Disponibile su RaiPlay Storia di un fantasma (A Ghost Story), un film del 2017 scritto, diretto e montato da David Lowery, con protagonisti Casey Affleck e Rooney Mara. Il film è stato presentato al Sundance Film Festival 2017 il 22 gennaio ed è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a partire dal 7 Luglio dello stesso anno. Il film è stato incluso nella classifica dei 25 migliori film dell’anno dalla rivista Sight & Sound, posizionandosi al decimo posto. Con Rooney Mara, Casey Affleck, Will Oldham, Sonia Acevedo, Rob Zabrecky, Liz Frank.
Trama
Dopo essere rimasto vittima di un incidente automobilistico, un uomo torna come fantasma nella casa in cui ha abitato, provando a trovare una nuova connessione con la sua amata compagna. Uno sguardo originale sull’elaborazione del lutto, l’universo dei fantasmi e la ciclicità dell’esistenza.
Stranamente mai distribuito nelle sale del nostro paese, Storia di un fantasma (A ghost story) del giovane regista statunitense David Lowery, interpretato da Casey Affleck e Rooney Mara, è un film che pone all’attenzione una serie di importanti questioni, le quali si connettono in maniera significativa con la natura specifica del cinema, laddove viene articolata una consistente dialettica tra il concetto di apparizione (manifestazione), nella fattispecie di un fantasma che ritorna, e il tempo. L’elemento terzo che, come sempre, consente ai due termini di relazionarsi è, stavolta, l’Evento amoroso che lega i due protagonisti.
Un uomo e una donna si amano; lui muore a causa di un incidente stradale, ma l’eccedenza del sentimento provato lo riporta in vita. Si rialza da una barella di un obitorio e, senza togliersi di dosso il lenzuolo che lo ricopre, si dirige quasi ipnoticamente verso la casa in cui viveva con la sua compagna. Senza approfondire l’iconografia letteraria e cinematografica degli spettri, che, evidentemente, ha avuto un’origine e diversi mutamenti, ciò che è interessante notare è il collegamento tra apparizione spettrale e topologia dell’Evento. Il fantasma non si sposta dal luogo in cui i due si amarono: esso non può parlare, manifestare la propria presenza alla donna, la quale, dopo un doloroso periodo di elaborazione del lutto, lascia l’abitazione per andare incontro al futuro, nel tentativo di mettersi alle spalle il tragico passato. Ma il fantasma non la segue, piuttosto ne aspetta caparbiamente il ritorno. Sebbene la possibilità che ciò si verifichi è minima, se non nulla, egli si abbarbica a quelle mura, come se il suo desiderio più intenso fosse eternizzare l’amore cui è rimasto ostinatamente fedele, installandosi nello spazio-tempo di un’infinita attesa.
Il formato full frame (1.33:1), in netto contrasto con l’attuale tendenza all’uso dei formati digitali super panoramici, rivela la volontà di praticare una resistenza analogica attraverso cui rivendicare un cinema che si sottragga alla logica imperante della proliferazione delle immagini, poiché in Storia di un fantasma ad essere messi l’uno di fronte all’altro sono il visibile e l’invisibile: il corpo del fantasma sfugge alla vista dei personaggi che si alternano sullo schermo, a vantaggio dello sguardo dello spettatore che, per tal motivo, deve articolare nella propria coscienza una giustapposizione di ciò che si manifesta e ciò che si occulta.
David Lowery, che ha anche scritto il film, dà corpo a una messa in scena carica di suggestioni e ciò grazie a una regia che, evitando i ritmi concitati che imperversano nel cinema contemporaneo, sa dilatare il tempo con maestria, senza mai annoiare lo spettatore, al contrario facendolo sprofondare in un’atmosfera surreale eppure assai poetica, anzi, a rigore, commovente. Il fantasma torna nel passato, quasi volesse scoprire le origini di un popolo (quello statunitense), per capire fino in fondo il senso di una comunità attraversata senza sosta dal tocco gelido della morte degli individui che la compongono e che, comunque, non di meno, prosegue nella sua interezza un cammino cui non può sottrarsi. Ecco, lo spettro di quell’amore, si potrebbe dire, non riesce a farsi una ragione di una finitezza che è sempre sorpassata dall’immortalità biologica della specie, in cui l’intersoggettività trionfa. Ma, come potrebbe di primo acchito sembrare, la presa di coscienza di questo dato non costituisce una disfatta, bensì la gioiosa affermazione di una vita collettiva che trascende la morte. Tutto muore, ma tutto, altresì, continua: questa invincibile frizione genera una sensazione di sgomento, in riferimento alla pochezza dell’importanza rivestita dal singolo e, contemporaneamente, di gioia, laddove l’essere umano ha ogni volta di fronte un orizzonte in vista di cui dirigere il suo cammino.
Storia di un fantasma è un’opera atipica, dal respiro autoriale, che si pone in maniera diretta con lo spettatore, il quale, al netto delle pur tante questioni evocate, rimane avvinto dallo sviluppo di una narrazione che lo cattura fino all’epilogo. La durata contenuta, inoltre, impedisce al film di perdersi in tempi inutilmente vuoti e, infatti, il piacevole paradosso è proprio che a fronte di una chiara dilatazione temporale della narrazione non corrisponde un tedioso incremento del minutaggio. David Lowery rivela un talento non comune, che probabilmente non mancherà di dare corpo ad altre interessanti opere a venire.
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