Il regista svedese Ruben Östlund, già emerso a Cannes per i precedenti Forza Maggiore e The Square, opere dall’effetto sconcertante, che stravolgevano i luoghi comuni sociali e familiari ponendo i protagonisti di fronte a scelte e situazioni destabilizzanti per rivelarne le zone oscure, torna nella sale con Triangle of Sadness.
Carl (Harris Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean) sono modelli ed influecer che guadagnano soldi grazie al loro aspetto e ad una storia d’amore che è reale ma anche un sodalizio economico. Famosi ma non famosissimi, requentano ristoranti, hotel e passerelle di lusso ma in realtà rappresentano un ponte fra la società dei meno abbienti e quella dei veri ricchi, a cui sono ammessi solo in virtù del loro aspetto e dell’apparenza in cui vivono. Il registra ci mostra da subito le fragili, ma non meno sbrilluccicanti, impalcature sociali nelle quali ci muoviamo, che dividono con nettezza i poveri dai ricchi, ma che si mostrano in passerella inneggiando all’uguaglianza e all’amore attraverso scenografie e performance artistiche tanto suggestive quanto vuote di contenuto.
Carl è un ragazzo normale, e la sua giovane età e i suoi tentativi di ricerca interiore ed etica, che si muovono parallelamente all’esigenza, anzi, all’imperativo comune, di fare soldi, di avere soldi, incontreranno un evento che frantumerà del tutto il suo universo.
I due ragazzi ricevono l’invito a partecipare ad una lussuosa crociera alle Bermuda in cambio della pubblicità social che possono offrire come influencer. La piramide è da subito molto chiara: ci sono i ricchi, che fanno il bello ed il cattivo tempo, penosamente incastonati nei loro ruoli, incapaci di guardarsi in faccia e vedersi per quello che realmente sono. Ci sono coloro che servono i ricchi e che devono sorridere e dire sempre e solo di sì, sentendosi parte di quel mondo grazie alle briciole che ne ricevono, implacabili custodi delle differenze sociali. C’è infine la manovalanza segregata a pulire bagni, controllare caldaie e pulire per terra.
Il capitano della nave è l’esilarante mattatore Woody Harrelson, cane sciolto, cellula impazzita del sistema, americano e marxista, che preferisce ubriacarsi e chiudersi nella sua cabina piuttosto che partecipare alle cene di gala. Personalità border line, in ogni senso, si ritrova in un divertente quanto pericoloso convivio insieme al vecchio amico/nemico magnate russo, e capitalista sfenato Dimitrij (Zlatko Burić). La loro cameratesca tenzone a base di citazioni politiche e letterarie e annaffiata di abbondanti alcolici, sarà la crepa che apre al disordine, poi al delirio ed infine alla tragedia, con molte sorprese finali.
La scena della tempesta che sballottola nave e passeggeri, provocando vomito incontrollato, accompagnata da un crescendo heavy metal, è un capolavoro di dirompente brutalità che ci traghetta in un paesaggio surreale e dantesco, ovvero il baratro che si trova proprio sotto i nostri piedi, oltre la fragile passerella che è stata costruita da un sistema ormai moribondo.
Che il mondo, per come noi occidentali lo conosciamo, crolli in seguto a un battibecco tra un russo ed un americano è decisamente metaforico. Triangle of sadness è un film politico, una commedia divertente nella quale si ride a denti stretti, una satira impietosa e feroce che non lascia indifferenti per i suoi contenuti e il perverso senso dell’umorismo, che non risparmia niente e nessuno.
Meritatissima Palma d’oro al 75º Festival di Cannes, il film di Östlund vale la pena della visione per quel punto di vista mai omologato e acutamente critico che pone la lente di ingrandimento sopra a quel che noi, forse, non siamo più in grado di vedere, tanto ne siamo immersi: l’artificialità di un momdo creato dai brand, dai media, da un sistema basato esclusivamente sul denaro.
Se non ci sono risposte e soluzioni, ma solo scomodi interrogativi, non c’è neppure cinismo nel regista svedese, che regala uno sguardo di compassione verso i due ragazzi protagonisti, tutt’altro che cattivi, incastrati in un sistema feroce e ipocrita che confonde la mente e cannibalizza i corpi.
Una curiosità: triangle of sadness è, nel codice della chirurgia estetica, quel triangolo tra la fronte e le sopracciglia in cui si formano delle rughe di espressione. Delle crepe, in fondo, in un mondo che vuole vedere solo volti senza increspature.
Data di uscita: 27 ottobre 2022
Genere: Drammatico, Commedia
Anno: 2022
Regia: Ruben Östlund
Attori: Harris Dickinson, Charlbi Dean, Woody Harrelson, Zlatko Buric, Oliver Ford Davies, Iris Berben, Hanna Oldenburg, Arvin Kananian, Sunnyi Melles
Paese: Svezia, Gran Bretagna, USA, Francia
Durata: 149 min
Distribuzione: Teodora Film
Sceneggiatura: Ruben Östlund
Fotografia: Fredrik Wenzel
Montaggio: Mikel Cee Karlsson, Ruben Östlund
Produzione: Plattform Produktion
[…] Meritatissima Palma d’oro al 75º Festival di Cannes, il film di Östlund vale la pena della visione per quel punto di vista mai omologato e acutamente critico che pone la lente di ingrandimento sopra a quel che noi, forse, non siamo più in grado di vedere, tanto ne siamo immersi: l’artificialità di un momdo creato dai brand, dai media, da un sistema basato esclusivamente sul denaro.” (leggi tutto l’articolo) […]