E’ possibile avere ottantacinque anni e riuscire morbidamente ad innovare, ancora una volta, il proprio cinema? E’ quanto riesce in punta di piedi a Woody Allen con il quarantanovesimo film da lui scritto e diretto, il primo dell’autore di Manhattan a essere incentrato sul festival mentale-emotivo di un insegnante di cinema. Questi è Mort Rifkin (il drammaturgo Allan Shawn), americano in trasferta a San Sebastián per accompagnare la moglie (Gina Gershon), più giovane e sempre attiva, in un viaggio di lavoro grazie a cui lei potrà finalmente flirtare con il giovane regista interpretato dall’ottimo Louis Garrel. Una volta lì, nei pressi del red carpet di un festival importante, Mort è pronto a comunicarci il suo stato emotivo di individuo disilluso e in affanno, preso da preoccupazioni che riguardano il tempo che resta e la qualità della vita, compromessa dalla bassa qualità del nuovo cinema e dal tradimento della moglie (il vero motivo di spasso per lo spettatore).
Allen, con un tono crepuscolar-meditativo intriso di ironia lieve, ci chiede soprattutto se sia possibile vivere una vita piena, significativa, una volta che si siano conosciuti i grandi rabdomanti della visione, quei prediletti registi europei il cui linguaggio ha persino arricchito il nostro inconscio, proprio quando gli scenari che mutano sembrano prospettare soprattutto l’amnesia verso un certo tipo di cinema e, al suo posto, la garanzia di angosce e tachicardie prive di stile. Ma il viaggio nella località europea diviene quell’occasione per ridare anche un po’ di sollievo al suo protagonista alter-ego, che gli anni sembrano mettere da parte pur restando, il suo mondo e il suo pensiero, destinati ad essere il cuore di senso di un racconto che non vuole segnare la parola fine di un rapporto duraturo con il pubblico.
In un momento ancora difficile per Woody Allen, il cui nuovo film non è stato programmato negli States ed esce soltanto in Europa, ecco come il protagonista di Rifkin’s festival racconta con la dolcezza del suo splendido protagonista un disagio, una lentezza, ma anche il bisogno di fare nuovi incontri e assaporare ogni attimo. Tutto dalla parte del suo Mort Riftkin, Woody Allen assiste, con placida alternanza di colori pastello e bianchi e neri, gli stati d’animo di un intellettuale capace di reagire e di cercare sempre un significato, dando fisionomia al proprio mondo interiore prendendola a prestito dalla forma di cui sono fatti i suoi film prediletti. Se il linguaggio del cinema diviene festival della mente, il montaggio mentale dei sogni di Mort è una condizione che sembra doppiare lo stato del cinefilo ai festival, il quale, quando pensa associa, taglia, condensa, riformulando con i ricordi dei film la sua esperienza di spettatore. Ed è sorprendente ritrovare un regista di ottantacinque anni con la vivacità di un giovane accreditato alle visioni festivaliere.
Ironia e garbo si inanellano nella camminata di Mort, nelle passeggiate che lo vedono alla ricerca di incontri destinati a non condurre necessariamente a una svolta plateale (la dottoressa che lo cura e dalla quale egli si sente rivitalizzato, che non va oltre un certo punto), ma la strada riserva sempre piccoli-grandi adattamenti. In questo film è palese il senso del limite per il personaggio, per il quale però non è ancora tempo di adagiarsi, ma il reale diventa, grazie a lui, compensato nelle sue ferite e debolezze dai soccorritori cinematografici ideali che hanno il nome di Bergman, Fellini, Godard, Truffaut, Buñuel, Lelouche, i maestri europei chiamati a rapporto per confessare ironicamente l’ammirazione del più incallito creatore di commedie con gli autori che hanno gettato semi nel suo immaginario.
Senza dimenticare il colpo di scena che in Rifkin’s festival manda a casa, in dissolvenza, anche la morte, battuta sul suo terreno: una partita a scacchi (con il folgorante cameo di Christopher Waltz il quale, sconsolato, lascia il campo dinanzi al rischio di deprimersi, nell’omaggio a Il settimo sigillo).
Genere: Commedia
Anno: 2020
Regia: Woody Allen
Attori: Gina Gershon, Wallace Shawn, Louis Garrel, Christoph Waltz, Elena Anaya, Steve Guttenberg, Richard Kind, Damian Chapa, Enrique Arce, Georgina Amorós, Sergi López, Nathalie Poza, Manu Fullola
Paese: USA, Spagna
Durata: 92 min
Sceneggiatura: Woody Allen
Fotografia: Vittorio Storaro
Montaggio: Alisa Lepselter
Produzione: Gravier Productions, Mediapro
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