Cry Macho è un film sul bisogno di riconquistare la fiducia. Clint Eastwood si rimette davanti e dietro la macchina da presa per un racconto di immagini ampie, di paesaggi messicani che divengono specchio di momenti interiori. L’essenzialità del racconto è il filo in grado di sorvegliarne l’efficacia, anche in alcuni passaggi che sarebbe sin troppo facile definire semplificati. Nell’ambientare la vicenda nel 1979, Clint assume le cadenze di un personaggio, Michael Milo, che il tempo ha segnato profondamente ma di cui resta intatta la capacità di sguardo: anziano, rallentato, il suo ex campione di rodeo la cui carriera si fermò per un incidente, vive solo e si trova incalzato dall’antico padrone per una sfida quasi senza possibilità di appello: riportargli a casa il figlio tredicenne Rafa, da anni latitante e dedito ai combattimenti tra galli. Questi è scappato per sottrarsi ai genitori, un padre sempre in fuga e una madre disturbata il cui amante di turno lo picchia selvaggiamente. Per l’anziano “gringo” interpretato da Eastwood, l’occasione per riportarci con Cry Macho tra le immagini polverose e avvolgenti di un racconto di formazione, dove Michael ritrova la possibilità di sfoderare attitudini e rigore morale, mentre il ragazzino, raggiunto dall’uomo in un momento di fuga dai federales, si rivela sbruffone ma presto bisognoso di un vero punto di riferimento. Entrambi si confrontano con il gallo da combattimento che Rafa chiama “Macho”, divenuta la guardia del corpo del tredicenne in questi tempi di solitudine e randagismo. Per Rafa, l’animale è un insostituibile compagno, per Michael, il quale chiama “coglione” il gallo, l’animale è invece lo spunto per fare i conti con quell’immagine irrispettosa e oltranzista che la gioventù incarna ai suoi occhi, ma anche con le fragilità di una condizione.
In questo film privo di elementi inessenziali, Eastwood novantunenne non perde l’occasione per portarci a conoscenza di un personaggio a confronto con disillusioni e generazioni più giovani, con il bisogno di valorizzare attimi naturali, vitalistici, senza perdere di vista le emozioni e l’ironia. Il suo Michael, ancora attraente nonostante (o in virtù del)le rughe e con la voce profondamente roca, si trova a seguire ragazze pronte ad attraversare il confine del Messico, dicendo alla guardia al confine di essere con loro, dichiarando ironicamente prossimità e affetto verso quelle presenze (qualcuno un tempo desiderato, ora forse da proteggere). Il suo Michael è invitato dall’assatanata madre di Rafa ad andare a letto con lei, una donna attraente, conflittuale ed estremamente più giovane, ma egli ritiene non sia la cosa giusta, confermando l’attitudine rigorosa di un personaggio cinematografico di cui riconosciamo tratti anticipatori persino nel protagonista de Gli spietati (1992).
Passato e presente si contendono la scena in un viaggio in cui lo sguardo del personaggio, il suo carisma venato di sobria intensità, si accompagnano alla voce dichiaratamente lontana dalla volgarità imperante. Ci sono amarezza, disincanto, ma anche ricerca di armonia in Michael, che una volta trovato il ragazzino e dopo essersi sentito etichettato da questi come un “vecchio puzzolente” evita inutili piagnistei e si erge a modello inattuale ma fatalmente portatore di autenticità: porta Rafa a dormire all’aria aperta, lontano dalle case e dalla civiltà. Quando, a una sosta, alcuni balordi rubano loro l’auto, i due non si abbattono, si adeguano trovando nella loro complicità la forza per continuare il viaggio. Così, Rafa “prende a prestito una Ford”, e, visto che l’auto sembra non avere un proprietario, Michael tira fuori il ragazzino dal posto di guida e si mette al comando, per continuare quel viaggio che li potrà condurre a casa. Alla ricerca di una complicità vera, sostitutiva di una genitorialità assente per il suo giovane nuovo amico.
Michael diventa così, per la durata di un film, quella figura portatrice di coraggio nelle proprie posizioni e fiducia, qualcosa che a Rafa manca e grazie a cui è possibile vivere un’evoluzione. Il reciproco scambio di attenzioni tra il giovane e l’anziano è un altro momento del percorso di Eastwood nel disegno di personaggi, come il Walt Kowalski di Gran Torino (2008), disposti ad aprire un varco in orizzonti in cui si presentano antiche ferite e pregiudizi tra popoli. Il Messico attraversato dall’auto di Michael e Rafa, che si appropriano non a caso di una vecchia Ford come nel film del 2008, libera vedute di un cinema rigenerante, che ha tutta la limpidezza del volto di Clint. Con momenti di fascino autoindulgenti e situazioni in cui la comunità (e persino una donna presto avvinta da Michael) viene in soccorso.
La regia classica ripropone il tema della folla e dell’individuo sin nell’immagine del rodeo dei galli, mentre cultura e natura si contendono la scena in un viaggio dove l’anarchico Clint ancora una volta si trova a fuggire dai Federales. Una ballata anche piacevolmente musicale nelle contraddizioni sociali, dove in primo piano troviamo quelle età che non sembrano avere facile dialogo, per non dire cittadinanza, nel presente americano.
Regista: Clint Eastwood
Genere: Drammatico, Western
Anno: 2021
Paese: USA
Data di uscita: 02 dicembre 2021
Genere: Drammatico, Western
Anno: 2021
Regia: Clint Eastwood
Attori: Clint Eastwood, Eduardo Minett, Natalia Traven, Dwight Yoakam, Fernanda Urrejola, Horacio García Rojas
Paese: USA
Distribuzione: Warner Bros Italia.
Sceneggiatura: Richard Nash, Nick Schenk
Fotografia: Ben Davis
Montaggio: Joel Cox, David Cox
Lascia un commento