Regia: Chiara Bellosi; drammatico, Italia/Svizzera 2020
Interpreti: Daphne Scoccia, Bianca Leonardi, Nicola Rignanese, Sarah Short, Giovanni Anzaldo, Andrea Lattanzi
Una giornata in un tribunale italiano. È in corso un’udienza: sul banco degli imputati un giovane rapinatore e il benzinaio che, appena derubato, ha reagito per legittima difesa sparando e uccidendo il giovanissimo complice. Rituali e linguaggio della giustizia, toghe, carte, interrogatori, prove e testimoni. Ma noi vediamo anche e soprattutto quello che c’è intorno: i corridoi, gli uffici, gli impiegati, il via vai, i rumori… e le famiglie degli imputati e delle vittime, fuori, in trepidante attesa.
Debutto di Chiara Bellosi, che ha firmato anche la sceneggiatura, coprodotto da Tempesta, Rai Cinema, Cinédokké, RSI Radiotelevisione Svizzera, Palazzo di giustizia è un’efficace variazione delle storie giudiziarie, che nel cinema italiano hanno sempre attecchito poco, diversamente da Hollywood dove tribunali e processi hanno dato vita a un fiorente genere cinematografico.
Il film fornisce una chiave di lettura originale dell’ambiente giudiziale, mettendo a confronto l’interno austero dell’aula con tutto ciò che accade all’esterno, tra gente comune. “In principio volevo realizzare un documentario all’interno del Tribunale di Milano”, ha spiegato in un’intervista la Bellosi. “Desideravo riprendere quello che avviene nelle varie sezioni come quella della famiglia, del lavoro, della casa, l’area penale. In quel luogo vengono concentrati i conflitti e le problematiche che viviamo nella nostra quotidianità. Volevo quindi raccontare storie rispetto ai vari temi trattati. Poi mi è stato proposto di pensare al film come a una storia unica e perciò ho osservato, per diversi mesi, quel che succedeva all’interno del Tribunale. Non potevo riprendere né audio né video, prendendo solo appunti. Ho anche cercato di mapparlo e quindi stavo nei corridoi, dove aspettano i famigliari, ma anche nei vari tribunali, nei bar, nei cortili, ecc. Il tutto cercando uno spunto iniziale che ho trovato osservando una bambina, che aspettava con sua madre, fuori dalla Corte di Assise, la fine di un processo. Lo sguardo che aveva corrispondeva al mio ed era perciò assolutamente ignorante su tutto ciò che le accadeva intorno” (www.cinemany.ch).
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