La terra dell’abbastanza
Regia: Fabio e Damiano D’Innocenzo; drammatico, Italia 2018
Interpreti: Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Milena Mancini, Max Tortora, Giordano De Plano, Luca Zingaretti
Lunedì 30 maggio, ore 22.15, Rai 5, canale 23; durata: 96′
Mirko (Matteo Olivetti) e Manolo (Andrea Carpenzano) sono amici inseparabili. Vivono in un quartiere periferico della capitale e frequentano la scuola alberghiera, con l’umile ma onesta aspirazione a diventare baristi. Una sera, a bordo della loro auto, travolgono accidentalmente un uomo e scappano senza prestargli soccorso. Dopo gli iniziali, inevitabili sensi di colpa i due amici scoprono che quell’evento tragico può trasformarsi in una redditizia opportunità. L’uomo investito, infatti, era un pentito del piccolo clan criminale della zona e, causandone la morte, Mirko e Manolo si sono guadagnati di diritto l’ingresso nel clan, ottenendo una posizione di rispetto e denaro. Sotto la guida del malavitoso Angelo (Luca Zingaretti), i due amici iniziano a lavorare come killer, senza la reale consapevolezza delle loro azioni. Quello che era apparso come un inaspettato colpo di fortuna, si trasforma in una discesa negli inferi con inevitabile epilogo di morte.
Lungometraggio d’esordio dei fratelli D’Innocenzo, La terra dell’abbastanza è stato presentato in anteprima nell’edizione numero 68 del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. In Italia il film ha ottenuto, tra l’altro, tre Nastri d’argento: miglior opera prima, miglior regista esordiente, premio speciale SIAE per la migliore sceneggiatura.
Parlando del loro debutto dietro la macchina da presa e di una componente a tratti naïf del film, i due registi hanno dichiarato in un’intervista: “Non abbiamo fatto scuole di cinema proprio per questo motivo: non volevamo entrare in dei binari prestabiliti che poi ti costringono a fare sempre lo stesso film italiano già visto mille volte. Si sente che è un’opera prima anche dalla gioia. Se ci pensi è un film molto triste, ma si ride anche tanto. Questo perché sul set ci divertivamo molto, ed è stata una cosa bellissima, lavoravamo con il sorriso e credo si veda dalle scene. È un’opera prima che va fiera di essere tale”. Ma come sceneggiatori non si è trattato del loro primo lavoro: ricordiamo Two Days (di Jose Zambrano Cassella, 2012), il cortometraggio Shine Bright (di Stefano Cipani, 2016), Dogman (di Matteo Garrone, 2018). “Noi abbiamo fatto tantissima esperienza come ghost writer. Il lavoro di sceneggiatore è basato su delle regole, solo se le conosci a fondo le puoi eludere. Abbiamo imparato cosa mettere e cosa eliminare dal testo attraverso molta pratica. Sulla sceneggiatura siamo molto più formati che a livello registico” (www.cineavatar.it).
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