Disponibile su RaiPlay Cronache di poveri amanti, un film del 1954 diretto da Carlo Lizzani, tratto dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini. Il film fu presentato in concorso al 7º Festival di Cannes, dove ricevette il Prix International. Vinse inoltre due Nastri d’argento, per la miglior musica e la migliore scenografia. La trasposizione cinematografica avrebbe dovuto essere originariamente diretta da Luchino Visconti, che però dovette abbandonare il progetto poiché non fu possibile reperire i mezzi finanziari necessari per realizzare il film di grandi dimensioni produttive da lui immaginato. Sergio Amidei, produttore e detentore dei diritti, cedette gratuitamente a Lizzani la sceneggiatura, che richiese tagli sia per ragioni finanziarie che di autocensura, in particolare nel personaggio dell’usuraia, che nel libro ha dei risvolti saffici. Pratolini si dimostrò soddisfatto del lavoro compiuto. La candidatura di Marcello Mastroianni per il ruolo dell’antifascista Ugo fu a lungo discussa, perché l’attore fino ad allora aveva ben figurato nella commedia, ma non si era ancora cimentato in ruoli drammatici né sembrava adatto per un ruolo di cui si voleva mantenere il più possibile il carattere toscano. La scelta si rivelò però particolarmente felice non solo perché Mastroianni seppe dare una grande prova di mimetismo, ma anche perché durante le riprese fu di grande aiuto nel guidare letteralmente passo passo il non professionista Adolfo Consolini, discobolo olimpionico, in quella che rimarrà la sua unica esperienza cinematografica, scelto da Lizzani nell’importante ruolo di Corrado poiché non vi era attore che possedesse la corporatura necessaria. Con Anna Maria Ferrero, Marcello Mastroianni, Antonella Lualdi, Cosetta Greco, Bruno Berellini, Irene Cefaro, Adolfo Consolini.
Trama
Nel 1925, in pieno clima fascista, si intrecciano in un quartiere popolare di Firenze le vicende del tipografo Mario e della sua fidanzata, Bianca, con quelle degli altri abitanti. Nell’animato contesto, fra drammi personali, storie d’amore e piccole vicende quotidiane, la violenza politica nera scoppia brutalmente provocando la morte di Maciste, uno dei principali antifascisti del quartiere.
“È chiaro che Cronache di poveri amanti riesumava forse personaggi “veri” vissuti in via del Corno, raccontava momenti della storia italiana accaduti realmente riletti con l’aura di uno straordinario e toccante “romanticismo di borgata”. Ma la costruzione indubbiamente anche fantasiosa del libro poteva dare uno scossone a quella retorica del neorealismo che in quegli anni si stava pericolosamente normalizzando scivolando verso il rosa, incatenando sempre più il movimento ai moduli del naturalismo: è proprio su questo film che fu costruita la famosa formula di Aristarco, quella che come ho già detto prima, indicava il passaggio “dal neorealismo al realismo”. Altra cosa importante: il neorealismo cinematografico pareva che fosse o dovesse essere agganciato solo al presente. “Cronache di poveri amanti” invece proponeva uno sguardo sul passato. Non era un film sulla Resistenza, non era un film sulla disoccupazione. Era un film che guardava alla nostra storia italiana recente e ci faceva capire meglio le cose. Ed ecco che due anni più tardi arriva Senso che si avvicinava a una realtà del secolo scorso, ma guardando a tale realtà, interveniva invece sul presente”.
(Carlo Lizzani, Vasco Pratolini e il cinema, 1985)
“La strada che apre Cronache di poveri amanti è preziosa per il nostro cinema e a Lizzani e ai suoi collaboratori tra cui Amidei Dagnino Mida Alfonsi e Giuliani si deve riconoscere il merito d’aver affrontato un momento particolarmente scottante della nostra storia nazionale, di averne messo in luce gli aspetti abituali e polemici, d’aver infine mostrato attraverso la maturazione che quegli avvenimenti hanno portato al nostro popolo la presa di coscienza antifascista e rivoluzionaria dei protagonisti”.
(Paolo Gobetti, «L’Unità», 20 Febbraio 1954)
“Brilla di vivacità e malinconia il film di Carlo Lizzani, adattamento dell’omonimo romanzo di Vasco Pratolini pubblicato nel 1946. Cronache di poveri amanti racchiude già nel titolo l’idea di speranze di vita e di amori ostacolati e separati da situazioni ed eventi correlati a un periodo storico instabile e conflittuale. Il regista, sulla scia di Pratolini, presenta uno spaccato di vita popolare, fatto di umanità variegata e pulsante, topograficamente collocato nella città di Firenze, ma paradigma delle aspre divisioni ideologiche nascenti nella società italiana degli anni Venti, destinate a sfociare in umane tragedie nei decenni successivi. Influenzato dal neorealismo, Lizzani si concentra sulla veridicità e sulla credibilità dei personaggi, raffigurati nella loro quotidianità; un equilibro che vacilla all’incombere dell’ombra del fascismo, che estende capillarmente il proprio controllo arrivando a spezzare violentemente ogni forma di dissenso. Un suggestivo bianco e nero accompagna l’articolata narrazione, costituita da fatti e gesti semplici e da individui altrettanto comuni. Un film affascinante e ancora oggi capace di colpire a fondo. Spicca nel cast un notevole Marcello Mastroianni. Sceneggiatura di Lizzani, Sergio Amidei, Giuseppe Dagnino e Massimo Mida; musiche di Mario Zafred. Presentato in concorso al Festival di Cannes”.
(LongTake)
“Lizzani raccoglie il rifiuto di Visconti e centra lo spirito del romanzo raccontando un luogo e dei personaggi, piuttosto che una storia vera e propria. Un angolo di Firenze (ricostruito in studio) riesce a diventare universale e ogni carattere rappresenta un campionario delle diverse reazioni degli italiani al fascismo. Parco attoriale di estremo valore (Mastroianni e Ferrero su tutti) e fedele ricostruzione filologica di molti dialoghi e ambienti rappresentano un plusvalore. Un capolavoro la fotografia del maestro Di Venanzo. Un gran bel film, dalla visione quasi obbligatoria”.
(Davinotti.com)
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