Il Casanova di Federico Fellini
Regia: Federico Fellini; drammatico/grottesco, Italia 1976
Interpreti: Donald Sutherland, Tina Aumont, Carmen Scarpitta, Daniela Gatti, Olimpia Carlisi, Chesty Morgan, Leda Lojodice
Lunedì 29 novembre, ore 22.15, Rai 5, canale 23; durata: 155′
Ormai anziano, Giacomo Casanova (Donald Sutherland) ha assunto l’incarico di bibliotecario presso il castello del conte Waldstein in Boemia ed è solito lamentarsi ogni giorno del trattamento, secondo lui non adeguato, ricevuto dal personale di servizio e dallo stesso conte. Ciò che gli resta è rinchiudersi nella sua stanza e inseguire i fantasmi del passato, rievocando una vita densa di avventure e amori che rivivono nel suo libro di memorie Histoire de ma vie: dalle gioie carnevalesche di Venezia, dove per la sua vita sregolata venne processato dal Tribunale dell’Inquisizione e rinchiuso nel carcere dei Piombi, alla sua evasione e il girovagare per le corti europee (Parigi, Londra, Roma, Dresda) fino all’inevitabile declino dell’antieroe, con molte porte che gli si chiusero in faccia, e al suo decadimento fisico.
Prodotto dalla PEA di Alberto Grimaldi, girato interamente in teatro di posa a Cinecittà, frutto di una lunga e travagliata gestazione, il film si aggiudicò l’Oscar per i migliori costumi a Danilo Donati, il David di Donatello per la miglior colonna sonora a Nino Rota, Nastri d’argento e altri riconoscimenti. Prima di affidare il ruolo del protagonista a Donald Sutherland, la lista dei possibili candidati alla parte di Casanova comprese, tra gli altri, Michael Caine, Michel Piccoli, Jack Nicholson, Gian Maria Volonté. Ricordando la sua esperienza con Fellini, a distanza di molti anni Sutherland ha detto: “Un giorno lui stava facendo un’intervista sul set. Il giornalista gli chiese perché avesse scelto me per la parte. Ero abbastanza vicino da sentire la conversazione. Mi aspettavo che dicesse che mi aveva voluto perché ero un grande attore, cose del genere. E, invece, la sua risposta fu: «Perché ha gli occhi di uno che si masturba molto»” (E. Brocardo, Donald Sutherland: «Fellini mi scelse perché avevo gli occhi di uno che si masturba», in «Vanity Fair», 2 ottobre 2019).
Gran parte della critica fu entusiasta. Tullio Kezich, che non si può certo dire che fosse di manica troppo larga nel recensire i film, anche quelli d’autore, parlò di un “emozionante esempio di arte onirica, non illustrativa di contenuti, cabalistica e avanguardistica”: “ancora una volta il riminese si è collocato, con un’opera eccezionale, al centro del dibattito sul cinema contemporaneo. A 57 anni Fellini sorprende per la sua capacità creativa, per la trasposizione della sua poetica nella dimensione dei grandi sogni. Il suo armamentario mitologico è quello di sempre: la madre, la provincia, la donna posseduta e non conosciuta, le avventure ribalde, il giro del mondo per sfuggire all’idea della morte” (T. Kezich, Il Millefilm. Dieci anni al cinema 1967 – 1977, Edizioni Il Formichiere, Milano 1977, vol. I, pp. 98-99).
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