmosfere claustrofobiche del racconto. Fuggire dalla prigione più invalicabile degli Stati Uniti è un motivo che porta tutta la suspense di un film in cui Frank, solitario e di poche parole, prepara il suo piano meticoloso, basandosi sull’osservazione e l’accumulo di piccoli elementi che lo portano dapprima a scavare con un tagliaunghie e poi con un cucchiaio attorno alla grata di areazione, per arrivare poi al condotto di ventilazione e al passaggio che conduce al tetto. Quindi, costruisce dei fantocci di cartapesta da mettere nei letti per ingannare le guardie e trova il modo di preparare delle zattere che serviranno per attraversare il gelido mare che separa il penitenziario dalla terraferma. Un’operazione ritenuta impossibile o rischiosissima, con Alcatraz che presenta una guardia ogni tre detenuti, pareti e fondamenta indistruttibili e la distanza del penitenziario dalla terraferma. Eppure, il film è la cronaca asciutta e tesissima della fuga che coinvolse realmente Frank Morris e i fratelli Anglin su una zattera la notte dell’11 giugno del 1962, quando l’FBI fu in grado di ritrovare soltanto degli indumenti e dei resti sulla spiaggia di Angel Island e da allora la vicenda della fuga da Alcatraz è diventata occasione di misteriosi avvistamenti dei fratelli Anglin nel Sudamerica degli anni Settanta e quella di Frank Morris in Irlanda. Echi di una leggenda che il film di Don Siegel prepara attenendosi ad una riproduzione storica appassionante e a tratti documentaristica, dove la precarietà e i limiti che l’individuo in trappola deve sopportare fotografano una condizione umana insostenibile, a tal punto che diviene quasi impossibile non sperare che Frank ce la possa aver fatta davvero.
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