House of the Dragon è la nuova serie creata da Ryan Condal e George R.R. Martin, prequel del trono di spade e tratta dall’opera Fuoco e Sangue di Martin.
La serie comprende 10 episodi con un budget da 20 milioni di dollari ciascuno e un cast promettente con grandi attori conosciuti e amati dal pubblico come Matt Smith (Dotor Who, The Crown) Paddy Considine (Peaky Blinders, The Outsider) e Rhys Ifans (Notting Hill) e altre nuove scoperte come Milly Alcock. La storia rimane molto fedele all’opera di Martin a cui si ispira grazie anche al coinvolgimento dell’autore nella stesura dello script.
La colonna sonora è bellissima ed epica come nel Trono di Spade. I luoghi sono quelli che già conosciamo ma riportati al loro antico splendore, prima che finissero in rovina con le guerre, dato che la narrazione è ambientata 200 anni prima degli eventi a noi noti e 172 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen. I costumi sono eccezionali e i paesaggi rigogliosi e floridi, tanto realistici quanto l’estrema violenza che viene mostrata in battaglia.
La storia inizia con Viserys (Paddy Considine ) che succede al trono a suo zio Jaehaerys. La moglie muore di parto e lui, non avendo figli maschi, nomina come legittima erede al trono la figlia Rhaenyra (Milly Alcock). Decisione accettata dal popolo, anche se non era ancora ammesso che le donne regnassero, visto che l’alternativa sarebbe stata Daemon, il fratello di Viserys, un’incontrollabile testa calda decisamente poco affidabile. Lui è l’antieroe per eccellenza, ma è un personaggio che, nonostante mostri i sintomi della pazzia dei Targaryen, resta impossibile da odiare.
Dal sesto episodio si assiste a un salto temporale in cui i personaggi che abbiamo conosciuto sono cresciuti e diventati adulti ma con Viserys sempre Re. Il cast rinnovato e la diversa fisionomia dei protagonisti non disorientano però lo spettatore che rimane coinvolto e incuriosito dalle nuove vicende che si presentano. Questo salto in avanti non porta solo nuovi volti ma anche nuovi personaggi che accrescono l’intreccio di dialoghi e situazioni che permettono di apprezzare al massimo la sceneggiatura e le interpretazioni.
La computer grafica ha fatto un lavoro spettacolare con i draghi, che qui abbiamo in abbondanza e variegati per colore e dimensione. Il popolo è abituato alla loro presenza, non sono una novità ma sono temuti e rispettati. Dai Targaryen vengono usati più che altro come mezzi di trasporto in totale normalità, ma si dimostrano molto utili in battaglia.
La morale che muove tutta la narrazione è l’eterna lotta tra il bene e il male che sono presenti in ognuno di noi, bisogna scegliere quale far prevalere grazie alle azioni compiute, mosse da ambizioni e sentimenti.
Le aspettative che il pubblico aveva grazie alla grande promozione che House of the Dragon ha avuto sono state ampiamente rispettate. La serie funziona ed appassiona grazie anche ai rimandi al Trono di Spade che troviamo qua e là nella narrazione.
Lascia un commento