Le mani sulla città
Regia: Francesco Rosi; drammatico, Italia 1963
Interpreti: Rod Steiger, Salvo Randone, Guido Alberti, Carlo Fermariello, Angelo D’Alessandro
Lunedì 3 ottobre, ore 21.15, Rai 5, canale 23; durata: 105′
Il crollo di una palazzina in un vicolo di Napoli porta a una denuncia ai danni del costruttore Edoardo Nottola (Rod Steiger), consigliere comunale di un partito di destra (chiare allusioni a quello che allora era il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica). L’inchiesta aperta nei confronti di Nottola non approda a nulla, ma l’uomo ne esce irrimediabilmente compromesso agli occhi dell’opinione pubblica, fino al punto che i suoi compagni di partito lo invitano a ritirare la propria candidatura alle nuove imminenti elezioni comunali. Consapevole del fatto che, una volta perso il potere, un uomo come lui è destinato a non contare più nulla, Nottola si ripresenta alle elezioni nelle file di un partito di centro, provocando il rovesciamento della maggioranza in consiglio comunale e la sconfitta del suo partito di origine. L’odio dei vecchi compagni cederà di fronte al rischio di compromettere la realizzazione di un ambizioso progetto edilizio nel quale tutti, chi più chi meno, hanno interessi da salvaguardare.
Francesco Rosi, che all’epoca aveva già diretto La sfida (1958), I magliari (1959) e Salvatore Giuliano (1962), firma un potente film di denuncia sulla speculazione edilizia, la corruzione e i compromessi della politica nell’Italia del boom economico. Vincitore del Leone d’Oro alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia del 1963, Le mani sulla città si è guadagnato consensi unanimi della critica. Giovanni Grazzini scrisse: “le corde di Rosi suonano all’unisono, tese parallelamente a mettere alla gogna politicanti e approfittatori e a seguire e inchiodare un processo mentale reso drammatico dal conflitto tra due idee-guida della storia: la chiarezza dell’onestà e le ombre del particolare” (Corriere della Sera, 6 settembre 1963).
Ricostruendo le dinamiche del cinema italiano tra gli anni Sessanta e Settanta, Carlo Lizzani ha ben sintetizzato lo spessore intellettuale e artistico di Francesco Rosi, autore negli anni successivi di altre importanti opere di denuncia come Uomini contro (1970) e Il caso Mattei (1972): “Con i suoi film”, scriveva Lizzani, “Rosi rimane negli anni il più attento e vigoroso testimone della società italiana contemporanea, e ne registra gli eventi più caldi restando fedele al suo stile di impianto realistico” (Il cinema italiano 1895 – 1979, Editori Riuniti, Roma 1979).
Lascia un commento