Insomnia
Regia: Christopher Nolan; drammatico,USA, 2002.
Interpreti: Al Pacino, Robin Williams, Hilary Swank, Martin Donovan, Maura Tierney
Ore 21,00 su Iris, Canale 22; durata: 119′
Il “sole di mezzanotte”, in prossimità del Circolo Polare Artico, affligge il detective Dormer il quale, dormendo, potrebbe mettere a tacere le voci della coscienza, e proprio l’assenza della notte, che in Alaska appare giorno, illumina sulla densità simbolica del film diretto dal regista trentunenne Christopher Nolan – già autore del cult Memento (2000) -, il cui terzo lungometraggio Insomnia si sviluppa presto da thriller ad alta tensione a dramma esistenziale (dove il bravo protagonista Al Pacino non riesce a dormire così come il protagonista di Memento non riusciva a ricordare). Pacino, la cui presenza domina il film, è un corpo sempre più stanco e deluso, che mostra afasia ma anche i tentativi disperati di non soccombere alla percepibile confusione vissuta dal personaggio. Nolan è ineccepibile nel condurre il racconto in quella zona nebulosa in cui i principi etici cominciano a vacillare, tanto che la notevole sequenza iniziale in cui Dormer, inseguendo nella nebbia il killer, finisce per sparare e uccidere proprio Heckart, il collega che stava per rovinarlo con l’inchiesta degli Affari interni, si trasforma nel momento cruciale in cui il doppio fa irreversibilmente il suo ingresso in scena: d’ora innanzi vedremo Dormer costretto a recitare due parti, quella del poliziotto alla ricerca della verità e quella del criminale che occulta le prove. Sul filo costante dell’ambiguità, Nolan ritrova la tematica del Doppio, proiezione di un conflitto interiore con cui il protagonista deve fare i conti con i tormenti di un passato irrisolto, come sarà, ad esempio, per Batman/Bruce Wayne; tematica esternata nel confronto con l’altro da sé, quel Joker ne Il cavaliere oscuro (2008) che in Insomnia è già evocato dal solitario scrittore di romanzi gialli Walter Finch interpretato da Robin Williams, capace di essere, con il corpo archetipico di buono che si erge a cattivo, una sorta di contrasto junghiano del poliziotto Dormer. Proprio il personaggio interpretato dall’ex Peter Pan con estrema asciuttezza, è in grado di mantenere, almeno fino ad un certo punto, il controllo sulla realtà, normalmente abituato alla luce dell’Alaska più del suo persecutore Dormer che con con lui innesca un gioco come tra il gatto e il topo. Nolan si affida alla solida sceneggiatura di Hillary Seitz basata sull’omonimo film norvegese del 1997 con protagonista Stellan Skarsgård, realizzando un remake che pur adottando soluzioni narrative più tradizionali rispetto ai suoi precedenti film Following (1998) e Memento, evita i manierismi e i luoghi comuni del cinema poliziesco, regalando a Pacino uno dei migliori ruoli della sua lunga maturità e a Williams l’occasione per tenere testa a un mostro sacro, mostrando misura e punte di ironia cinica nel personaggio di uno scrittore assassino che manipola il suo persecutore ma perde quando si illude di essere il solo a poter inserire un colpo di scena nella realtà (è l’ossessione dello scrittore il quale non ha fatto bene i conti con l’esperienza del collaudato poliziotto).
Lascia un commento