Si è chiusa ieri con 4000 presenze, e 2000 visualizzazioni online dei film sulla piattaforma Doc a Casa, la 39ma edizione del Bellaria Film Festival, svoltasi dal 22 al 26 settembre a Bellaria-Igea Marina, con la direzione artistica di Marcello Corvino e l’organizzazione della Coop. Le Macchine Celibi. 27 i documentari in gara, declinati sui princìpi dell’articolo IX della Costituzione Italiana. Due le sezioni competitive: Bei Doc e Bei Young Doc per i documentaristi under 30. Premio alla Carriera di quest’anno a Pupi Avati, consegnato da Elisabetta Sgarbi, mentre il Premio “Una vita da film” è stato assegnato a Silvio Orlando.
I VINCITORI
Ha vinto il concorso Bei Doc Vernissage, il documentario del pugliese Fabrizio Bellomo che racconta la giornata estiva vissuta da un gruppo di ragazze e ragazzi all’estrema periferia di Bari, lungo la costa postindustriale in un susseguirsi di stabilimenti balneari dismessi e ruderi dimenticati. Motivazione: “Per lo stile fresco e allo stesso tempo radicale nel seguire un gruppo di ragazzini che reinventa uno spazio degradato con creatività e inventiva, e per il ritmo lento ed empatico che accompagna lo spettatore a conoscere la realtà difficile di giovani coinvolti in un progetto sociale e cinematografico”.
Per Bei Young Doc (documentaristi under 30) ha vinto Africa bianca di Filippo Foscarini e Marta Violante, film che racconta l’invasione italiana dell’Etiopia nel 1936 attraverso i disegni del quaderno di un piccolo balilla e un’accurata selezione di suoni e immagini dell’epoca.
Motivazione: “Per la sensibilità dimostrata ad un tema che tocca un nervo scoperto della nostra storia, il colonialismo, con uno stile originale e coraggioso e per il lavoro di ricerca approfondito di materiali visivi e sonori, che testimonia una grande passione per la memoria e per la cinematografia.”
MENZIONI SPECIALI
Per la sezione Bei Doc, la Menzione Speciale della Giuria è stata assegnata a Le storie che saremo
di Daniele Atzeni, Marco Bertozzi, Claudio Casazza, Giulia Cosentino, Irene Dionisio, Martina Melilli, Matteo Zadra, film che attraverso 7 autori si interroga sul presente e sul futuro durante il periodo di isolamento causato dal Covid-19, partendo da materiali già esistenti, messi a disposizione dagli archivi dei film di famiglia.
Motivazione: La giuria desidera attribuire una menzione speciale a un film a base d’archivio costruito in maniera sperimentale, estremamente poetico e suggestivo, composto da una serie di cortometraggi di autori durante il lockdown e che riflette sull’essere insieme, sul mondo precedente, sulle utopie e sulle illusioni.
Per la sezione Bei Young Doc, la Menzione Speciale della Giuria è andata al polacco Pawel Fabianek per Street Game (Uliczna gra) docufilm sul giovane beatboxer Karol, che coltiva questa sua passione musicazle come una ragione di vita per le strade di Varsavia, dove si apposta con microfono e amplificatore per giocare con la voce.
Motivazione: “La giuria desidera attribuire una menzione speciale a Street Game, per come Pawel Fabianek dimostra talento, sensibilità e sicurezza nel tratteggiare l’esistenza di artisti da strada votati a forme espressive ultramoderne come la cosiddetta beatbox, tipiche delle culture giovanili, ma il cui mondo ricalca, nei fatti, quello dei loro antenati ottocenteschi per motivazioni e stati d’animo.”
Menzione Speciale “Pari Opportunità” per il film Detenute fuori dall’ombra di Licia Ugo, un progetto delle volontarie UDI – Unione Donne in Italia realizzato nella sezione femminile del Carcere della Dozza di Bologna, un documentario che descrive il loro lavoro, la situazione carceraria, e raccoglie anche il racconto e l’esperienza di due ex detenute. Motivazione: Per avere dato voce alle detenute, protagoniste di un progetto sociale ed educativo che evidenzia la forte necessità di incentivare percorsi di inserimento nella realtà che le aspetta una volta libere.
Il Premio Luis Bacalov per la migliore colonna sonora è stato assegnato dal pubblico a The Titan Suite (Suita Titan) di Medicine Madison, centrato sul Mihai Iordache, compositore e sassofonista cresciuto tra gli anni Settanta e Ottanta a Titan, il più grande quartiere di Bucarest.
I vincitori sono stati scelti dalla giuria internazionale presieduta da Moni Ovadia. Con lui, Giacomo Manzoli, Direttore del Dipartimento delle Arti, Alma Mater Studiorum all’Università di Bologna; Enza Negroni, regista e sceneggiatrice, presidente dell’Associazione Documentaristi Emilia-Romagna; Kati Juruus, direttrice artistica di DocPoint – Festival del Documentario di Helsinki; Elise Jalladeau, Direttrice Generale del Festival del Cinema Internazionale e Festival del Documentario di Salonicco.
PREMIO ALLA CARRIERA A PUPI AVATI E “UNA VITA DA FILM” A SILVIO
Nel corso della cerimonia conclusiva, è stato assegnato il Premio alla Carriera a Pupi Avati, tra i registi che più si sono distinti per un percorso autoriale importante, dal cinema di genere a commedie dallo stile molto personale. Nel ringraziare il Festival per la generosità nell’averlo premiato, ha ricevuto il riconoscimento da Elisabetta Sgarbi, intervenuta anche in occasione della proiezione dell’ultimo film del regista emiliano Lei mi parla ancora, tratto dal romanzo autobiografico del papà Giuseppe Sgarbi.
Premio “Una vita da film” assegnato a Silvio Orlando, uno degli interpreti più amati e rappresentativi del cinema italiano contemporaneo molto legato ad Avati, il quale ha ricordato con affetto la nascita della loro amicizia: “Il rapporto con Silvio all’inizio è stato complesso, perché era sospettoso nei miei confronti. Poi, ha capito la mia sincerità ed è nato un rapporto meraviglioso”.
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