La figura storica dello scienziato serbo Nikola Tesla, nato nel 1856, era talmente affascinante che il regista americano Michael Almereyda poteva contare su un materiale notevole. Il geniale inventore – genio vero – immigrato negli Stati Uniti nel 1884, era un uomo non comune, sia nell’aspetto che nel carattere: alto 1.90, magro, con un bel viso ed occhi intensi, vivissimi. Visionario, brillante e probabilmente affetto da una forma lieve di autismo, pieno di ossessioni e fobie, affascinante ed ammirato dalle donne ma incapace di relazioni sentimentali, se non epistolari e platoniche. Timido, schivo, dedito ai suoi studi fino a perdere il sonno, Tesla era del tutto insensibile al denaro e la sua mente superiore lo faceva guardare più in alto: forse troppo in alto per i suoi coevi.

Una fotografia d’epoca che ritrae lo scienziato Nikola Tesla
Egli registrò tanti brevetti quanto il suo rivale Thomas Edison, ma non ebbe altrettanta fortuna, ed ogni volta fu privato dei guadagni meritati, al punto da ritrovarsi a morire in miseria, anziano e solo. Pur stimatissimo a livello internazionale, il grande visionario era privo di quell’avidità e capacità imprenditoriale che avevano reso agiati e noti altri scienziati.
Alla figura, ben più famosa e celebrata in patria di Thomas Edison è infatti dedicato il film Edison – L’uomo che illuminò il mondo (2017) diretto da Alfonso Gomez-Rejon con Benedict Cumberbatch nel ruolo di Edison.
Tesla, nella mani di Almereyda, diventa un biopic che di brillante e originale non ha che qualche guizzo di forma, restando nel contenuto la storia didascalica di uno scienziato sfortunato, incomprensibile, triste ed opaco, perennemente accigliato. Ethan Hawke, il suo interprete, vale più sulla carta che nella resa, forse troppo in là negli anni, forse penalizzato dalla direzione del regista, non si lascia mai andare alla bellezza della follia, rimane sempre sotto le righe, timido, passivo, confuso. Attorno a lui ruotano imprenditori, scienziati, amici e donne tutte belle nello stesso modo, nella concezione più moderna (talvolta è difficile distinguerle), che si esprimono per frasi ad effetto, o hanno il ruolo di voce narrante. La fidanzata mancata Anne Morgan, figlia del miliardario J. P. Morgan, la famosa attrice Sarah Bernhardt, che se è comprensibile che fosse rimasta ammaliata da Tesla, non si capisce proprio come possa esserlo stata dal suo grigio interprete cinematografico, Hawke, che sembra meno attore di quanto non lo sembrasse l’originale.
Brillantini luminosi che percorrono parti dello schermo o dei volti degli interpreti in modo decorativo e che vorrebbero essere la luce elettrica che resta perenne protagonista della storia, o immagini di repertorio che si alternano e commentano la vicenda, come sfondi paesaggistici da cartolina, che inquadrano la figura del povero Tesla mentre cerca di allearsi e allinearsi alle forze primigenie del pianeta, ma deve combattere con personaggi meschini e miserie quotidiane, gare a chi arriva primo nella scoperta di qualcosa, possono far risultare meno noiso il film, o un qualche modo storicamente interessante, ma non rendono assolutamente giustizia al personaggio e non ne galvanizzano l’ombra opaca.
Tesla, presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival nel 2020, rimane una promessa mancata. Forse quando si ha per le mani una materia magica, si dovrebbe osare di più, andando oltre l’ordinario. Se Kyle MacLachlan appare credibile velle vesti di Edison, come è la sua rivalità con lo scienziato serbo, lo stesso non si può dire di Ethan Hawke nel ruolo di Nikola Tesla, che non fu semplicemente un uomo timido, triste, sfortunato, più o meno disinteressato a donne e ricchezza e vagamente filantropo, come trapela dal film.
Tesla seguiva un suo personale percorso, difficile, completamente nuovo e irto di difficoltà per la creazione del moderno motore a corrente alternata e una serie di invenzioni ed idee proiettate in un mondo che doveva ancora arrivare. La sua natura di immigrato e di europeo era in totale contrasto con la filosofia industriale americana che si stava facendo strada in quel periodo, basata sulla mancanza di scrupoli morali e sul profitto. Questo genio che fu Tesla rimase longevo oltre ogni prospettiva per quel periodo storico, evitando di nutrirsi di carne, almeno per gli ultimi decenni della sua vita.
Tesla vale la pena di essere visto per pura curiosità in relazione alla sua straordinaria vicenda, ma la sua immagine, il suo mito, al pari di tutti i geni incompresi che hanno visto troppo stretto sulla loro pelle e sulle loro ali l’abito del periodo storico che hanno vissuto, resta ancora una storia da raccontare o forse solo un’anima da immaginare, sulla quale fare ipotesi e analisi, supposizioni senza fine.
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