La notte più attesa dell’anno per gli amanti del cinema si è conclusa tra l’emozione di un ritorno, seppur impacciato, alla normalità e non poche polemiche e colpi di scena. La cerimonia è tornata a casa al Dolby Theatre di Los Angeles dopo la breve pausa alla Union Station dello scorso anno. Sul Red Carpet sono tornate a sfilare le stars, tra le quali molte hanno deciso di appuntare sugli abiti il nastro blu con l’hashtag #withrefugees.
Le sorelle Williams aprono la serata introducendo Beyoncé, candidata all’oscar per il brano Be Alive e la cerimonia inizia con il video della canzone. La conduzione della premiazione è affidata, per la prima volta nella storia dello show, alle tre attrici comiche Wanda Sykes, Regina Hall e Amy Schumer. “Ingaggiare tre donne costa meno che prendere un suolo uomo” commenta la Schumer, mentre la Hall aggiunge: “Sono entusiasta di essere qui a rappresentare le donne nere che fanno rumore“.
Questi Oscar, in una serata non semplice, cercano di risollevare gli animi dopo gli anni difficili di pandemia e vogliono intrattenere lo spettatore facendolo sognare per qualche ora, staccando dal drammatico periodo che tutto il Mondo sta vivendo e avendo come missione principale quella di alzare l’audience che negli ultimi anni è diminuita notevolmente.
Nonostante tutto, come da alcuni anni si è iniziato a notare, la cerimonia rimane sempre più disconnessa e impacciata ponendo troppa enfasi sul politically correct, tralasciando il vero spettacolo e creando sempre più divisione ingiustificata tra premi tecnici e premi principali. Proprio riguardo questo, molti partecipanti, tra cui Steven Spielberg, hanno espresso tutto il loro disappunto per la discutibile scelta di assegnare i premi tecnici prima della serata, mentre le stars sfilavano sul Red Carpet. A riguardo Spielberg ha affermato: “Non mi trovo d’accordo con la decisione presa dal comitato esecutivo. Tutti noi realizziamo un film insieme, diventiamo una famiglia in cui ciò che sa fare qualcuno è indispensabile tanto quanto ciò che sa fare qualcun altro. Credo che agli Academy Awards tutti debbano avere la medesima importanza. Cerchiamo tutti fare del nostro meglio nel raccontare le migliori storie possibili, senza eccezioni. E questo per me vuol dire che tutti si siedono allo stesso tavolo a ora di cena”.
Nel complesso c’è stato un buon equilibrio tra spettacolo, musica ed elementi drammatici come il ricordo del conflitto in Ucraina, per il quale è stato osservato un minuto di silenzio, e il momento di tensione che ha coinvolto Will Smith e Chris Rock. A proposito del conflitto che da settimane è al centro dell’attenzione mondiale, si era molto discusso circa il modo in cui avrebbe trovato spazio nella cerimonia, si parlava addirittura di un intervento del presidente Zelensky. L’Accademy ha mandato un messaggio di sostegno lanciando l’hashtag #standwithUkraine e scrivendo alcune parole durante l’osservazione del minuto di silenzio: “vorremmo chiedere un minuto di silenzio per mostrare il nostro supporto al popolo ucraino che al momento sta affrontando invasione, conflitto e pregiudizi all’interno dei loro confini. Sebbene il cinema sia un’importante via per dimostrare la nostra umanità in tempo di guerra la realtà è che milioni di famiglie in ucraina hanno bisogno di cibo, medicine, acqua potabile e servizi di emergenza. Le risorse sono scarse e noi, collettivamente come una comunità globale possiamo fare di più. Vi chiediamo di supportare l’ucraina in ogni modo possibile”.
Subito dopo è salita sul palco Mila Kunis, di origine ucraina, che prima di presentare il brano Somehow you do, candidato alla miglior canzone, ha detto: “nelle ultime settimane il Mondo è rimasto scioccato da un’invasione non provocata e da un atto di aggressione“.
Questa 94esima edizione degli Academy Awards si è conclusa con l’inattesa vittoria di Coda: I segni del cuore, una commedia drammatica che narra le vicende di Ruby Rossi, unico membro udente della sua famiglia, con una grande passione per il canto. Coda, insieme a Dune, dominano la premiazione con ben 6 statuette tecniche su 10 nomination per il secondo e 3 su 3 per il primo.
Coda: I segni del cuore, film interpretato nel linguaggio dei segni, porta a casa una vittoria storica aggiudicandosi il miglior film, migliore sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista. La pellicola è un remake della commedia francese del 2014 La famiglia Belier. Gli attori Marleen Matlin, Troy Kotsur e Daniel Durant che interpretano i familiari di Ruby sono tutti e tre sordi.
Kotsur inoltre è il secondo attore non udente a vincere la statuetta dopo Marleen Matlin. Nel suo discorso di ringraziamento ha detto: “è bellissimo essere qui, far parte di questo viaggio fantastico e che il nostro film abbia raggiunto tutto il mondo, ci hanno persino invitato alla Casa Bianca a fare un giro e ho provato a insegnar loro qualche parolaccia ma mi hanno detto di contenermi, Voglio ringraziare i teatri per sordi che mi hanno permesso di sviluppare la mia arte e mio padre e i miei più grandi fan, mia moglie e i miei figli, Questo Oscar è dedicato alla comunità sorda“.
Il premio per il Miglior film internazionale è andato al giapponese Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi, candidato anche nella categoria miglior film. Delusione quindi per l’Italia che, come in altre competizioni, resta fuori dalla notte degli Oscar. Sia Enrico Casarosa per Luca che Paolo Sorrentino per È stata la mano di Dio, si vedono privati dell’ambita statuetta. Il film giapponese era dato per favorito e si è confermato vincitore. Sorrentino si è detto comunque molto felice di essere lì con un film a cui tiene davvero molto. Anche Luca ne è uscito sconfitto, l’oscar per il miglior film d’animazione è andato ad Encanto. Non ce l’ha fatta nemmeno Massimo Cantini Parrini, candidato per i costumi di Cyrano, statuetta assegnata a Jenny Beavan per Crudelia.
Il premio per la miglior regia è andato alla neozelandese Jane Campion per Il potere del cane, è stata la prima donna a ricevere la nomination come miglior regista due volte e segue Kathryn Bigelow e Chloe Zhao come terza donna in assoluto a vincere il premio.
A Jessica Chastain va invece l’Oscar come Miglior attrice protagonista per il film Gli Occhi di Tammy Faye ed è stata acclamata con una standing ovation. L’attrice, commossa, nel suo discorso di ringraziamento ha detto: “Usciamo da un momento difficile di grande isolamento E così tante persone là fuori si sentono disperate e sole. Il suicidio è una delle principali cause di morte negli Stati Uniti, soprattutto nella comunità LGBT e ha toccato molte famiglie, compresa la mia. Chiunque di voi là fuori si sente senza speranza o solo, voglio che sappiate che siete amati incondizionatamente per l’unicità che siete e che rappresentate“.
Kenneth Branagh vince il suo primo Oscar dopo 8 nomination grazie a Belfast, il suo film più sentito e personale. Ambientato in Irlanda durante gli scontri tra cattolici e protestanti negli anni Sessanta, la vicenda è narrata dal punto di vista di un bambino di 9 anni. Il premio per la miglior sceneggiatura originale va quindi a Branagh che durante il discorso di ringraziamento ha detto: “ è un grande onore per la mia famiglia e un tributo per una grande città. Questa storia è la ricerca della felicità e della speranza. Abbiamo perso persone che non dimenticheremo mai nel raccontare questa storia e questa bellissima isola, l’Irlanda“.
The Queen of Basketball ha vinto l’Oscar per il miglior cortometraggio. Il regista Ben Proudfoot ha fatto un discorso toccante sulla protagonista del suo corto e ha anche invitato il Presidente degli Stati Uniti a “riportare a casa Brittney Griner” una cestista oro olimpico, arrestata a febbraio a Mosca con l’accusa di aver portato Marijuana. Il film narra la storia invece di Lusia Harris, la prima donna a fare canestro alle olimpiadi e una delle prime due donne inserite nella Basketball Hall of Fame. L’atleta è venuta a mancare a Gennaio all’età di 66 anni.
Billie Eilish e il fratello Finneas O’Connell vincono invece l’Oscar per la Migliore canzone originale: No time to Die, titolo omonimo dell’ultimo film di 007, di cui sono autori di musica e testo. Proprio a James Bond viene reso omaggio durante la cerimonia con un montaggio per celebrare i sessant’anni di film della saga di cui questo ultimo film di Daniel Craig sembra essere il gran finale.
Il premio come Miglior attrice non protagonista viene consegnato ad Ariana DeBose per il musical West Side Story, che è poi l’unica statuetta delle 7 nomination ricevute dal film di Spielberg. Molto toccante è stato il suo discorso di ringraziamento, essendo la prima attrice nera apertamente gay a vincere l’oscar: “Adesso avete capito perchè Anita dice voglio essere in America, perchè anche in questo mondo folle si possono realizzare i sogni. Se dovessi ringraziare tutte le persone che mi hanno portato qui staremmo insieme fino ai prossimi Oscar. Un grazie lo devo a te Steven, non ti libererai più di me, e a Rita Moreno che è stata fantastica. Per chi ha mai messo in dubbio la vostra identità vi ricordo che c’è un posto per noi, c’è un posto per tutti“. Rita Moreno, che lei cita nel suo discorso, vinse lo stesso premio per lo stesso film nel 1961.
Il premio per il Miglior Attore Protagonista è invece quello che in queste ore sta facendo più discutere. Premio più che meritato per la bellissima interpretazione che Will Smith ha dato di King Richard, il padre delle sorelle Williams, nella pellicola King Richard – una famiglia vincente.
Un fatto spiacevole ma che si poteva evitare è accaduto poco prima dell’assegnazione del premio. Ha visto coinvolti Chris Rock, che ha fatto una battuta infelice e fuori luogo su un problema di salute di Jada Pinkett Smith, moglie di Will, e Will che ha reagito d’impulso alzandosi dal suo posto in prima fila per andare a dare uno schiaffo a pieno viso a Chris davanti a tutti. “Will Smith mi ha appena picchiato, è la più grande notte nella storia della televisione” cerca di sdrammatizzare Rock, ma Smith, ancora visibilmente teso risponde: “Tieni il nome di mia moglie via dalla tua f* bocca“.
Ovviamente le polemiche nelle ore successive si sono concentrate tutte su questi pochi secondi di spettacolo. Probabilmente Smith avrebbe “colpito” di più con le parole, citando l’offesa nel suo discorso di ringraziamento, affrontando quindi il tutto in maniera molto più matura e ragionevole, invece ha preferito agire d’impulso e questo sin da subito ha avuto ripercussioni su tutto il resto.
Il suo discorso, visibilmente commosso, era anche molto carico di tensione e ansia, è stato molto lungo e ripetitivo in alcuni punti. Si è scusato per ciò che ha fatto dicendo che “l’amore fa fare cose folli”. Si è scusato con l’Accademy e ha aggiunto: “Questo è un bellissimo momento e io non sto piangendo per aver vinto il premio. Non è una questione di vincere un premio, è questione di essere in grado di irradiare una luce su tutte le persone“. Ha ringraziato l’intero cast e anche l’intera famiglia Williams; “l’arte imita la vita. Io sembro adesso il padre pazzo, ma l’amore fa fare cose pazze“. Ha anche ricordato un consiglio che gli ha dato poco prima il grande Denzel Washington: “ora che sei nel momento più alto, stai attento, perchè è in questo momento che il diavolo ti verrà a cercare“.
Sull’episodio si è successivamente espressa l’Accademy che, in un comunicato ufficiale ha dichiarato di “non perdonare nessun tipo di violenza“.
“Mi dispiace enormemente per come Will sia riuscito a rovinare la serata più importante della sua vita. Nessuno sa i pregressi di quel nervo tanto scoperto da fargli perdere così il controllo. Lui sa sempre come uscire da ogni situazione. Il fatto che ieri sia inciampato mi addolora” ha scritto su Twitter invece Gabriele Muccino.
Infine ad assegnare l’Oscar come miglior film sono state Lady Gaga e Liza Minnelli in sedia a rotelle. Gaga l’ha presentata dicendo: “mi piace stare vicino alle leggende“. Lunghissimo è stato l’applauso per Liza che vinse l’Oscar a 27 anni con Cabaret nel 1973 e ha compiuto 76 anni pochi giorni fa.
Quest’anno gli Oscar hanno reso omaggio anche al Padrino, per i 50 anni dall’uscita del primo film e Francis Ford Coppola, Al Pacino e Robert De Niro sono stati accolti con una standing ovation. Discorso toccante di Coppola in una fin troppo rapida rievocazione in cui Pacino e De Niro non hanno detto nemmeno una parola.
Ugualmente rapido ma molto divertente l’intervento di Samuel L. Jackson, Uma Thurman e John Travolta che ricordano i 30 anni di Pulp Fiction e scherzano sul contenuto della valigetta mentre Travolta si esibisce nella sua famosa danza.
Molto toccante come sempre l’In Memoriam che quest’anno è stato realizzato con un coro sul palco e diversi interventi per ricordare le belle anime che ci hanno lasciato nell’anno passato. Lina Wermueller è stata omaggiata da Jane Campion e Greta Gerwig. Bill Murray ha avuto un pensiero per Ivan Reitman e Jamie Lee Curtis per Betty White.
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