Il regista inglese Mark Lewis, vincitore di un Emmy, si era reso già noto per la docu-serie Don’t F**k With Cats: Hunting an Internet Killer, uscito in Italia con il titolo Giù le mani dai gatti, che si occupava di un caso clamoroso di uccisione on line di gattini da parte di uno youtuber anonimo e psicopatico, che si era rivelato poi un serial killer, con conseguente caccia all’uomo in rete. Il film, come Vatican Girl, si trova su Netflix.

Emanuela Orlandi
Sono passati 27 anni dal rapimento di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana scomparsa all’età di 15 anni il 22 giugno del 1983 a Roma, ma non si è mai tratatto di un fatto di cronaca come gli altri. Quello di Emanuela Orlandi è cold case complesso pieno zeppo di depistaggi e piste incredibili, che vanno dal terrorismo internazionale, Banda della Magliana, scontro tra fazioni interne al Vaticano, fino alla pedofilia che coinvolgerebbe altissimi prelati. Davvero sembra la trama oscura, nerissima, di un romanzo di Dan Brown, il che rende comprensibile l’interesse da parte del regista inglese, che riesce a fare di Vatican girl una serie avvincente e ricca di suspance, interessante e terrificante, alla quale non si può restare indifferenti.

Pietro, il fratello di Emanuela Orlandi
Un elemento fondamentale della miniserie è che è stata girata con l’ausilio e la presenza costante dei familiari di Emanuela, in particolare del fratello Pietro, che ha praticamente speso la sua intera vita nella ricerca della sorella minore. Non si tratta quindi di un’operazione pretestuosa e mobosa atta a trasformare un fatto di cronaca nera privato in un giallo, ma è la stessa famiglia della vittima a ricercare con forza e fermezza la verità, scongiurando un oblio che sarebbe voluto da molti.

dall’album di famiglia della piccola Emanuela Orlandi
Il ducu-film di Lewis è molto accurato e ripercorre le principali ipotesi – non tutte naturalmente, ma quelle che la famiglia ritiene più credibili o almeno significative – attraverso le testimonianze di diversi reporter italiani come Raffaella Notariale di Chi l’ha visto?, Ferruccio Pinotti e Fabrizio Peronaci, entrambi del Corriere, Emiliano Fittipaldi de L’Espresso e inglesi come Larry Gurwin e americani (Richard Both della CBS). Ma la voce principale è quella del gioralista Andrea Purgatori, che seguì il caso quando lavorava al Corriere della Sera. C’è anche la partecipazione di due super-testimoni: Sabrina Minardi, ex amante del criminale (sepolto in Vaticano…) Renatino De Pedis e Marco Accetti, un fotografo romano auto-accusatosi di essere stato uno dei rapitori, figura particolarmente ripugnante, reo anche dell’uccisione di un bambino.
Alla fine di quattro episodi forse non sapremo con certezza dove è finita la piccola Emanuela, nè chi sia stato a rapirla, ma il film segue con rigore uno scenario che apre abissi di immoralità in una Roma corrotta e criminale, varcando le soglie del Vaticano e lasciandole macchiate di omertà, omissione e possibile implicazione diretta nel caso. Il Papa che entra nella casa Orlandi e abbraccia la mamma di Emanuela, era un Papa che probabilmente già era a conoscenza dei fatti. Ma il Vaticano non collaborò, e non collabora tutt’ora con la famiglia.
Il fratello Pietro ricorda il giorno della sparizione: “Emanuela mi aveva chiesto di accompagnarla alla lezione di flauto e canto corale», racconta Pietro Orlandi. «Ma io quel giorno non potevo. Lei sbattè la porta e se ne andò». Non la rivide mai più.
Quella di Vatican Girl è anche una storia straziante di speranza e d’amore, che spinge una famiglia a non voler dimenticare, mai, a dispetto dei decenni che passano. Se non sapremo la verità, sapremo tutto quello che hanno passato i familiari di Emanuela e anche in che direzione si dirigono i loro principali sospetti.
Ho visto il documentario su Netflix: bellissimo e fatto benissimo. E non è un caso che il regista sia straniero. Gli Italioti non hanno avuto le palle di fare un film del genere. Ci voleva un regista straniero. Renato De Pedis rapì Emanuela perchè il Vaticano non voleva restituire alla banda della Magliana i loro soldi che questa aveva investito nella Banca Vaticana. Il Vaticano sapeva e sa tutto ma non ha mai voluto che la verità venisse fuori. Woytila e Bergoglio sapevano tutto ma non hanno mai aiutato la famiglia Orlandi. Da questo film esce fuori un Vaticano che è un’ isola mafiosa all’ interno di una penisola mafiosa. Bellissimo documentario girato in un paese di merda.