Vincitore del Nastro d’Argento 2021 come miglior Docufiction, e del Premio del Pubblico al Pesaro Film Fest e del Premio Signum al SalinaDocFest, “Il caso Braibanti” di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese affronta il vergognoso processo per plagio, avvenuto in pieno 1968, ad un intellettuale eretico, omosessuale ed ex partigiano. Intentato dalla famiglia del suo compagno, che non accettava l’omosessualità del figlio, il processo a Braibanti divise l’Italia e mostrò quanta strada si doveva fare in questo paese sulla difesa dei diritti civili. Un “caso” che ha ancora molto da dirci. Il film sarà proiettato al Cinelab dell’Isola del Cinema mercoledì 31 agosto, in presenza dei registi.
Poeta, artista visivo, drammaturgo, studioso delle formiche, Aldo Braibanti (1922-2014), è stato una mente affascinante e poliedrica, sfuggente a ogni facile etichetta, e anche uomo mite,appartato. “Il suo delitto fu la sua debolezza”, scrisse di lui Pier Paolo Pasolini, “ma dalla sua debolezza deriva la sua autorità”. Oggi, il documentario prova ad accendere una luce su un intellettuale eretico nel Novecento italiano, “un genio straordinario” secondo Carmelo Bene, e sulla sua intera vita, dal precoce attivismo antifascista fino alla morte, passando per quel processo-farsa che, con la pretestuosa accusa di “plagio”, mirava in realtà a colpire la sua indipendenza e la sua omosessualità. Il processo ad Aldo Braibanti fu il nostro processo a Oscar Wilde, con un secolo di ritardo.
Braibanti aveva introdotto il giovane Giovanni Sanfratello nella propria cerchia di amici artisti, sostenendolo negli studi e incoraggiandolo nella sua inclinazione per la pittura. Tra loro nacque, ricorda Piergiorgio Bellocchio, “un grande amore”, e i due andarono a vivere insieme a Roma. Ma la famiglia del ragazzo, “ultracattolica”, decise di opporsi a quella relazione e lo fece nella maniera più aggressiva: Giovanni fu internato in manicomio, e Braibanti fu messo alla sbarra. Era l’estate del 1968. Il processo divise l’Italia. Mentre in tutto il mondo infuriava la Contestazione con la richiesta di nuovi e ampi diritti, Braibanti ebbe al suo fianco pochi ma qualificati sostenitori, tra cui Marco Pannella, mentre Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Umberto Eco seguirono e commentarono aspramente il processo e quella parte di Paese che resisteva strenuamente ad ogni tentativo di modernizzazione della società. Nel documentario ripercorrono la vita di questo lucido e coraggioso intellettuale il nipote Ferruccio Braibanti, insieme a Piergiorgio Bellocchio, Lou Castel, Giuseppe Loteta, Dacia Maraini, Maria Monti, Elio Pecora, Stefano Raffo, Alessandra Vanzi. Le foto d’archivio messe a disposizione dalla famiglia Braibanti, i video d’arte girati dallo stesso artista e del tutto inediti, i film sperimentali di Alberto Grifi, e le scene tratte dal testo teatrale di Massimiliano Palmese, tutto contribuisce a restituirci una fotografia vivida e inquietante del nostro passato recente, passato che continua ad allungare minacciosamente le sue ombre sul presente.
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