A Ciambra
Regia: Jonas Carpignano; noir, Italia, Francia, Germania 2017
Interpreti: Damiano Amato e Pio Amato.
Lunedì 25 aprile, ore 22.15, Rai 5, canale 23; durata: 110′
Il 14enne Pio vive nella Ciambra, la comunità rom stanziale di Gioia Tauro in Calabria e vuole crescere in fretta. Come il suo fratello maggiore Cosimo, Pio beve, fuma e impara l’arte di truffatore di strada. Così, quando Cosimo non sarà più in grado di badare alla famiglia, Pio dovrà prendere il suo posto. Tuttavia, questo ruolo così grande per lui arriva troppo presto, mettendolo di fronte a una scelta impossibile.
PRODUTTORE ESECUTIVO: MARTIN SCORSESE. SELEZIONATO ALLA 49a QUINZAINE DES RÉALISATEURS (CANNES 2017), HA RICEVUTO IL PREMIO LABEL EUROPA CINEMA. DAVID DI DONATELLO 2018 PER: MIGLIOR REGIA e MONTAGGIO.
“La sfida di Carpignano sta nel costruire una specie di saga sul terreno scivoloso del reale. Traiettorie narrative innestate su un quotidiano già di per sé terribilmente avventuroso, storie che s’intrecciano, personaggi che ritornano e s’incrociano. Il punto non è tanto romanzare le cose, quanto riuscire a tenere sotto controllo questa vita che deborda, tutta questa “materia bruta” che non è assuefatta al cinema, ai suoi limiti produttivi, narrativi, temporali – non è un caso che molti abbiano lamentato l’eccessiva lunghezza di A Ciambra, come se il taglio fosse una semplice operazione chirurgica da praticare a sangue freddo. Il punto è, ancora una volta, trovare l’equilibrio tra l’osservazione del reale e la tenuta del racconto, tra il documento e la storia. Ma più che guardare al “nuovo” documentario italiano, con le sue impennate estetiche e le vertigini di messinscena, Carpignano sembra accordarsi ad altre esperienze. La tradizione (neo)realista certo, ma poi i dilemmi morali dei Dardenne, inseguiti col fiato sul collo, e le tracce esplosive di genere, come nel cinema di Audiard. A Ciambra si muove così tra il rigore e la visione, il tempo lungo del pedinamento e quello contratto, improvviso, dell’emozione, nello spazio minimo di intervallo tra la normalità e l’inferno. Qualche eccesso di artificio in quelle parentesi immaginarie, in cui il percorso di Pio si vorrebbe ricollegare a quello degli avi, quasi un passaggio mentale dalla vita nomade alla morale nomade, in una terra di nessuno in cui la legge della polizia si confonde con quella della malavita. Ma per il resto A Ciambra sta lì fermo, un film secco, tagliente, violento e puro al tempo stesso. E, pur certo non aprendo nuovo strade, Carpignano inventa, perché dal “rapporto di fiducia” con i suoi interpreti, riesce a tirar fuori tutta l’intensità necessaria al dramma. E al tempo stesso, riesce a trovare quei margini di libertà che servono a squarciare i veli della finzione, a scoprire la verità del mondo, delle cose e delle persone tra le pieghe del racconto” (Aldo Spiniello per Sentieri Selvaggi, 2017)
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