Siamo nel 1770 e la giovane pittrice Marianne (Noémie Merlant) giunge su un’isola, in Bretannia, per fare il ritratto di matrimonio di Héloïse (Adèle Haenel), una ragazza che ha lasciato da poco il convento. L’accolgono la servetta di casa Sophie (Luàna Bajrami) e la contessa, madre della fanciulla (Valeria Golino). L’inizio del film della talentuosa regista Céline Sciamma riporta alla memoria Lezioni di Piano, con una protagonista apparentemente fragile ma determinata, in lotta contro le onde gelide per riprendersi tutto il necessario per dipingere, che il mare le stava per portare via. Sola, Marianne reca con sé il pesante fardello dell’essere donna che quegli abiti stratificati ed ingombranti, gonfi d’acqua, rappresentano.
In Ritratto di una Giovane in Fiamme gli uomini sono solo ombre paurose o spettatori inerti, carcerieri invisibili che manovrano i fili del gioco. La bionda Héloïse, visto che la sorella si è gettata – con ogni probabilità volontariamente – da una scogliera, facendola erede del suo destino, dovrà sposare un milanese. Non vuole quel matrimonio con uno sconosciuto e perciò rifiuta di farsi ritrarre. Marianne la dipingerà di nascosto, a memoria, fingendosi una dama di compagnia. Ma il carattere particolare della ragazza, proprio come i suoi lineamenti, le si svelerà poco a poco, di pari passo con il suo sorriso e il sentimento d’amore crescente.
Quattro donne: Marianne, Héloïse, Sophie, la contessa ed un unico destino, quello femminile, trasversale ad ogni tempo e luogo, tanto che il film, seppure in costume, risulta attuale e moderno.
Con una struttura narrativa rigorosa – la sceneggiatura del film è stata scritta dalla stessa regista in poche settimane – e una grande delicatezza, Ritratto di una Giovane in Fiamme racconta in crescendo una storia d’amore, rassegnazione e rimpianto, circondandola di destini femminili collaterali. E riesce anche a spiegare la poca presenza muliebre nelle arti, quelle arti che sono il riflesso diretto dei desideri, delle aspirazioni, dell’anima stessa delle protagoniste, che private di ogni possibilità di espressione – negata, o strappata trasgredendo le regole maschili – sono destinate ad una vita nell’ombra, se non all’annullamento e alla morte.
Le fiamme che lambiscono la veste di Héloïse rappresentano il fuoco che divampa nell’animo della giovane – il fuoco dell’amore, del desiderio di conoscenza e vita – e al contempo il fuoco distruttore che ne cancella i tratti del viso, la volontà, la possibilità di essere e di scegliere il proprio futuro. Nel film, la maternità vissuta come obbligo e dovere atavico, pena la snaturatezza e la condanna, viene descritta in modo indiretto e magistrale. Uno dei tanti meriti di Ritratto della Giovane in Fiamme è che la narrazione avviene spesso attraverso simboli e immagini – come fa il grande cinema – ad esempio il neonato sorridente che sfiora la mano e allevia la pena della piccola Sophie, mentre le stanno praticando un aborto, o un dipinto di Héloïse lontana dallo sguardo del figliolo sgraziato e richiedente, ritratto con lei. L’innocenza a la naturalezza del mondo femminile si mostra, su quella remota isola senza tempo e connotazioni di luogo, contrapposta alla furberia e al dispotismo maschili.
Ritratto della Giovane in Fiamme, racconta il mondo attraverso lo sguardo delle donne e ha vinto meritatamente il Prix du scénario al Festival di Cannes 2019, ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, 3 candidature e vinto un premio a European Film Awards, 1 candidatura a Critics Choice Award, 1 candidatura a Spirit Awards. La regista, Céline Sciamma, dopo il bellissimo Tomboy del 2011 e il successivo Diamante Nero, si conferma una narratrice dotata di straordinario talento e sensibilità, che riesce attraverso storie declinate solo al femminile, a parlare un linguaggio totalmente universale.
Il film è disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video
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Degno di nota! Grazie per l’articolo, generalmente un articolo estremamente buono, tiene conto per andare a noi restituito.,