Serafino
Regia: Pietro Germi; commedia; Italia, 1968
Interpreti: Adriano Celentano, Ottavia Piccolo, Saro Urzì, Francesca Romana Coluzzi, Gino Santercole, Amedeo Trilli, Luciana Turina, Nerina Montagnani
Ore 21.00, Cine34, canale 34, durata 96′
In un piccolo paese di montagna nelle Marche, il giovane pastore Serafino (Adriano Celentano), congedato prima del previsto dal servizio militare per la sua personalità disadattata, torna a curare il gregge dell’avido zio Agenore (Saro Urzì). Innamorato della cugina Lidia (Ottavia Piccolo), figlia di Agenore, Serafino inizia a frequentare anche Asmara (Francesca Romana Coluzzi), una prostituta costretta al mestiere per mantenere i suoi quattro figli. Quando muore l’adorata zia Gesuina (Nerina Montagnani), il pastore eredita tutti i suoi beni e, con grande generosità, usa i soldi per aiutare gli amici più poveri. Il perfido Agenore lo fa interdire per cattiva gestione del patrimonio, anche se lo spensierato Serafino non sembra esserne molto turbato. Poi, scoperta la tresca con sua figlia, lo zio lo vuole costringere a sposare Lidia ma alla fine, il giorno delle nozze, lo spirito libertario e dolcemente ingenuo di Serafino lo porterà a mandare a monte tutto e a unirsi in matrimonio con Asmara.
Inedita, ma decisamente fruttuosa, collaborazione tra il Molleggiato e il grande regista genovese Pietro Germi, in un film che, come ha ricordato lo stesso Celentano in un’intervista per «La Repubblica», voleva essere l’esaltazione della libertà e di un mondo contadino, popolare, minacciato dall’era moderna. Parlando di Germi in occasione dei trent’anni dalla sua scomparsa, Celentano disse: “Rimasi colpito dal suo strano carisma: notai che incuteva soggezione a tutti, ma scoprii presto la sua timidezza mascherata anche dal sigaro che teneva sempre tra le labbra e da una finta rudezza”. Ma il primo provino non era andato bene. Il direttore di produzione, convinto che Celentano fosse l’interprete giusto, gli disse che avrebbe parlato con Germi per chiedergli di riprenderlo in considerazione. “Due giorni dopo mi chiamarono”, continuava il cantante ricordando quell’esperienza, “e mi comunicarono che Germi voleva che rifacessi il provino. Arrivato a Roma chiesi a Germi cosa fosse andato male del secondo provino. «Adriano, tu sei bravo. Sei un grande artista ma andresti bene per un film con Jean Gabin mentre Serafino è un contadino solare, rozzo, solido… non ha il sopracciglio alzato come hai tu: cosa che fa sospettare un’imboscata»” (M. Sesti, Celentano: io e Germi figli di un’Italia scomparsa, in «La Repubblica», 26 settembre 2004). Inutile dire che il secondo provino andò bene.
Riguardo alla scelta del protagonista, una recensione dell’epoca scrisse: “Azzeccata la scelta di Celentano che assicura al film disinvolta scioltezza, centrando ogni gesto, ogni atteggiamento, in un gioco mimico d’insospettata maturità” (G. Napoli, recensione di Serafino, in «Film Mese», dicembre 1968).
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