Riccardo Camilli, dopo Peggio per me (2017), dirige e interpreta la sua nuova commedia: Guarda chi si vede.
Se peggio per me era stato un piacevolissimo e riuscito amarcord di quegli anni ormai trascorsi, fatti di musicassette e sogni, che disegnava con malinconia la fragilità della generazione degli ultra quarantenni di oggi, Guarda chi si vede va oltre, e ci regala una commedia tratteggiata con garbo e delicatezza, che affronta il tema della scomparsa di una persona cara. Il respiro diventa più ampio e tocca temi che si allontanano dal soggettivo del proprio vissuto.
La vocazione di Camilli si conferma la commedia, una commedia che non ha nulla di superficiale, già visto o ridanciano, ma al contrario fa sorridere e riflettere. Se si dovesse cercare un tratto distintivo del lavoro del regista romano, sempre rigoroso, ben sceneggiato, con personaggi nella parte, una storia convincente e attori diretti come si deve, forse la parola che racchiude tutto sarebbe “dolcezza”. Con profonda umanità, indulgenza nello sguardo, la ricerca di semplicità di Camilli non ha nulla di ingenuo, ma nasce dalla scrupolosità di una tensione morale che ha radici e trova alimento nel ricordo del passato, nel come eravamo, come dovremmo (vorremmo) essere ancora.
Claudia (Gioia Vicari) ha perso il marito Marco (Riccardo Camilli) in un maledetto incidente, che però ha ben poco di fatale o inevitabile: il ponte su cui stava passando è improvvisamente crollato mentre si trovava alla guida della sua auto, in una delle tante storie italiane di scarsa manutenzione e negligenza. A tre anni da questa tragedia, rimasta sola con una figlia appena diciottenne (Alessia De Mattia), la giovane donna inizia a vedere – o immaginare di vedere – il marito, che le sorride, le parla, l’ascolta.
L’apparizione di Marco però non ha a che fare con il realismo magico di Dona Flor e i suoi due mariti di Bruno Barreto, ma nasce dal desiderio di sentirsi meno sola, di avere ancora un punto di riferimento e un compagno, proprio nel momento in cui l’esigenza di aprirsi di nuovo al mondo si fa sentire, ma mette ancora paura. Claudia ha biosgno di sapere che anche suo marito sarebbe d’accordo con lei nelle scelte di vita più importanti, nel modo giusto di consigliare la figlia e forse nel trovare, per sè stessa, il coraggio di un nuovo amore.
Attorno alla figura di Claudia gravitano tutte donne, la migliore amica, la figlia, la sorella (Tania Angelosanto), ognuna delle quali ha in qualche modo, una vita sentimentale congelata, inconsapevolmente fermata da quella tragedia incancellabile, quell'”incidente” dal quale risollevarsi non è facile e che rischerebbe di segnare per sempre Claudia e la sua famiglia. Drammi simili infatti provocano solchi profondi che spesso si trasferiscono da una generazione all’altra. Per fortuna, garzie all’amore e a un pizzico di follia, non sarà così.
Guarda chi si vede è una commedia dalla storia lineare, dal ritmo brillante, che sa essere molto divertente e al contempo riflessiva, che lascia quel sapore tra il dolce e l’amaro tipico dei film di Riccardo Camilli. Una bella storia insomma, che deve molto anche agli interpreti, tutti perfetti per la parte (Angelo Orlando, Ferruccio Lanza, Matteo Quinzi…), che con la loro naturalezza e talento riescono a rendere il film quasi perfetto.
Autoprodotto con un budget limitato e grazie a un crowfunding, questo piccolo gioiello non aspetta altro che qualcuno che creda in lui, e cioè in quel buon cinema italiano che non vuole vendersi per quello che non è, non ha bisogno di strillare, estremizzare o di imitare, ma affonda le radici nella commedia alla Massimo Troisi, in salsa laziale e offre un intrattenimento pulito, attraversato però da tante venature.
Insomma, con impegno, onestà e amore, affrontando le proprie paure, si può anche riuscire ad essere felici, ma, come dice il profondo sguardo della protagonista nel finale, è difficile, quanto è difficile…!
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