La calda amante (La peau douce)
Regia: François Truffaut; Drammatico; Francia, 1964.
Interpreti: Françoise Dorléac, Jean Desailly, Nelly Benedetti, Daniel Ceccaldi, Laurence Badie, Philippe Dumat.
Ore 01:20, Rai 3, Canale 3; durata: 113’
“Il fatto che la gente fosse tutta innamorata di Jules e Jim mi procurava una specie di fastidio…. Allora ho voluto fare La calda Amante per dimostrare che l’amore è qualcosa di molto meno eurofico ed esaltante. L’ho fatto quindi in risposta a Jules e Jim: ci sono le menzogne, il lato sordido, la doppia vita. E’ un film da incubo” scriveva Francois Truffaut, in relazione a La Calda Amante. Se infatti in Jules e Jim si aspirava a conciliare l’amore e l’amicizia, in un triangolo amoroso ideale intessuto da rapporti d’affetto, ne La Calda Amante è chiaro da subito che una relazione esclude l’altra e nessun compromesso è possibile.
Il film si apre col personaggio di Pierre Lachenay (Jean Desailly, attore della Comédie Francaise), notissimo scrittore ed editore francese che, sull’aereo che da Parigi lo trasporta a Lisbona, dove è stato invitato per una conferenza, rimane affascinato da Nicole (Françoise Dorléac), una delle hostess. Anche la ragazza è attratta da lui e ben presto l’avventura si tramuta in passione. La nuova situazione provoca cambiamenti nella condotta di Pierre, uomo insicuro e indeciso, destando i primi sospetti nella moglie (Nelly Benedetti).
La Calda Amante si ispira a un noto caso giudiziario che sconvolse l’opinione pubblica francese nei primi anni 60: Pierre Jaccoud era un avvocato appena quarantenne, sposato, con una relazione extraconiugale con una ragazza, la quale, esasperata dalla clandestinità a cui lui la costringeva, lo lasciò per un altro. Jaccoud mandò al nuovo amante di lei alcune foto della donna nuda, scattate da lui stesso e fu accusato di aver addirittura ucciso il padre della sua ex amante pur di venirne in possesso. Una delle prove fu l’impermeabile macchiato di sangue che l’avvocato aveva fatto portare in tntoria dalla moglie.
La Calda Amante è un film che parla della distanza, con sfioramenti provvisori, dita e mani che percorrono il loro stesso limite. Il corpo non è importante, non ha impulso, perchè quello che conta è solo l’involucro, la superficie, l’epidermide – appunto, la dolce pelle, la peau douce. Sarà l’unico film del genere nella fimografia del regista, a cui, nel 1971 farà eco la storia de Le Due Inglesi, un altro lavoro che deluse molto le aspettative e aspirazioni del regista – lo scarto tra critica e pubblico fu notevole – e fu legato ad un periodo della vita privata di Truffaut altrettanto difficile. La Calda Amante è un film di oggetti, superfici, di dettagli distribuiti per dare il punto di vista del personaggio centrale, il quale sfiora la realtà senza riuscire a possederla, non riesce a coglierla se non frantumata e conduce un’esistenza depressa, insicura e votata al fallimento. Lacheney è il personaggio di un uomo opaco, passivo, la sua passione è priva di passione. Come nella maggioranza dei film del regista francese, gli uomini sono osservatori fermi, sguardi sul femminile, mentre le donne risultano le vere protagoniste. La giovanissima amante, pur dolce e generosa, prende in mano la situazione rifiutando una convivenza con un uomo che potrebbe essere suo padre e non ha nulla di autorevole. La moglie è inesorabile nella decisione imposta dalle circostanze.
Nonostante l’assurdo titolo italiano, La Calda Amante non ha nulla di caldo. Si tratta del film meno sentimentale mai girato da Francois Truffaut: il più secco, il più freddo: una vera autopsia. I personaggi risultarono spiacevoli perfino al regista, che volle comunque portare a termine la sua idea iniziale senza ripensamenti o indulgenze. In effetti, il film fu un insuccesso al botteghino, per la sua tristezza e per il suo aspetto degradante, cioè in discesa, sempre più deprimente. Una tipologia di film che ha raramente successo col pubblico. Al Festival di Cannes il finale del film fu discusso e molto fischiato. Truffaut non la prese benissimo, e non si consolò neppure all’idea che anche L’Avventura di Michelangelo Antonioni avesse ricevuto gli stessi fischi, poichè trovava i film del regista italiano piuttosto noiosi.
La protagonista è Françoise Dorléac, che aveva ventun’anni all’epoca. Maggiore di quattro figlie di una coppia di attori teatrali, una delle sue sorelle era Catherine Deneuve. Francoise morì a 25 anni, il 27 giugno del 1967, in un incidente automobilistico sulla strada per l’aeroporto di Nizza. Per Truffaut fu un duro colpo: la loro storia d’amore, breve ma intensa (per lei il regista aveva abbandonato la moglie Madeleine, con la quale aveva due figlie) era diventata una solida e affettuosa amicizia. Francoise Dorléac venne ricordata dal regista come una ragazza non solo bellissima, ma dotata di grazia, intelligenza, umorismo, fascino e grande forza morale, che sarebbe diventata un’attrice importante nel panorama internazionale, se solo ne avesse avuto il tempo.
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