Fresh, l’opera prima di Mimi Cave, è visionabile in Italia su Disney+, Star Original, la sezione dedicata al pubblico adulto. E Fresh, oltre ad essere vietato ai minori di 18, è davvero un horror che nasce dal torture porno, pur con le dovute variazioni, adatto rigorosamente solo ad un pubblico dotato di peli sullo stomaco.
Prendete come base Hostel di Eli Roth nel quale freschi giovanotti vengono imprigionati, torturati e rivenduti un tanto al chilo a clienti perversi e facoltosi che li sminuzzano per passatempo o che se ne vogliono cibare. Spennellatela di lucida glassa, una magistrale fotografia (il Pawel Pogorzelski di Hereditary – Le radici del male, Midsommar) caramellata da un incipit da commedia romantica, aggiungete un’abbondante manciata di femminismo, un pizzico di revenge movie e Fresh è servito.
Grattando la panatura si potrà avvertire il retrogusto de La Carne di Marco Ferreri, che evitando proclami mostrava con romantico delirio l’impossibilità del maschio di avvicininarsi al femminile senza possederlo e cannibalizzarlo.
Fresh è un horror – ma quale commedia – decisamente ben riuscito, che lascia una certa pesantezza di stomaco, dopo la visione.
Divorare, in vari modi, il proprio compagno (economicamente, emotivamente…) forse è una deviazione vampiresca che non conosce differenze di sesso, ma è fuori dubbio che anche uscendo dalla dinamica strettamente relazionale, esista una consolidata mercificazione del corpo e dell’immagine femminile, del suo ruolo, delle sue aspettative, che ha radici antiche e che oggi è più solida che mai. Il film di Mimi Cave affronta la questione senza mezzi termini, mostrandoci una società segreta che divora solo giovani donne e la solidarietà femminile come ultimo baluardo di difesa dalla infida barbarie del maschio, sia esso fidanzato o marito.
Giocando con gli stereotipi, appaiono un eroe che potrebbe salvare la donzella in pericolo ma che all’ultimo ci ripensa e una protagonista in apparenza insicura e fragile, costretta a destreggiarsi fra sciocchi cafoni e raffinati assassini. Entrambi però la vorrebbero arrendevole, innamorata e abbigliata di rosa.
Anche Una Donna Promettente, opera prima della regista Emerald Fennell affrontava con decisione la nefandezza del maschio, proprio come come Finchè Morte non ci separi di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett.
Fresh va ben oltre stupri, violenze e matrimoni di convenienza e affronta il tabù del cannibalismo, facendoci inorridire con visioni ben poco edulcorate. A differenza del genere torture porno, non è in primo piano la sofferenza, ma la mutilazione (in ogni senso) e le sue conseguenze, affrontate con un tocco di ironia. Tette, culi, cosce, sono ovviamente le merci più ambite da chi reifica il femminile, ma le donne restano tali, coraggiose e indomabili, anche con qualche pezzetto in meno, essendo persone e non cose.
In ogni caso, chi non ha mai provato la sensazione netta, prima di mettersi in salvo, che il proprio partner la stesse mangiando viva, privandola, poco alla volta, di qualche sua parte vitale?
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