Disponibile su RaiPlay La Tosca, un film del 1973 scritto e diretto da Luigi Magni, liberamente tratto dall’omonimo dramma di Victorien Sardou, rivisto in chiave ironico-grottesca e in forma di commedia musicale, con musiche di Armando Trovajoli e testi delle canzoni dello stesso regista. Il film è interpretato da Gigi Proietti e Monica Vitti nei ruoli dei protagonisti. Sceneggiato da Luigi Magni, con la fotografia di Franco Di Giacomo, il montaggio di Ruggero Mastroianni, le scenografie e i costumi di Lucia Mirisola, La Tosca è interpretato da Monica Vitti, Gigi Proietti, Umberto Orsini, Aldo Fabrizi, Vittorio Gassman, Gianni Bonagura, Fiorenzo Fiorentini, Marisa Fabbri, Ninetto Davoli.
Trama
Roma, 1800. Mario Cavaradossi, amante della Tosca, nasconde Angelotti, un patriota evaso. Scarpia, capo della polizia papalina, attraverso la donna scopre il rifugio del fuggiasco, che si uccide. Tosca e il suo amante sono rinchiusi a Castel Sant’Angelo e il poliziotto ha modo di dar fondo a tutta la sua perfidia in vista del tragico epilogo.
Luigi Magni, cantore di Roma per eccellenza, torna a raccontare la storia della città eterna, eternamente in bilico tra sacro e profano, la devozione alla Chiesa e il desiderio di emancipazione e democrazia, mettendo in scena un gustosissimo film musicale sostenuto dalle indimenticabili melodie di Armando Trovaioli e dalle prestazioni di un cast straordinario, composto da fuoriclasse quali Monica Vitti, Gigi Proietti, Vittorio Gassman, Aldo Fabrizi, Umberto Orsini. Dopo aver denunciato le malefatte del potere temporale ecclesiastico nel precedente Nell’anno del Signore, stavolta il regista preferisce alleggerire le atmosfere, utilizzando disinvoltamente toni ironici e grotteschi, pur non rinunciando a rievocare con una certa precisione il contesto storico, quello dell’inizio dell’Ottocento, quando l’avanzata inesorabile dell’esercito di Napoleone faceva tremare tutti i regnanti d’Europa, compreso il Papa.
La romanità, ancora una volta, viene rievocata in modo attento e ciò che emerge è quel carattere disincantato, bonario e cinico al tempo stesso, di un popolo mai davvero incline a mutare il corso degli eventi, laddove l’indolenza ha sempre prevalso su qualunque altro aspetto. Eppure, nonostante tutto, uno zoccolo duro di giacobini e liberali è riuscito a resistere, ponendosi ostinatamente e orgogliosamente contro un ordine di cui stigmatizzava le contraddizioni e non riconosceva legittimità. Il triste epilogo dei due amanti, Mario Cavaradossi e la Tosca, conclude tragicamente la narrazione di una vicenda puntellata da numerose trovate umoristiche, confermando la tendenza di Magni a stare sempre in equilibrio tra commedia e dramma, leggerezza e necessità di segnalare ciò che ha contraddistinto un passato non così lontano.
Il finale con Gigi Proietti che canta un’accorata Nun je da’ retta Roma è indelebilmente impresso nell’immaginario degli spettatori e resta una delle pagine cinematografiche più toccanti dell’attore recentemente scomparso. Monica Vitti non è da meno, laddove duetta egregiamente sia con Proietti sia con l’altro cavallo di razza, Vittorio Gassman. Così come è indimenticabile la prestazione di Aldo Fabrizi, un vescovo governatore sornione ma scaltro, campione di quel savori faire tutto romano. Sebbene imperfetto, con un ritmo altalenante e diseguale, La Tosca resta un film molto gradevole, che fa sempre piacere rivedere. E quando si resiste alla prova del tempo, significa che ci si è guadagnati un posto nella memoria.
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