Shanghai, 1937. L’esercito cinese, messo alle strette dall’implacabile avanzata giapponese, distacca una piccola unità militare a difesa di un deposito di armi. 800 uomini in tutto. 800 uomini che fanno immediatamente pensare alle Termopili e ai 300 spartani di Leonida, impegnati a respingere il maestoso attacco dei persiani di Serse. Anche gli 800 uomini asserragliati sulla sponda del Suzhou Creek, il fiume che attraversa il centro della città, si opporranno infatti all’assedio nemico fino all’ultimo respiro.
Super produzione tanto spettacolare quanto patriottica, forse il titolo più importante uscito in Cina nel 2020, il campione d’incassi 800 eroi (The Eight Hundred) di Guan Hu brillerà nella line-up del Far East Film Festival 23 di Udine e sarà distribuito in Italia dalla Notorious Pictures dal 25 giugno, in contemporanea con l’anteprima europea del FEFF. Un segno tangibile e prezioso di come i grandi film asiatici, dopo l’esplosione popolare di Parasite, stiano continuando a fare breccia nel sistema-cinema del nostro paese (pensiamo anche al recente successo di Minari e al meraviglioso ritorno di In the Mood for Love, premiato dal pubblico dopo vent’anni dalla prima uscita).
800 eroi, adattando un episodio storico non molto conosciuto in Occidente, affronta temi universali come la fratellanza e il sacrificio. Un potente blockbuster bellico dove il coraggio individuale diventa coraggio collettivo e dove il buio della guerra fa da specchio ai colori della normalità: mentre la battaglia imperversa, vediamo infatti che “dall’altra parte” del fiume la vita quotidiana scorre tranquillamente. Come se la morte fosse un film. Ed è questo doloroso paradosso il valore aggiunto di 800 eroi, opera avvincente e commovente.
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