Maneggiando una manciata di DVD tra i preferiti, nello spazio della libreria dedicato a Rainer Werner Fassbinder, mi sono chiesta quale avessi voglia di rivedere, magari insieme a mia figlia. La mia quasi 18 enne, incuriosita quel che le consente il finto cinismo dei suoi anni, mi ha chiesto la trama di ognuno.
La paura mangia l’anima è un film del 1981 che parla di una relazione d’amore tra una anziana vedova tedesca e un immigrato marocchino, che si rivela più intensa dei pregiudizi. Il matrimonio di Maria Braun racconta le tante vicissitudini di una giovane donna che perde il marito, in una Germania sfiancata dalla guerra. La sua sete di vita e di riscatto la fanno andare avanti ed amare ancora, fino a quando…
Effi Briest è ambientato alla fine XIX secolo, quando la sedicenne borghese Effi viene data in sposa a un barone molto più vecchio di lei. Sposatasi senza amore, allaccerà una relazione con un altro, ma una volta scoperto il tradimento verrà cacciata di casa e le verrà tolta la figlia. La storia è tratta da un romanzo molto bello e famoso di Theodor Fontane.

La paura mangia l’anima
Cerco di essere il più possibile sintetica, per non annoiare o scoraggiare. Perchè sono assolutamente sicura che se mia figlia conoscesse Fassbinder, lo amerebbe anche lei, come l’ho amato io a 20 anni.
Poi qui – dico maneggiando un DVD di Ripley’s-Viggo, che ritrae due volti femminili – ci sarebbe anche: Le lacrime amare di Petra Von Kant, uscito nel 1971: una stilista di successo, che vive con la sua segretaria, dopo due matrimoni, si innamora follemente di una ragazza.

Le lacrime amare di Petra Von Kant
-“Mamma, ma questi film parlano tutti d’amore” mi risponde lei con aria delusa, convinta che ciò che è legato alla fantasia, alle emozioni e alla tenerezza sia un retaggio di infanzia, un indizio di fanciullezza dal quale vuole ed è necessario distaccarsi, almeno per un po’. Ed io rimango frastornata. Ma come, Fassbinder, il regista dello scandalo, il ribelle, il rissoso, il maledetto, definito davanti ai miei occhi un regista che parla solo d’amore. Eppure, è proprio così. E non le avevo ancora citato L’amore è più freddo della morte, il suo primo lungometraggio, un gangster movie che è in realtà un triangolo di dipendenze sessuali ed affettive.

Il matrimonio di Maria Braun
Col pensiero sono spinta ad associare il cineasta tedesco, dalla vita così breve, al francese François Truffaut, il regista dell’amour fou, della passione ma anche della tenerezza, morto due anni dopo di lui, che ripeteva spesso: “Non si finisce mai con l’infanzia e con le storie d’amore“.
Con tutte le differenze del caso, “Fassbinder è un po’ come Truffaut: ha segnato un’epoca come un personaggio leader e questo è quello che ancor oggi rimane come suo lascito alle generazioni di oggi… Fassbinder è stato l’autore che ha più coerentemente riportato in auge in Germania il genere del melodramma, cioè un cinema di forti e grandi sentimenti di cui è stato l’alfiere. (Giovanni Spagnoletti)
In una Germania dotata di una filmografia insignificante e mediocre, il regista tedesco, con grande coraggio sperimentale, ha messo sulla scena un cinema popolare e al contempo artistico, che racconta storie quotidiane filtrate attraverso i sentimenti e le emozioni. Il suo cinema unisce il dramma amoroso alla ricerca intellettuale, è popolare e raffinato allo stesso tempo, comprensibile su diversi piani intellettivi, che passano dal ventre per arrivare all’anima.

Effi Briest
Vorrei spiegare a mia figlia che, attraverso l’amore, nelle sue vesti multiformi, spesso le più torbide, Fassbinder pone quesiti essenziali al senso stesso dell’esistenza umana e lo fa con tormento, con grande dolore. Gli uomini non possono fare a meno di vivere gli uni con gli altri, di amarsi e di cercarsi. Il vero dramma è che non hanno idea di come fare.
Le tematiche razziali ed omossessuali, che oggi sembrano far parte di un politicamente corretto che è spesso solo un formale abito di circostanza e nelle quali gli adolescenti sono immersi, sia che se ne facciano portatori che le rifiutino, per il regista tedesco sono una circostanza così naturale da diventare secondaria nella storia. Si parla semplicemente di amore, di passione, oppure di odio e gli attori sono personaggi sospinti dal destino e dalla propria natura ad essere quel che sono, a ricercare una verità che trascende spesso il proprio controllo. L’impalcatura, spesso teatrale, con inquadrature simmetriche e perfette, che sembrano gabbie senza uscita, è quella oppressiva della tragedia greca.

L’amore è più freddo della morte
Il suo linguaggio, che possiede l’ira e l’impeto della giovinezza, è transgerazionale e non conosce differenze sociali o intellettuali, pur non parlando allo stesso modo per tutti. A vent’anni ci sarà un certo tipo di Fassbinder ad affascinare, a quaranta saranno altre le parole, i volti e le immagini che ci faranno sciogliere in pianto o che riveleranno qualcosa che ci appartiene intimamente.
Non credo che io e mia figlia vedremo, almeno per questa sera, un dvd di Fassbider.
In occasione dei 40 anni dalla sua scomparsa, che ricorre il 10 giugno, da quella data in poi, saranno proiettati nella sale cinematografiche italiane i film in versione restaurata:
L’amore è più freddo della morte, Le lacrime amare di Petra Von Kant, La paura mangia l’anima, Effi Briest, Il matrimonio di Maria Braun ed infine il documentario Fassbinder di Annekatrin Hendel, ricco di testimonianze inedite ed interviste. E allora, io e lei, usciremo ed andremo in sala, per incontrare per la prima, o per l’ennesima volta, un Artista indimenticabile che nella sua breve ma intensissima vita, piena di bicchieri di wiskey e di cinema, tanto cinema, non ha mai conosciuto la mediocrità.
I cinema italiani che aderiscono, per ora, all’iniziativa sono:
Barz and Hippo, Beltrade (Milano)
Fondazione Sistema Toscana, Cinema la compagnia (Firenze)
Ariston (Trieste)
Centro Pecci Cinema (Prato)
Progetto Lumiere, Cinema Palestrina (Milano)
Lab 80, Lo schermo bianco + Esterno notte (Bergamo)
ACEC Marche, Cinema Solaris (Pesaro)
ACEC Marche, Cinema Masetti (Fano)
Cinegatti (Perugia)

L’attrice Hanna Schygulla e il regista Rainer Werner Fassbinder
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