Regia: Andrea De Sica; drammatico, Italia / Belgio 2016
Interpreti: Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Luigi Bignone, Yuliia Sobol, Pietro Monfreda
Lunedì 14 novembre, ore 21.15, Rai 5, canale 23; durata: 85′
Giulio (Vincenzo Crea), diciassettenne di buona famiglia, si ritrova suo malgrado in un collegio per rampolli dell’alta società, sulle Alpi, dove vengono formati i “dirigenti del futuro”. Le regole dell’istituto sono rigide e il nonnismo dei ragazzi più grandi non rende certo più semplice la vita di Giulio, sprofondato in un incubo di solitudine e ferrea disciplina. L’unico conforto per lui diventa l’amicizia di Edoardo (Ludovico Succio). I due ragazzi ben presto diventano inseparabili, complici le scappatelle notturne dalla prigione del collegio e la frequentazione della giovane prostituta Elena (Yuliia Sobol) che si esibisce in un locale notturno. La trasgressiva evasione, però, fa parte dell’offerta formativa: il collegio è a conoscenza delle uscite dei ragazzi e gli educatori, tra cui Mathias (Fabrizio Rongione), vigilano costantemente senza farsi notare.
Nel 2017 I figli della notte si è aggiudicato il Nastro d’argento per il miglior regista esordiente Andrea De Sica, figlio del compositore Manuel De Sica (scomparso nel 2014) e nipote del grande Vittorio De Sica. Un cognome ingombrante il suo, tanto che a proposito dello zio Christian De Sica, altro illustre congiunto, ha detto in un’intervista: “non potevo metterlo nel cast di questo film. E’ troppo ingombrante, riconoscibile. Sarebbe diventato il suo film”. Ma il fatto di provenire da una famiglia di artisti affermati, con l’evidente peso di un’eredità difficile da raccogliere soprattutto per l’imprescindibile ricordo del nonno premio Oscar e alfiere del neorealismo, non ha impedito al giovane regista di distinguersi nel suo felice debutto con un racconto a metà tra il realistico e l’onirico/fiabesco e anche ricco di citazioni (pensiamo almeno a Stephen King e al Shining di Stanley Kubrick). “Io sono un drogato di cinema fin da quand’ero molto piccolo”, ha spiegato Andrea parlando della genesi del suo film, “il mio catechismo, la mia scuola, sono stati quelli del cinefilo, e quindi la spiritualità, l’aspetto più profondo che ho cercato di dare al film, viene proprio fuori da questa cinefilia, da questa scelta di fare un collage di tante cose”.
Oltre alla sceneggiatura, Andrea De Sica ha curato anche le musiche del film insieme a Leo Rosi.
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