La regista neozelandese Jane Campion ha vinto il premio per la miglior regia alla 78° Mostra di Venezia e il suo Il potere del cane è stato giudicato il miglior film drammatico ai Golden Globe 2022. Un nuovo riconoscimento prestigioso, 28 anni dopo l’Oscar per Lezioni di piano e dopo 12 anni di pausa dal cinema.
Da sempre Campion ci ha abituati a un cinema di altissimo livello, composto di bellezza – Bright Star – tormento – Un Angelo alla mia tavola e una perfezione formale che contiene una passione repressa pronta a deflagrare nella tragedia – Ritratto di Signora.
Il Potere del cane racchiude tutti questi elementi e pur non essendo il suo film migliore, ma è difficile che Jane Campion produca qualcosa di meno di un capolavoro (forse l’incompreso In The Cut), presenta una maturità stilistica che non necessita più di sensazionalismi e il cui serrato wire wrapping – una tecnica di tessitura del metallo – può essere scambiato per rigidità. In realtà ogni immagine, ogni paesaggio, ogni sguardo, contiene una sensualità trattenuta e imbrigliata nella perfezione formale sempre sul punto di esplodere.
Stavolta la regista si cimenta con il romanzo di Thomas Savage, pubblicato nel 1967 e ambientato nel Montana negli anni ’20, facendo emergere il meglio dai già bravi attori che dirige, tra tutti Kirsten Dunst e il suo alter ego Beneditch Cumberbatch, entrambi eccezionali.
I fratelli Phil (Beneditch Cumberbatch) e George (Jesse Plemons) sono benestanti proprietari terrieri che vivono in solitudine. Il primo, in apparenza, ha una personalità dominante, rude e virile, ammirato e temuto dai suoi sottomessi. L’altro è più timido e sensibile, e trova nella vedova Rose (Kirsten Dunst) una nuova compagna di vita. Ma quando la porta a vivere nel ranch di famiglia assieme al figlio Peter (Kodi Smit-McPhee), Phil inizia a trattarla con crudeltà studiata, sentendo venire meno l’equilibrio familiare e temendo di non riuscire più a nascondere la sua vera natura. Insospettatabilmente erudito, si comporta in modo rozzo, mostrandosi forte proprio dove è più fragile. Il figlio adolescente di Rose, delicato studente di medicina, sarà il suo zimbello e vittima predistinata. Ma in questo film quasi nessuno è solo quello che appare.
Il potere del cane è un western dalle dinamiche psicologiche sottili, complesse, dall’esito imprevedibile. E’ una storia in cui i veri protagonisti sono i morti: la voce-off dell’inizio di Peter (“Quando mio padre è morto, volevo solo aiutare mia madre”), la morte per suicidio del marito di Rose, ed infine il grande e leggendario amico di Phil, del quale l’uomo conserva ogni cosa come fosse una reliquia.
Se i fantasmi continuano a condizionare le vite e il destino degli uomini, già braccati dai propri demoni interiori, ognuno deve fare i conti con la sua vera natura, che si discosta molto dalle apparenze.
Il titolo è tratto da un passo della Bibbia, un salmo che recita “Salva l’anima dalla spada, salva il cuore dal potere del cane”, laddove l’animale rappresenta quel groviglio di pulsioni caotiche, di eros, autodistruzione o aggressività che covano segretamente in ognuno di noi. E così è il film, un intreccio di impulsi irrazionali e violenti racchiuso in una cornice perfetta.
Il pensiero va a I Cancelli del Cielo di Cimino, western altrettanto inusuale e ambizioso, ma in una forma molto più intimistica, meno sanguinosa e ben più crudele.
Titolo: Il potere del cane
Data di uscita: 17 novembre 2021
Genere: Drammatico
Anno: 2021
Regia: Jane Campion
Attori: Benedict Cumberbatch, Jesse Plemons, Kirsten Dunst, Kodi Smit-McPhee, Thomasin McKenzie, Keith Carradine, Frances Conroy, Adam Beach, Sean Keenan, Cohen Holloway, Stephen Lovatt, Alison Bruce
Paese: Nuova Zelanda, Australia
Durata: 136 min
Distribuzione: Netflix
Sceneggiatura: Jane Campion
Montaggio: Peter Sciberras
Musiche: Jonny Greenwood
Produzione: See-Saw Films, Brightstar, Max Films International, BBC Films
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