La donna della domenica di Luigi Comencini
Regia: Luigi Comencini; poliziesco, Italia/Francia/1975
Interpreti: Marcello Mastroianni, Jean-Louis Trintignant, Jaqueline Bisset, Pino Caruso, Aldo Reggiani, Lina Volonghi, Claudio Gora, Franco Nebbia, Giuseppe Anatrelli
Lunedì 10 gennaio, ore 22.15, Rai 5, canale 23; durata: 105′
Imperdibile appuntamento su Rai5 con il poliziesco d’autore: La donna della domenica di Luigi Comencini, tratto dall’omonimo romanzo giallo scritto a quattro mani da Carlo Fruttero e Franco Lucentini pubblicato per la prima volta nel 1972 e ambientato in una Torino “bene” torbida e corrotta. La sceneggiatura porta le autorevoli firme della coppia Age & Scarpelli, le musiche sono composte e dirette dal maestro Ennio Morricone.
Il commissario Santamaria (Marcello Mastroianni), romano trasferito alla Questura di Torino, viene incaricato di indagare sull’uccisione dell’equivoco architetto Garrone (Claudio Gora). La presunta arma del delitto (un fallo di marmo) e alcune circostanze lo inducono a sospettare di Anna Carla Dosio (Jaqueline Bisset), un’affascinante signora della ricca borghesia da cui il poliziotto si sente immediatamente attratto, e di Massimo Campi (Jean-Louis Trintignant), amico di lei, legato da amicizia particolare all’impiegato comunale Lello Riviera (Aldo Reggiani). Le indagini si arenano a causa dell’intricarsi degli indizi e per le raccomandazioni dei superiori che temono di sollevare un polverone. Lello, deciso a scagionare Massimo, segue una pista diversa da quella del commissario Santamaria e indaga tra le corruzioni documentate presso il catasto comunale. Ma la serie dei delitti non è finita…
Realizzato in coproduzione tra la Primex Italiana e la società francese Production Fox Europa, il film uscì nelle sale nel dicembre del 1975 registrando ottimi incassi al botteghino. In generale la critica, pur mettendone in luce alcune mancanze nel confronto con il modello letterario e con l’imprescindibile ambientazione torinese del romanzo, accolse favorevolmente il film. Francesco Savio scrisse:
“ [nel film di Comencini] va purtroppo perduto, com’è ovvio, coll’agio dilatorio della pagina, il chiacchiericcio ornato dello stile. Per il resto, l’impianto non si scosta da quello, collaudato, del romanzo: in cui gli sceneggiatori Age e Scarpelli hanno insufflato lo spirito becero, ma disinvolto e pregnante, che non da oggi li caratterizza. Toccava probabilmente a Comencini castigare gli eccessi di colore, le intemperanze lessicali, i vezzi, insomma i manierismi deteriori che, in un copione tuttavia efficiente, fanno pensare a un giallo all’italiana anziché, come dovevasi, alla torinese. [..] Con questi limiti e scompensi, il film mi sembra, nell’insieme, ben riuscito.” («Il Mondo», 5 febbraio 1976).
Gianni Rondolino aggiungeva che il “film mantiene in sostanza quello che promette, e l’ingarbugliata vicenda gialla, un poco sfrondata di episodi collaterali, e di motivi secondari, si scioglie progressivamente secondo le regole di tal genere di prodotti. C’è da osservare che nel film manca quella «torinesità» che invece costituiva il fascino del romanzo…” (Catalogo Bolaffi del Cinema Italiano, 1975/76).
Lascia un commento