Disponibile sul portale Rai Spara forte, più forte… non capisco!, un film del 1966 diretto da Eduardo De Filippo, tratto dalla commedia Le voci di dentro, scritta dallo stesso Eduardo. Con la sceneggiatura di Eduardo De Filippo e Suso Cecchi D’Amico, la fotografia di Aiace Parolin e Danilo Desideri, il montaggio di Ruggero Mastroianni, le scenografie di Gianni Polidori, gli effetti speciali di Antonio Margheriti, i costumi di Enrico Job e le musiche di Nino Rota, Spara forte, più forte… non capisco! è interpretato da Marcello Mastroianni (Alberto Saporito), Raquel Welch (Tania Mottini), Guido Alberti (Pasquale Cimmaruta), Leopoldo Trieste (Carlo Saporito), Rosalba Grottesi (Elvira Cimmaruta), Franco Parenti (commissario di polizia), Regina Bianchi (Rosa Amitrano), Tecla Scarano (zia Rosa Cimmaruta), Silvano Tranquilli (tenente Bertolucci), Eduardo De Filippo (zio Nicola).
Trama
Alberto, che vive con il vecchio zi’ Nicola – uno strano artificiere che da 50 anni, per protesta contro la sorda umanità, si esprime unicamente attraverso botti – in seguito ad un sogno, accusa i Cimmaruta dell’uccisione del camorrista Amitrano. Quando, resosi conto del suo errore, vuole ritirare la denuncia, non viene creduto da nessuno e neppure dagli imputati che si sospettano a vicenda. Ma Alberto, avendo rinchiuso in cantina l’Amitrano catturato occasionalmente, intende chiarire a se stesso e a tutti l’origine onirica delle sue accuse. Ma non ci riuscirà, perché zi’ Nicola giunto al colmo dell’esasperazione, incendia i suoi fuochi d’artificio, provocando un rogo nel quale insieme alla casa scompare lui stesso, con il prigioniero. Ad Alberto non rimane che allontanarsi da Napoli in compagnia di Tania, una ragazza incontrata in casa Cimmaruta e come lui nauseata dalla situazione.
“Uno dei film più singolari e dimenticati di Marcello Mastroianni. Subito dopo i successi internazionali dei film di De Sica-Ponti insieme alla Loren, l’attore torna su sfondi napoletani, stavolta con a fianco una star internazionale come Raquel Welch. Alla regia c’è il simbolo stesso di Napoli, Eduardo De Filippo, ma commercialmente l’operazione (debutto ‘in proprio’ del leggendario direttore di produzione Pietro Notarianni) sarà un disastro. Eduardo, sempre attento agli adattamenti delle proprie opere, stavolta si prende ogni libertà con la propria commedia Le voci di dentro: vuole che il cinema vinca, e il cinema che sceglie è quello dalla debordante dimensione visiva e musicale, quella linea pop italiana degli anni Sessanta che va da Fellini a Mario Bava, da Vittorio Caprioli a certo Alberto Lattuada a La decima vittima di Elio Petri. Qui c’è un improbabile Marcello Mastroianni, che oltretutto fa proprio uno scultore e pittore vagamente pop. Il film può essere goduto per la sua bizzarria, con Raquel Welch doppiata in piemontese, la colonna sonora di Rota che mescola citazioni di Funiculì Funiculà e La dolce vita, le scenografie e i costumi di Enrico Job e Gianni Polidori”.
(Emiliano Morreale)
“Il film nel suo complesso, per merito e a causa del suo regista, vede gli elementi teatrali del testo originale Le voci di dentro imporsi sulla pellicola cinematografica, troppo veloce e frammentata per renderne ugualmente il senso. Questo confonde non poco lo spettatore in una visione che diventa pesantemente onirica nella parte centrale, e che invece nelle prime sequenze si era presentata come una commedia all’italiana in piena regola. Ciò non nega comunque al film dei punti di forza, a partire dalle musiche di Nino Rota che accompagnano alla perfezione e aiutano la comprensione delle atmosfere nei punti più critici. Mastroianni, chiamato ad un’interpretazione molto diversa da quelle in cui siamo abituati a vederlo, non è l’ardente capo-rivoluzionario de I compagni né il famoso regista di 8 1/2, ma riesce comunque a esprimere la sua prodigiosa qualità di interpretare e rendere perfettamente credibili personaggi propri di personalità opposte: codardo ma coraggioso nella pellicola di Monicelli, patetico ma carismatico con Fellini, confuso e debole quanto orgoglioso e giusto con De Filippo. Raquel Welch, nonostante venga introdotta come l’avvenente femme fatale in grado solamente di usare la sua bellezza per procurarsi un uomo “che ha i soldi”, si rivelerà invece più volte influente nella vicenda come personaggio attivo, e dotata di un orgoglio che non ha paura a difendere letteralmente a graffi e morsi. Eduardo De Filippo, infine, al di là del difficile adattamento cinematografico di un suo stesso testo teatrale, riesce comunque a mostrarci la sua stoffa di grande regista in entrambi i campi. Infatti, la scena del sogno da cui tutta la vicenda ha origine sfrutta alla perfezione tutti gli elementi magici del cinema: dalle scenografie al montaggio, dalle musiche ai dialoghi, il personaggio che vive come brutalmente veri avvenimenti palesemente irreali sfociano in una sublime “battaglia dei ventagli”, che ci fa assaporare uno di quei sogni che tutti abbiamo fatto almeno una volta e che, spesso con rammarico, difficilmente ci ricordiamo al risveglio. Eduardo De Filippo ci ricorda che in situazioni di incertezza e difficoltà è sempre bene non lasciarsi trascinare, ma fermarsi e fare un esame di coscienza col quale identificare il vero nemico, così da combatterlo con decisione forza ed unità. Come ogni maestro che si rispetti però, quella di De Filippo è solo un’indicazione e non una verità assoluta: è lui stesso, infatti, nei panni di Zio Nicola, che ad un passo dal lieto fine ce lo nega facendo esplodere tutto mentre inneggia alla pace”.
(Roberto Giani, Cinefilia ritrovata, 29 Giugno 2018)
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