Benvenuti nella videoarte di Jonathan Glazer, dove le immagini sono abito concettuale e la musica attraversa i lobi del cervello disturbando l’inconscio. Presentato in concorso alla 70a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia (2013) Under the Skin non fa certo mistero delle origini del suo regista, videomaker di clip musicali (vedesi Karma Police per i Radiohead) che si distinguono per la tempra emanata dalle immagini. Formula ampiamente ereditata nel suo ultimo lavoro che spicca poco per la trama e tanto per l’aggancio dermico del titolo sulla quale poggia.
La Pelle (Skin), sia essa degli umani o degli alieni, è qui espressione del dramma fantasmatico del regista, del tessuto estetico e enigmatico che carpisce e disegna la decadenza della società. Nel caso specifico a fare da sfondo è una povera e fredda Scozia, scenario di volti solitari e di paesaggi angoscianti dentro la quale si muove la distaccata Scarlett Johansson. Attraente e gelida presenza di questa straniante fantascienza in cui adesca uomini e niente più. Il motivo del suo vagare è svelato nelle omonime pagine di Michel Faber (2000) a cui Glazer si ispira, perché il suo film in realtà raggiunge diretto il cuore del romanzo, omettendo spiegazioni e spiragli d’approfondimento.
Si fluttua in Under the Skin, nell’oscurità e nell’ignoto, in poltiglie organiche, nelle supposizioni di ciò che l’altro è e nei risvolti di quello che accade. L’obiettivo non è spiegare, piuttosto formulare un cinema d’esperienza, uditiva e visiva. Ai dialoghi scarni tra i personaggi si antepongono infatti le ambientazioni urbane di una metropoli disadorna, gli umidi boschi e i paesaggi naturali e plumbei di mari in tempesta. Desolazioni impietose dove la superficie tra l’essere straniero e l’umano non appare poi così diversa. L’alienazione (spirituale) si dipana tra i gangli di una società al limite del distacco emotivo come di quello fisico.
L’occhio con il quale il diverso ci guarda muta lentamente sottopelle, sotto quella pelle da cui succhia la vita e assorbe (ma non vi è certezza) briciole d’umanità. Ciò che si mostra sono i tentativi di saggiare l’incomprensibile, di guardare oltre gli specchi, oltre la monotonia dello scopo e dell’azione. Mostrare è per Glazer più importante che raccontare, e la visione straziante del contesto è presentata attraverso volti sfigurati, bucce di corpi umani disseccati e brusii che si insinuano densi sulle immagini.
È cinema di tenebra artistica più che di narrazione, di vertigine psicologica più che di senso testuale. Allungato, persino apatico su copione, Under the Skin non regala sentimenti, chiede allo spettatore di osservare il suo corso e di volerci camminare dentro. Non è indifferenza quella che suscita, ma forse bisogna avere gli stomaci duri.
Titolo: Under the Skin
Regia: Jonathan Glazer
Sceneggiatura: Walter Campbell, Jonathan Glazer (basata sul romanzo omonimo di Michel Faber)
Cast: Scarlett Johansson, Paul Brannigan, Robert J. Goodwin, Krystof Hadek, Scott Dymond, Michael Moreland
Musiche: Mica Levi
Genere: fantascienza
Durata: 104’
Produzione: Film4, FilmNation Entertainment, JW Films
Distribuzione: BiM
Nazione: Gran Bretagna
Uscita: 28/08/2014.
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