Disponibile su RaiPlay L’ombrellone, un film del 1965 diretto da Dino Risi e interpretato da Enrico Maria Salerno e Sandra Milo. Scritto e sceneggiato da Ennio De Concini e Dino Risi, con la fotografia di Armando Nannuzzi, il montaggio di Franco Fraticelli e Emilio Rodríguez, le scenografie e i costumi di Maurizio Chiari e le musiche di Lelio Luttazzi, L’ombrellone è interpretato da Alicia Brandet, Ana Castor, Antonella Della Porta, Daniela Bianchi, Enrico Maria Salerno, Helga Liné, Jean Sorel, Lelio Luttazzi, Leopoldo Trieste, Mirella Maravidi, Pedro de Quevedo, Pepe Calvo, Raffaele Pisu, Renato Terra Caizzi, Sandra Milo, Solvi Stubing, Trini Alonso, Véronique Vendell.
Trama
Come ogni weekend estivo, il maturo ingegnere Enrico raggiunge la moglie Giuliana al mare. Al principio è distratto da nuove e un po’ goliardiche amicizie, ma poi scopre che la consorte, da lui ritenuta più che fedele, troppo a lungo trascurata, fa gli occhi dolci a uno dei tanti giovani fusti che bazzicano la riviera.
Dopo Il sorpasso, I mostri e Il gaucho, in cui Vittorio Gassman giganteggiava mostrando, attraverso i vari personaggi interpretati, la mutazione antropologica degli italiani prodotta dall’avvento della società dei consumi e del benessere, Dino Risi realizza L’ombrellone (1965), un “film estivo”, spietato nel mostrare uno spaccato di mondo effimero e insulso, quello della piccola e media borghesia italiana alle prese con le vacanze sulla riviera romagnola. Il regista, citando quasi l’incipit de Il sorpasso, dà inizio al film riprendendo il protagonista, l’ingegner Enrico Marletti (Enrico Maria Salerno), mentre attraversa in automobile una Roma deserta per raggiungere la moglie a Riccione. Dagli scenari desolanti della capitale si passa alla confusione strabordante della località di mare: bellissime, in tal senso, le inquadrature dall’alto delle spiagge, affollatissime, veri e propri formicai, quasi campi di concentramento del divertimento.
Poi, l’arrivo in albergo, da cui prende corpo la mirandola di personaggi e situazioni tipicamente “vacanziere” a cui il protagonista è immediatamente e irrimediabilmente esposto, anzi ne è proprio travolto. Ci sono il tipo scherzoso (Raffaele Pisu), la donna di mezza età pettegola, l’insegnante che sbava dietro le ragazze, il latin lover (Jean Sorel), il nobile antiquario (Lelio Luttazzi): un’umanità variegata che si ritrova gaiamente nel luogo di villeggiatura, dove mare, circostanze e atmosfere annullano le differenze. Su questo sfondo emerge la crisi di coppia di Enrico e Giuliana (Sandra Milo), la quale, dopo tanti anni di matrimonio, è per la prima volta attratta da un altro uomo, che, a differenza del marito, pragmatico e convenzionale, fornisce alla donna, una piccola borghese senza alcun ideale, nuovi spunti di riflessione.
Ma ciò che fa la differenza e rende il film di Dino Risi gustosissimo e prezioso è il fulminante colpo d’occhio, capace di restituire in pieno l’essenza di un’epoca, quella della metà degli anni Sessanta, caratterizzata da un grande entusiasmo, ma che in realtà già manifestava, in maniera embrionale, tutta quella degenerazione che poi avrebbe trovato forme ed espressioni concrete negli anni Settanta, generando una stagione di scontri e incertezze che sarebbero state raccolte efficacemente dal cinema degli anni successivi. Ancora una volta, Risi si dimostra un maestro per la capacità di intrattenere lo spettatore schiaffeggiandolo, restituendogli la sua immagine, facendolo sorridere delle sue miserie.
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