Il ministro
Regia: Giorgio Amato; commedia nera, Italia 2015
Interpreti: Gianmarco Tognazzi, Alessia Barela, Fortunato Cerlino, Edoardo Pesce, Jun Ichikawa.
Lunedì 9 gennaio, ore 21.15, Rai 5, canale 23; durata: 90′
Franco Lucci è un imprenditore sull’orlo della bancarotta. La salvezza della sua società è appesa a un grosso appalto pubblico che potrebbe ottenere grazie all’intervento di un Ministro del quale è diventato amico e che ha invitato a cena. Insieme a Michele, suo socio e cognato, Franco ha organizzato la serata perfetta: oltre a pagargli una cospicua tangente, i due gli fanno trovare una ragazza disposta ad andare a letto con lui in cambio di una raccomandazione. Il tutto sotto gli occhi di Rita, la moglie di Franco, che cerca di assecondare il marito in questo ultimo disperato tentativo di ottenere l’appalto milionario. Ma per colpa della ragazza la serata prende una piega inaspettata.
“Sotto la berlina di Amato finiscono non solo il berlusconismo e il bunga-bunga, ma tutto il sistema socio-politico dalla Seconda Repubblica in poi, fatto di tangenti e degenerazione morale – ministro e imprenditore sono corrotti, frequentatori di escort e consumatori di cocaina. Amato ricrea con una certa efficacia l’atmosfera della commedia all’italiana classica, quella che riusciva a ritrarre le magagne della società attraverso spietati ritratti in agrodolce – e nessun genere riesce a raffigurare un’epoca come la commedia, sosteneva il maestro Fernando Di Leo. La metaforica inquadratura iniziale sullo sterco del cane, la vestizione della splendida escort a seno nudo (Giulia Di Quilio) e la ragazza abbandonata moribonda sulla strada – impossibile non pensare all’episodio con Alberto Sordi de I nuovi mostri – fanno ben sperare per il proseguo del film, che infatti non delude. Quasi tutta la storia si svolge all’interno della casa, dunque è giocata sulla bravura degli attori e sui caustici dialoghi riguardanti politica, vita privata, filosofia e religione, con impagabili battute al vetriolo. Il figlio di Ugo Tognazzi fa a gara di viscidume con il co-protagonista Cerlino (don Pietro Savastano nella serie Gomorra), incarnazione del politico nella sua accezione più becera, affamato di donne e potere («Il potere eccita» è la sua massima). (…)
La famiglia vive in un clima da “parenti serpenti” monicelliani, con il nevrotico Tognazzi, la moglie insoddisfatta sessualmente (Alessia Barela), l’imbranato fratello di lei (Edoardo Pesce) e la domestica di colore (Ira Fronten). Detonatore del disastro è l’incontro fra il ministro e la ballerina cinese (Jun Ichikawa, in realtà giapponese e che ricordiamo fra le streghe della Terza Madre argentiana). Abbastanza osé (per quanto possibile in un film destinato alle sale) la svolta erotica che Il ministro prende nell’ultima parte, la più raffinata esteticamente con un uso creativo di fotografia e musica. Fra la Barela e la Ichikawa nasce un’attrazione che sfocia in un focoso bacio lesbo durante lo spettacolo di burlesque, poi reiterato sul pianerottolo e nel notevole rapporto sessuale a quattro, con le tre donne che finiscono tutte insieme a letto col ministro in un’orgia interraziale di sesso e droga” (Davide Comotti per Nocturno)
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