Selezionato al Biografilm Festival International Celebration of Lives 2022, Fortuna Granda ha vinto il Premio Solinas per il Miglior Documentario per il Cinema 2020 e racconta la realtà di Goro, un paese in provincia di Ferrara in fondo al Delta del Po che vive grazie alla pesca delle vongole.
Al centro della vicenda Alessandro, Gioele, Matteo e Samuel, quattro ragazzi di 16 anni che pescano in barca da quando ne hanno cinque. «Siamo nati in acqua», dicono in un dialogo del film. Eppure frequentano una scuola che prova a insegnare loro quello stesso mestiere, nel tentativo di tenerli sui banchi, di far loro frequentare gli studi almeno fino al diploma. «Considerate le alternative, perché non si sa mai», dicono i maestri. Ma il confronto non è semplice. Nel film i quattro amici percorrono traiettorie diverse, accomunate dalla consapevolezza del privilegio di un lavoro all’aperto, nella natura, in un territorio altrimenti difficile per i giovani. È nelle contraddizioni di questo desiderio che il film segue i ragazzi fino all’esame di fine anno, con tutti i significati che per ognuno di loro avrà.
«Fortuna Granda è nato nel 2017»- hanno dichiarato i registi Alberto Gottardo e Francesca Sironi, autori anche del documentario appena arrivato su Mubi “Marghe e Giulia – Crescere in diretta” su una coppia di popolari youtuber – «ci trovavamo nel Delta del Po per un reportage sugli adolescenti della provincia di Ferrara quando siamo arrivati a Goro e abbiamo intravisto i confini di una comunità unica, chiusa sia geograficamente (ci arriva una sola strada), che economicamente (per via della ricchezza delle vongole, arrivata negli anni ‘80). Poco dopo abbiamo scoperto il record di dispersione scolastica del paese. Avanzando su queste domande abbiamo incontrato il corso avviato da Giovanni Lolli, e la classe Pesca dell’Istituto professionale. Alessandro, Gioele, Matteo e Samuel sono diventati subito i protagonisti del film, al primo incontro. Abbiamo iniziato le riprese con il solo desiderio di ascoltarli. Non ci interessava analizzare i ragazzi, studiarli. È piuttosto nell’adesione alla voce dei protagonisti, al loro punto di vista, che abbiamo voluto dare forma al film. Il Delta che abbiamo visto insieme a loro non è paesaggio: è abitudine, muro o gioco. Per questo non abbiamo cercato di estetizzare il contesto naturale. O la scuola, che è complessa, anti-retorica, non ha posizioni facili. Abbiamo lavorato così, costruendo spazi di fiducia, confrontandoci continuamente con l’esperienza, senza precostruzioni. Nel riflettere sulla rappresentazione, durante le riprese e il montaggio, ci sono stati però elementi che non abbiamo mai messo in discussione. Fra questi il dialetto: la possibilità di usare la lingua madre, il Goranto, è stata fin da subito centrale nel nostro rapporto.»
Un mondo chiuso, circondato dall’acqua, dove tutti gli abitanti lavorano nella raccolta delle vongole. È Goro, in fondo al Delta del Po. Qui vivono i protagonisti di “Fortuna granda”, quattro ragazzi di sedici anni iscritti a un istituto professionale aperto per combattere la dispersione scolastica e che si preparano a fare il mestiere dei loro genitori. I ragazzi si muovono cercando il proprio spazio dentro un destino che sembra già determinato. È con i loro occhi che il film guarda alla comunità degli adulti, ai padri che li aspettano in laguna, alla scuola che prova a trattenerli, a un futuro che pare lì da sempre.
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