Vitalina Varela
Regia: Pedro Costa; drammatico; Portogallo, 2019
Interpreti: Vitalina Varela, Ventura, Lina Varela, Manuel Tavares Almeida, Francisco dos Santos Brito, Imídio Monteiro.
Ore 01:20 Rai 3, Canale 3
Cinque anni dopo Cavallo denaro, Pedro Costa torna tra le strade di un piccolo e povero quartiere di Lisbona abitato principalmente da immigrati capoverdiani, per mostrare il profondo e orgoglioso dolore di Vitalina Varela.
Vitalina torna in Portogallo per salutare il defunto marito Joaquin, ma al momento dell’arrivo, tutto è già compiuto: il marito è stato seppellito tre giorni prima, il funerale è stato fatto e la sua stanza svuotata. Di Joaquin non rimane che il fantasma e sebbene a Vitalina venga ricordato come in Portogallo non ci sia più nulla per lei, la donna decide di vivere comunque il proprio lutto nella casa del defunto marito chiusa nel silenzio, interrotto solo dalle litanie e dai brevi dialoghi con un prete.
Per citare il critico Alessandro Lafranchi: “È proprio in questo movimento che va dalla materialità (cioè da una connotazione precisa dei luoghi, dei tempi, dei personaggi, della trama, dei tagli di montaggio ecc) alla spiritualità (nessuna scene viene concepita come legata a quella precedente, i dialoghi sono monocordi, l’inizio e la fine del film non portano nessuna attenzione drammatica particolare, le persone compaiono e scompaiono senza soluzione di continuità, gli ambienti mutano, la composizione dell’inquadratura è statica ecc) che l’esperienza luttuosa e solitaria di Vitalina diviene l’occasione per entrare in contatto con il sacro, con un’immagine Altra, spogliata da ogni coinvolgimento emotivo e, forse per questo, capace di redimere il reale. A dispetto di ogni polemica circa la presunta autoreferenzialità di un cinema così complesso e radicale, per usare le parole pronunciate da Alberto Barbera in seguito all’assegnazione del Pardo d’oro a Vitalina Varela nello scorso festival di Locarno, i lavori di Pedro Costa ci ricordano come lo psicologismo e il razionalismo che dominano il cinema contemporaneo non siano altro che paraventi con i quali neghiamo l’articolazione soprannaturale delle nostre inquietudini e delle nostre esistenze”.
Due candidature a NSFC Awards.
Lascia un commento