La giovane e indipendente Casa Editrice Edizioni della Sera, di Stefano Giovinazzo, nel 2015 crea “Roma per sempre“, marchio editoriale che racconta la Capitale tramite opere a carattere fortemente identitario. In questo contesto nascono piccole grandi monografie che descrivono, attraverso i racconti di autori residenti, storie di quartiere, e riguardano una buona parte delle principali città italiane.
Uno dei libri appena nati è appunto A Roma Portuense, Magliana, Marconi – storie quotidiane dei quartieri capitolini, a cura di Maria Francesca Cupane, con la prefazione di Giovanni Paris e la postfazione del gionalista Stefano Liburdi.
Roma ha la caratteristica di essere divisa in quartieri che ne rappresentano lo spirito con una personaltà spiccata, tanto da far nascere luoghi comuni, snobismi e pregiudizi tra zone apparentemente limitrofe, ma nelle quali la storia – e quella della Capitale si perde in infiniti orizzonti temporali – ha definito caratteri specifici.
Dicono che per conoscere una città non basti servirsi di guide specializzate, perchè se si vuole davvero cogliere lo spirito di un luogo, ci si deve immergere nelle sue strade, attraversarne le piazze, parlare e trascorrere del tempo con le persone che lo abitano, ascoltandone le storie. Il libro A Roma Portuense, Magliana, Marconi – storie quotidiane dei quartieri capitolini fa proprio questo: permette a chi non è romano di venire a conoscenza di quei racconti e a chi lo è, di rivivere il passato, ricordare (o scoprire) scorci e antichi negozi dimenticati, vestigia classiche dissepolte nella realtà o con la fantasia e perfino di immaginare quel che deve ancora venire.
Infatti il libro procede in ordine cronologico, dal passato fino ad arrivare al futuro, partendo dalla narrazione ambientata in epoca più remota. E chi è più antico del Demonio stesso? Nel primo racconto il demone Abalam abita alla Magliana e ne svela i segreti.
Nei 17 racconti non mancano neppure i fantasmi, che aspettano pazientemente che qualcuno porti loro un mazzo di fiori o pronunci qualche parola di conforto, presso il Cimitero Monumentale della Parrochietta, luogo di storica bellezza e fascino nascosto tra l’asfalto di vie ad alta percorrenza e privo di accesso pedonale. Sotto i nostri piedi si aprono laghi sotterranei di cui non conoscevamo l’esistenza, ma che hanno per noi un richiamo fatale, e dal suolo di Marconi, negli anni 50, dove ora ci sono dei giardinetti, è stato prelevato un dado di tufo contenente raffinati ritratti e scene di vita comune, conservato ora alle Terme di Diocleziano.
E poi ci sono gli amori, quelli piccoli, che non resistono al profumo di un piatto di pollo coi peperoni ben cucinato e quelli grandi, che sfidano i secoli. Tra le strade di Marconi, Portuense e Magliana si consumano anche delitti – non ad opera di bande criminali – ma che nascono da gelosia e follia. I bambini che siamo stati attraversano le strade, ancora non lastricate di automobili, alla ricerca di avventure e scorribande, mangiando un pezzo di pizza bianca e leggendo Il Corriere dei Piccoli o Topolino.
Il Papa entra nelle case, dopo essere stato a Messa a San Gregorio Magno, in quel mondo tipicamente romano nel quale cinismo, soprannaturale (con tutta quella storia, quei corpi, quelle case, stratificata sotto ai piedi!) e ingenua fede si fondono e coesistono. Talvolta gli autori ci conducono in un viaggio a ritroso nel tempo, tra mamme affacciate alla finestra, mercati rionali ai loro albori, luogo di aggregazione e socialità, nel quale il cibo non si sprecava, ci si aiutava reciprocamente e nessuno era mai davvero solo, come invece accade sempre più spesso oggi.
Questo nucleo urbano ha visto fiorire e smarrirsi amicizie, che forse però non erano solo amicizie, ma ce ne siamo accorti troppo tardi, e non ci resta nel cuore che qualche cartolina e un ricordo struggente.
La verità di un quartiere autentico, senza finzioni e retorica, balza fuori con prepotenza da queste pagine piene di desiderio di vivere e di raccontarsi, i cui fantasmi, le cui ombre, passate e presenti, non vogliono essere dimenticate.
Storie delicatissime ci fanno penetrare la vita e le case degli iscritti a un’associazione per disabili, ritrovandoci con naturale dolcezza sul divano a vedere un film insieme a loro, mangiando pop corn. Ed eccoci, rabbiosi, ad inseguire un uomo in bicicletta che ama truccarsi e usare abiti femminili, solo perchè diverso, ma che della vita conosce tutto, o ad entrare, letteralmente, nei pensieri di una ragazzina al commissariato di Polizia, rea di aver pestato di botte una coetanea.
Nebbie magiche riportano alla luce anatemi di antiche divinità, i ragazzi fanno conoscenza lo stesso nonostante mascherine e distanziamenti, fino a giungere ai bombardamenti atomici di un futuro non troppo lontano: tutti racconti coinvolgenti, piacevoli, interessanti, alcuni di grande bellezza, che hanno come unico denominatore un quartiere di Roma e ne rappresentano il carattere.
Come ha osservato la curatrice e scrittrice Maria Francesca Cupane, durante la prima presentazione pubblica del libro, che si è svolta in un giorno di pioggia battente presso il Mercato della Magliana, in mezzo a signori che si fermavano col carrello della spesa per sfogliare il libro, quello che accomuna tutti i racconti è la “grazia”. Ed è probabilmente questo impalpabile sentimento, distillato alchemicamente da ogni storia, lo spirito della gente del quartiere, che trascende l’eccesso abitativo e la brutalità di un agglomerato indisciplinato, e che pervade il lettore fino alla fine del libro: la grazia, una soave misericordia che si alza al di sopra di tutto e che tutto può guardare dall’alto.
In quale altro luogo del mondo possono coesistere incuria urbanistica, asfalto spalmato dissennatamente a coprire reperti classici, bellezze architettoniche nascoste, leggende remote, laghi e bunker sotterranei, bonari spettri che ricordano Fantasmi a Roma di Pietrangeli, bambini che giocano senza mai fine, amori che senza fine si inseguono?
Il libro è acquistabile anche on line presso la pagina della casa editrice:
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